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Scheggia e Pascelupo (Provincia di Perugia): Abbazia di S. Maria di Sitria


L'Abbazia di S. Maria di Sitria (Badia di Sitria nella carta IGM) è situata nella valle del Fosso Artino (affluente del T. Sentino, a sua volta tributario del F. Esino), nel Gruppo del M. Catria in vicinanza del nucleo abitato di Isola Fossara. Siamo in Comune di Scheggia e Pascelupo, Provincia di Perugia, Umbria.

(da MICHELINI TOCCI 1972) A fianco del torrente precipitoso e spumeggiante e presso un'abbondante polla di acqua sorgiva, S. Romualdo fondò un cenobio dedicato al nome della Madonna.
Le celle erano sparse nei dintorni e specialmente nel pendio sopra il cenobio. Nel secolo XVIII se ne vedevano ancora le tracce. S. Romualdo ebbe, come si è già detto, una speciale predilezione per questo eremo, il più nascosto e isolato e difficile a raggiungere di quanti ne aveva fondati. Forse proprio per questo prediligeva Sitria, perché la popolarità, che lo perseguitava dovunque e tanto più lo inquietava, qui era almeno in parte neutralizzata dalla lontananza.
Qui egli stette recluso per ben sette anni, in silenzio assoluto e in preghiera continua, vedendo dal finestrino della cella soltanto il volto di chi gli portava il cibo e un rettangolo di cielo con la nota linea di un crinale su in alto, con l'ombra della selva che mutava colore stagione dopo stagione. (....) Qui compì i prodigi che S. Pier Damiano racconta con levità di poeta: soavissimo il fioretto della pesca miracolosa, d'estate, nell'Artino quasi disseccato.
(....) A Sitria non è facile distinguere, nella costruzione che è giunta fino a noi, gli elementi originali da quelli aggiunti negli ampliamenti successivi, i quali a loro volta hanno subìto, a più riprese, radicali restauri.
Direi che la pianta della chiesa sia un ampliamento di quella del secolo XI con varie aggiunte. Anche qui un'attenta esplorazione a livello del pavimento dei sepolcreti potrebbe dare notevoli risultati. La cripta, con la volta che si appoggia al rocchio di colonna con capitello tardoantico al centro, potrebbe essere antica, come potrebbero essere antichi gli adiacenti locali, dei quali quello di sinistra conserva alcora il nome di "prigione di S. Romualdo".
La struttura della chiesa, se si tolgono le ali sporgenti del presbiterio che potrebbero essere state aggiunte, ricorda quella di S. Vincenzo al Furlo. La cortina esterna della facciata e dell'abside è stata quasi completamente rifatta, almeno nella parte superiore.
Il chiostro, del quale resta male in piedi soltanto un lato, quello che sopravanza di qualche metro la facciata della chiesa e che contiene a pianterreno una vasta sala con la volta a sesto acuto - probabilmente il Capitolo - (oggi ridotta a stalla), è un'evidente aggiunta del secolo XIII o XIV, fatta per ingrandire il cenobio, cui non bastava più il chiostro primitivo, certo più piccolo e proporzionato alla chiesa.
L'altare era del secolo XII ed è rimasto intatto fino a ieri con la sua grande mensa di pietra che posava sopra otto colonnine con capitelli a foglie stilizzate. Il primo beneficio della nuova strada è stato l'abbattimento dell'altare venerando e la sottrazione di cinque colonnine (1).
L'importanza di Sitria, il più celebre eremo del Catria negli anni di S. Romualdo, fu presto oscurata dal prorompente splendore di Fonte Avellana. Fu soltanto la fama acquistata in quegli anni, il ricordo della predilezione del santo per l'eremo e la venerazione che di conseguenza ebbero per esso S. Pier Damiano e la congregazione eremitica che da lui ebbe origine, a salvare l'eremo stesso dalla decadenza alla quale si avviarono rapidamente le altre fondazioni romualdine della montagna.
Sitria rimase legata a Fonte Avellana, partecipe in parte della sua vita fiorente. Il sentiero ancora esistente, che attraverso Nocria congiungeva i due eremi, fu uno dei più battuti dagli eremiti della montagna, anche perché Sitria era un passaggio obbligato per scendere nella valle del Sentino, dove c'era un altro eremo celebre, S. Emiliano in Congiuntoli.

(da BARBADORO F. e BARBADORO D. 1997) (....) A Sitria "fioriscono" molti uomini illustri per santità, tra i quali Leone, discepolo di S. Romualdo e S. Pier Damiani; Mainardo, fondatore dell'Abbazia di Sassovivo; il beato Tommaso da Costacciaro; Sigismondo, vescovo di Senigallia; gli abati Ermanno e Pandolfo degli Atti. Inoltre, per sottolineare la ricchezza e la potenza raggiunte, la tradizione cita numerose chiese e parrocchie dipendenti, i monasteri incorporati, i castelli dominati nonché le rendite ottenute. I monaci rimangono a Sitria fino al 1451 quando papa Nicolò V dà l'abbazia in commenda. Nel 1580 perde anche la cura delle anime, trasferita al pievano di Isola Fossara.
La crisi definitiva giunge con le soppressioni, napoleonica (1810) e del governo italiano (1861), per cui i beni e i diritti di Sitria sono definitivamente smembrati: parte passano a Fonte Avellana, parte a privati.

NOTE
(1) Attualmente (2013) l'altare risulta restaurato e le colonnine ricostruite: ne risultano 12 più una centrale.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 21.11.2012
    Ultima modifica: 07.07.2013

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