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Fano (Cuccurano): Chiesa del SS. Crocifisso

Fano (Rosciano): Chiesa di S. Maria

Fano (Brettino): Chiesa e Convento di Brettino


La località di Brettino è situata nella zona collinare a nord di Fenile.

La chiesa di Brettino, anticamente denominata San Biagio in Silvis, è legata insieme al convento che vi era adiacente, alla Congregazione degli eremiti brettinesi (agostiniani), che ebbe l'approvazione papale nel 1235.

E' possibile, ma non è provata, la presenza a Brettino di monaci o di eremiti in anni anteriori al secolo XII. Gli storici fanesi che parlano di un convento agostiniano a Brettino addirittura nel V secolo si appoggiano ad una lapide, ora dispersa, giudicata di improbabile autenticità già nel secolo scorso. Il convento, soppresso nel 1652 da Innocenzo X, fu in parte demolito qualche anno dopo. La chiesa fu affidata ad un vicario. Fu restaurata nel 1729 e nuovamente nel 1865 quando già era divenuta proprietà della famiglia Rinalducci. Fu officiata fino agli anni '30 del secolo scorso; ora è abbandonata. Il portale, in pietra d'Istria, in marmo rosa e arenaria, certamente è stato sottoposto a restauri non scientifici. Del convento, manomesso via via nei secoli, è scomparsa ogni traccia. Il fabbricato, solo in parte giunto fino ai nostri giorni (era chiamato "oratorio"), fu demolito nel 1960 circa.

Nello stesso periodo la chiesa fu spogliata di tutto e furono profanate le sepolture. Il luogo e la chiesa meriterebbero una qualche cura essendo legati ad una vicenda storico - religiosa di notevole importanza per Fano. Non è da escludere che sul posto possano essere reperte testimonianze archeologiche medievali.

La strada che dal Fenile sale a Brettino era un tempo quella stessa che portava a Roncosambaccio. Nel 2006 vi è stato posto un cippo con una lapide che ricorda il 750° anniversario della nascita dell'Ordine degli Agostiniani.

Sepolcri scoperchiati nella chiesa di Brettino

Qui sorgeva un antichissimo convento distrutto (perché?) da una ruspa, tre anni fa – Resta solo il tempio ridotto in uno stato pietoso

Le colline che circondano la città di Fano e le conferiscono una inconfondibile caratteristica meritano di essere meglio conosciute ed apprezzate anche dagli stessi fanesi: S. Biagio, Villa Apolloni, Villa Castracane, Brettino, Prelato, Montegiove, Caminate.
Oggi siamo ritornati dopo diversi anni a Brettino, località poco conosciuta a circa un chilometro dalla frazione di Fenile, un’altura dalla quale si cedono la città e il mare, in mezzo ad una fertile campagna popolate di case ed uliveti.
Sorgeva sul luogo un famoso antichissimo convento agostiniano (il quale ha una storia che merita, in altra circostanza, di essere presentata ai lettori), distrutto improvvisamente da una ruspa inesorabile circa tre anni fa. Perché avvenne questo? La proprietà – così ha confermato la Cancelleria Vescovile – è del Fondo Culto, del Demanio, vale a dire dello Stato.
Oggi resta solo la chiesa ridotta in uno stato pietoso per diverse ragioni: la più grave, lo scempio che è stato compiuto all’interno: sono state aperte nel pavimento le tombe (proprie a tutte le antiche chiese) e le ossa sono visibili nei sepolcri scoperchiati.
Su di una tavola, che apparteneva ad una tomba si legge: Maggioli Brettini us II 1773 r TII 1885 iectutis immacuta sap-ca 4. Non è nostro compito studiarne la spiegazione.
Appoggiata ad una parete è una lapide che dice: “A maggior gloria di Dio ad onore della B. vergine il Vic. D. Antonio Simoni nell’anno 1881 eresse di nuovo per la sua devozione l’altare della B.V. del Consiglio e nel 1899 costruì ed ornò l’orchestra della Chiesa ricorrendo l’anno santo del 1900 in memoria del Giubileo e a omaggio a Cristo Redentore fece decorare il presbiterio”.
La chiesa era ricca di altre lapidi che ricordavano le fasi storiche del famoso convento nel quale vissero o sostarono illustri personaggi. Non sappiamo se l’abbattimento del convento venne o meno autorizzato dalla Sovrintendenza ai monumenti, ma non dispiacerebbe… saperlo.
Non vogliamo dilungarci nella descrizione della chiesa, unico elemento superstite dell’ampio edificio, ma vorremo portare all’attenzione delle autorità preposte lo stato desolante in cui versano le ultime vestigia di un centro non solo famoso nel senso religioso ma storico e culturale.
Salvando il salvabile (ed anche con spese relativamente modeste) si potrebbe valorizzare una località caratteristica della nostra provincia. Non sappiamo quale sia l’ampiezza della proprietà demaniale, né quindi è possibile avanzare concrete proposte, però ci sembra opportuno rilevare che il luogo sarebbe ancor più bello ed attraente se il pianoro sul quale ancora sorge la chiesetta fosse arricchito da nuove piante: sarebbero un piccolo polmone per la terra assetata di verde e un “punto” di riposo per coloro che amano la tranquillità della campagna.
Maria Pia Amaduzzi

Da: “Il Resto del Carlino” - lunedì 6 dicembre 1971

Perché distruggere quel che resta dell’antico monastero di Brettino?
La chiesetta (unico elemento esistente del fabbricato originale) è usata come pollaio e deposito di attrezzi – Due anni fa furono trovate e scoperchiate numerose tombe – Alberi abbattuti

Fano, 10 maggio. Circa due anni fa denunciammo su queste colonne la distruzione (a mezzo ruspa) degli ultimi resti dell’antico monumento di Brettino, alle porte di Fano, su un colle suggestivo. Ci rivolgemmo anche alla Sovrintendenza ai Monumenti di Ancona ma non si seppe di alcun interessamento verso la storica costruzione che soltanto a prima vista può sembrare di poco conto.
Quella di Brettino è una delle località più belle e panoramiche dell’entroterra fanese, sulle colline che circondano la città, sulla sinistra andando verso Roncosambaccio, dove sorse verso il IV secolo e di cui si hanno notizie sicure dal 1200, un eremo di religiosi osservanti le regole di Sant’Agostino.
I “Brettinesi” aprirono altri eremi a Rimini e a Faenza e sembra anche in Francia e in Inghilterra. La storia del convento è legata naturalmente a quella civile e religiosa del nostro paese ma per ricostruirla non abbiamo ora documenti sufficienti né è questo il fine che oggi ci proponiamo con questo pezzo.
Ricordando lo spettacolo che ci offrì la chiesetta – unico elemento esistente dell’antico fabbricato ben più vasto – due anni fa, dobbiamo purtroppo constatare che nulla si è fatto per salvare il salvabile. Allora trovammo numerose tombe scoperchiate e, sparse sul pavimento della chiesetta e un po’ ovunque ossa e resti estratti dagli antichi sepolcri devastati. Giorni fa siamo ritornati e lo spettacolo è ancora più triste perché, ricoperte le tombe alla meno peggio con alcune tavole, la chiesetta è trasformata in un deposito di attrezzi agricoli e in un rifugio per polli. Non ci sono più gli antichi cipressi ma soltanto i resti di alcuni tronchi stesi a terra. Un senso di devastazione, di inciviltà, di abbandono grava su questo posto bello quanto suggestivo. Sul piazzale davanti alla chiesetta, dove sorgeva il convento, una serie di tavoli e panchine in cemento. Dentro la chiesetta, sul cui altare maggiore una volta c’era un dipinto di Simone Contarini, tracce di quella che probabilmente è stata una festa de “l’Unità”.
Sembra che la proprietà del luogo, dopo l’incameramento dei beni della chiesa da parte dello Stato, sia passata al demanio. Ma ora a chi è affidata? Saremmo curiosi, e con noi tanti fanesi, di sapere notizie precise in merito dalle “competenti” autorità. Inoltre esprimiamo l’auspicio che l’antica chiesetta, ultimo avanzo di una costruzione famosa nei secoli passati, non vada del tutto distrutta, né sia adibita ad altro uso che non sia quello che le è proprio e cioè di testimonianza, ancora per l’avvenire, della storia di Brettino strettamente legata a quella della nostra Fano. Anche Italia Nostra dovrebbe interessarsene.
Le autorità preposte al Demanio dovrebbero (perché possono farlo) salvare la chiesetta da una certa, prossima, definitiva rovina. Sarebbe opportuno provvedere per la messa a dimora di piante nel vasto pianoro ove sorgevano pini e ulivi secolari. Brettino potrebbe così rimanere presente nella memoria dei fanesi ed essere per loro meta gradita di una “nuova” sana e bella passeggiata.
i.a.

Da: “Il resto del Carlino” – sabato 11 maggio 1974


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1993
    Ultima modifica: 08.10.2009

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