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Fano: Canale Breccioli-Rainaldi (mappa Manfredi, 1718)

Fermignano: Mulino di Fermignano

Fermignano: Cartiera


La Cartiera di Fermignano si serviva dell'energia idrica del Metauro; in seguito venne trasformata in lanificio che disponeva di un impianto idroelettrico.
E' stata la più importante industria di Fermignano. Di questa attività, vitale per la piccola cittadina, si ha notizia fin dal 1411, quando i Montefeltro danno in gestione l'opificio a tre cartari di Fabriano, città dove la fabbricazione della carta era già in pieno sviluppo.
Nel 1507 il duca Guidobaldo, figlio di Federico, dona la cartiera alla Cappella Musicale del SS. Sacramento di Urbino; la donazione servirà a garantire un sicuro e cospicuo introito per il sostentamento di questa istituzione che aveva come fine lo studio e lo sviluppo della musica sacra.
Alla cartiera viene concessa la "cenceria" (cioè l'appalto della raccolta degli stracci, materia prima per la fabbricazione della carta) in tutto il ducato, e l'esclusiva della vendita del prodotto finito negli stessi confini. Questi privilegi saranno conservati anche dopo il 1632, quando il ducato di Urbino entrerà a far parte dello Stato Pontificio.
Di proprietà dei Duchi prima, della Cappella poi, la cartiera non venne mai gestita direttamente, ma sempre data in affitto. Se in un primo tempo i "mastri cartai" non erano locali, successivamente la tradizione cartaria si consolidò con mastri e maestranze quasi tutte fermignanesi.
Il conduttore della cartiera aveva l'obbligo di corrispondere un canone annuo e doveva garantire una produzione di carta continua e costante per qualità e quantità, facendo salvi periodi di guerra o di povertà d'acqua.
Dotata delle normali macchine con "pile" e "magli", vedrà l'installazione della sua prima macchina "olandese" (unica vera novita' nella tecnologia cartaria dopo il XIV secolo) nel 1791, tra le prime dello Stato Pontificio.
In seguito, la scarsa manutenzione dovuta alla conduzione indiretta e il mancato rinnovo delle macchine, portarono la cartiera verso un'inesorabile crisi che divenne defiitiva nel 1870, quando l'opificio fu venduto.

Nel 1915 la fabbrica passò nelle mani della famiglia Carotti che la trasformò in filanda da seta e lanificio. Nel secondo dopoguerra fu completamente ammodernata ed ampliata, nella forma che ancor oggi è dato di vedere.

BIBLIOGRAFIA
LOCCHI 1934, p. 618
MARIANI 1994, pp. 213 - 230
VOLPE 1994, pp. 167 - 168
SGUANCI 1993, pp. 41-45.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 09.03.2001
    Ultima modifica: 01.02.2008

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