Beni storici e artistici
Urbania: Museo Diocesano
Il Museo Diocesano, che con la Biblioteca antica e l'Archivio fa parte dell'Istituto Culturale e Sociale Arcidiocesano, ha sede nell'ex palazzo vescovile, in Via Urbano VIII n. 7.
L'edificio, già appartenente all'Abbazia benedettina di S. Cristoforo del Ponte, fu rimaneggiato nel corso dei secoli e trasformato in forme architettoniche rinascimentale per volere del commendatario pontificio cardinale Ludovico Canossa (1513), (amico del Castiglione e di Raffaello Sanzio, cui aprì le porte di Roma), e nel 1534 dal cardinale Alessandro Farnese. Vi operarono gli architetti ducali Francesco di Giorgio Martini, Girolamo Genga e gli scalpellini di S. Ippolito.
Il museo è articolato in varie sezioni; raccoglie reperti archeologici ed epigrafi di epoca romana, reperti romanici della primitiva Cattedrale, due capitelli gotici provenienti dalla chiesa di S. Francesco, frammenti di affresco provenienti dalla chiesa di S. Chiara raffiguranti la Adorazione dei Magi e S. Antonio abate, la Ascensione di Giustino Episcopi, dipinti della scuola di Federico Zuccari, del pesarese Gian Giacomo Pandolfi, di Claudio Ridolfi, dei durantini Domenico Peruzzini e Giorgio Picchi. Interessante è la sala delle Madonne, dove sono conservate opere dal XV al XVIII secolo; da ricordare è la Madonna del Latte, tavola di Antonio Alberti da Ferrara dell'inizio del XV secolo.
Ciò che caratterizza il Museo Diocesano è la ricchissima collezione di ceramiche articolata in cinque sale. Nella prima sono raccolti i manufatti dal XIII al XVI secolo; oltre alla produzione primitiva di Castel delle Ripe, in manganese, ramina e blu; da segnalare sono una Madonna di Loreto della fine del XVI secolo, il piatto della bottega di Orazio Fontana che raffigura Mosè e Aronne al ritorno dall'Egitto, appartenente al servizio di Guidubaldo II e il piatto da pompa del 1570 eseguito per Giulio Feltrio Della Rovere.
Nella seconda sala sono raccolte ceramiche del XVI e XVII secolo; si possono ammirare boccali cinquecenteschi decorati con il gallo durantino e l'aquila feltresca, piatti a decoro geometrico in blu, in bianco su bianco e col trigramma HIS di San Bernardino.
Da ricordare è la Madonna della neve, targa in maiolica firmata e datata da Ippolito Rombaldoni del 1670 che riproduce l'omonima tela di Federico Barocci e la Madonna col Bambino, bassorilievo firmato da Tommaso Amantini.
Nella terza sala è conservata la ceramica del XVIII secolo, dove finissimi decori esaltano le forme molto complesse, quasi architettoniche, di anfore, bacili, vassoi e acquasantiere.
Da ricordare l'anfora decorata da Antonio Grue del 1702, le maioliche della fabbrica di Giuseppe Bartolucci e la Via Crucis di Ilario Luzi firmata e datata 1816.
La quarta sala conserva la ceramica del XIX secolo, in particolare i prodotti degli opifici ceramici sorti ad Urbania nel 1800; notevole la raccolta di colandine della Fabbrica Albani e le coppe traforate degli Azionisti Urbania.
Nella quinta sala vi sono esempi di ceramiche del XX secolo prodotti dalle fabbriche locali di Ubaldo Letizia, della S.D.C., nella quale lavorava Achille Wildi e della fabbrica Molaroni. Piacevole è il bustino in nterracotta patinata firmato dall'urbaniese Vincenzo Piccini (1849-1900).Vi sono inoltre opere di Federico e Isa Casano Melis, Augusto Ranocchi, Raimondo Rossi e opere delle botteghe Ceramica Metauro e del Centro Sociale Ceramica Piccolpasso.
Informazioni (aggiornam. al 17-7-2024): per visite tel. 0722-312020.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 22.04.2001
Ultima modifica: 17.07.2024
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