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Urbania: Mulino Negroni

Urbino: Mulino della Grotta

Urbino: Mulino del Piano


- Comune di Fermignano

- Fiume Metauro

- Ubicato in riva sinistra del fiume presso S. Marino di Urbino

- Edificio abitato, mulino completo in tutte le sue parti ma non funzionante. Nel passato anche ingualca. Canale di alimentazione presente, in parte a galleria; traversa restaurata nel 1997

- Ultimo sopralluogo: giugno 1996

- Riferim. carta: 1:25.000 IGM 109 III S.E.

- Toponimo e simbolo di mulino nella carta 1:25.000 IGM

- In elenco SINISTRARIO 1893 (come "Piano") e in elenco concessioni Genio Civile 1982 (PIERUCCI 1983)

- Documento del 1657 (S.A.S.U., A.N., rogato F.Angeloni, segnato 2239, 1657 gennaio- 1657 dicembre, cc. 25-27)
- Documento del 1680 (S.A.S.U., A.N., rogato F.Amadori, segnato 2631, 1680 luglio- 1680 dicembre, cc.50-53)

- Bibliografia: LUCERNA 2007, CECINI 1984, PETRELLI 1994, PIERUCCI 1983, SINISTRARIO 1893, VALLETTA 1994

Il Molino del Piano si trova in vicinanza di S. Marino di Urbino, sul fiume Metauro di cui utilizzava le acque per l'azionamento delle macine. Attualmente non è in grado di funzionare poiché nel 1991 una grande piena del Metauro danneggiò gravemente la "chiusa" e l'opera di restauro non è ancora ultimata. Fin da epoca medioevale è stato il principale molino del territorio di Urbino ed era rimasto uno degli ultimi in funzione.

Anticamente il Molino del Piano costituiva un bene del Monastero di S. Angelo in Gaifa; la prima notizia rintracciata, risalente al 24 maggio 1423, ci riporta che Don Bartolomeo dei Catoni, abate del Monastero di S. Angelo di Gaifa rinnova a Vico Laurenzi dalla Villa dell'Isola Vecchia l'enfiteusi sulla nona parte del molino e dell'ingualchiera del Molino del Piano. Altra registrazione di enfiteusi del Monastero di S. Angelo di Gaifa a nome di Ser Bartolus Tardutij, del 1426, è conservata presso l'Archivio di Stato di Gubbio, Fondo Corporazioni religiose soppresse.
Le proprietà del Molino del Piano, così come appare negli antichi documenti per altri mulini del territorio, risultano estremamente frazionate; Vico Laurenzi ha infatti un nono del molino, Ser Bartolij ha la terza parte, un certo Giovanni de Biage quattro diciannovesimi, Baldino de Fuschino un diciannovesimo. Per un certo tempo anche la Venerabile Fraternita di S. Maria della Misericordia di Urbino risultò proprietaria di parte del Molino del Piano. A distanza di tanto tempo, rintracciare tutti gli antichi proprietari e le relative quote risulta difficile.
Nel 1455 il Molino del Piano compare registrato nel primo Catasto del territorio di Urbino, al libro "E", depositato presso l'Archivio di Stato Sezione di Urbino.
Da un manoscritto dell'Archivio Capitolare di Urbino: "Commentaria quarundem terrarum, locorum et hominum Status Urbini, et caeterae Italiae" del 1502, esistente nella Biblioteca Vaticana, in Roma, si narra che dei soldati al seguito di Cesare Borgia, dopo aver razziato e ucciso nella zona di S. Eufemia si recarono al Molino del Piano e portarono via del bestiame.
Nei primi decenni del 1500 Stefano di Messer Battista Santucci acquistò diverse quote di proprietà del molino; sappiamo che nel 1525 Alessandro Cichi e Bernardino di Giovanni di S. Eufemia avevano già ceduto le loro quote per 150 fiorini d'oro. Nel 1553 è già l'unico proprietario ed affitta a Benedicto Pier Mattei Brancha de' Firmignano e Petro Joanny di Pietro de' Palino per tre anni… unum eius molendini a grano numencupati il Molino dal Piano, eius ingualcheria ad pannos… Stefano Santucci aveva anche acquisito parte del vicino Molino della Grotta, di cui era anche amministratore. In quegli anni nel ducato di Urbino vi era una grave crisi economica e le rendite dei due mulini diminuirono notevolmente, in modo particolare quella del Molino del Piano probabilmente per gravi danni all'impianto come sembra apparire anche da una lettera in data 1600 al Luogotenente di Urbino del Duca in cui scrive "… per esserci carestia di farine in questo tempo, che non si può macinare a molini soliti per essersi guasta la chiusa, et non potersi per un pezzo accomodare."
La famiglia Santucci rimase proprietaria dei due mulini che provvedeva ad affittare, finché nel 1632 la Sig.ra Vincenza Santucci, nipote di Stefano, e figlia di Fabio, decise di cederli alla Confraternita di S. Maria della Misericordia di Urbino.
I due molini, sebbene lontani da Urbino erano molto importanti per la città tanto che in base ai documenti di affitto i mugnai si obbligavano a tenere due muli al Molino della Grotta e tre muli al Molino del Piano per il trasporto delle farine in città.
Con il 1632 inizia un'ampia documentazione, grazie ai "Libri delle Risoluzioni" della Confraternita stessa, depositati presso la Biblioteca Universitaria di Urbino. Questi libri costituiscono una preziosa fonte di notizie che documentano i lavori eseguiti, i proventi, le spese, gli affittuari.
Nel 1632 viene decisa la ricostruzione completa della chiusa del Molino del Piano, più a monte di quella vecchia e per una spesa di almeno 600 scudi. La nuova chiusa, sarà posta a monte del Ponte delle Piangole probabilmente per sfruttare parte delle opere del Molino del Sasso. Tale molino, posto tra il ponte e il Molino del Piano ed esistente fino al XVII secolo, in epoca successiva non verrà più nominato, attualmente non ne appare alcuna traccia.
Sempre nei documenti quattrocenteschi viene nominato il Molino di Morello, adiacente al Molino del Piano; si tratta di un molino ad olio di lino ubicato in un fabbricato, tuttora esistente, distante pochi metri. Di questo mulino sono stati rintracciati atti di affitto del settecento ed alcuni atti di vendita. Il molino rimase gravemente danneggiato da un'incursione delle truppe francesi alla fine del 1700 e cessò di funzionare, il fabbricato venne poi acquistato dalla Fraternita nel 1858.
In Congregazione, l'anno successivo alla compra del Molino del Piano, il 22 settembre 1633, si decise di far intervenire l'architetto Muzzio Oddi affinché fornisse un parere sulla ricostruzione di alcune muraglie più volte cadute.
Il Molino veniva affittato, generalmente per periodi di tre anni; possiamo ricordare tra tutte le persone succedutesi, Giovanni Battista Pandolfi da Sassoferrato primo affittuario della Fraternita che verrà anche imprigionato per insolvenza nel pagamento dell'affitto, Francesco Maria di Mascio, Francesco Maria di Guccione, Pier Antonio Feligiotti; Sante Vignola, Giovanni Battista Lazzari, Giuseppe Amadori, Giuseppe Arseni, i fratelli Ligi e i fratelli Falasconi.
Generalmente la manutenzione dei molini della Fraternita era affidata a dei "maestri dei molini" per molti anni saranno i Ragni ad occuparsi del molino: Horazio Ragni ed in seguito Simone suo figlio e quindi Giovanni Battista suo nipote. Nel XIX secolo sarà Giuseppe Maccioni di Fermignano che si occuperà del molino e che negli anni '80 installerà la terza macina utilizzante l'acqua di scarico delle prime due.
Dai documenti della Ven. Fraternita risulta che Sante Vignola molinaro al Molino del Piano, in una rissa, nel 1772, ferì mortalmente al capo un contadino.
Un incidente analogo accadde nell'agosto 1792 ad Alessandro Lazzari di 19 anni, figlio di Giovanni Maria molinaro della Fraternita, il quale uccise per errore Mariuccia, una ragazza del luogo.

Nei Libri delle Risoluzioni sono indicate le continue opere di manutenzione richieste dai molini, così ad esempio nel novembre 1684 viene decisa la realizzazione di una galleria, o "grotta", per condurre l'acqua al molino, in luogo di un tratto di canale pensile in legno che necessitava di continua attenzione e causava perdite di acqua particolarmente dannose nel periodo di siccità estivo. Vi lavorarono, per circa un anno, Antonio di Francesco d'Agostino, Pierfrancesco d'Andrea, Alessandro e Piervincenzo di Sebastiano e Giulio Cesare di Paulo, tutti cinque del Territorio del Castello di Cavallino.
Nel marzo 1797 il mulino venne incendiato dalle truppe napoleoniche, per riparare i danni si spendono 200 scudi.

In epoca ducale non vi erano tasse sulla macinazione del grano. Nel territorio dell'antico Ducato di Urbino, ormai facente parte dello Stato Ecclesiastico, la Gabella sul Macinato verrà introdotta alla metà del XVII secolo e, salvo la parentesi della dominazione francese, non verrà mai abolita. Dal 1817 diversi processi penali trovano implicati gli affittuari del Molino del Piano per frode alla tassa sul macinato. Nel 1869, nel Regno d'Italia, entra in vigore la famosa "Tassa del Macinato" legata al contatore di giri della macina. In alcuni processi troviamo implicati anche gli affittuari del Molino del Piano.

Il 3 novembre 1841 una grande piena del fiume provoca gravissimi danni alla chiusa che verrà ricostruita con una spesa di circa 2000 scudi.
Nel 1884 viene ricostruito l'ultimo tratto del muro di sostegno del canale, che tanti problemi aveva dato nei secoli precedenti e che improvvisamente era crollato; per la prima volta verrà impiegato il cemento Portland.
Nel 1914 la Fraternita giunge alla decisione di vendere, ultimi rimasti, il Molino del Piano e il Molino della Grotta. Sorge però una lunga controversia giudiziaria tra i due pretendenti all'acquisto: i fratelli Ligi e i fratelli Falasconi, al termine della quale, nel 1923 i Falasconi si aggiudicheranno definitivamente i due molini.
Era intenzione dei Falasconi trasformare il Molino del Piano in centrale idroelettrica così come avevano fatto al Molino dei Raggioli e al Molino di Zaccagna, il progetto venne in seguito abbandonato e il molino rivenduto alla famiglia Blasi, in seguito la proprietà passerà alla famiglia Salucci.
Nel 1944 le truppe tedesche in ritirata fanno saltare I'antico Ponte dalle Piangole sotto un arco del quale passava il canale del molino, quest'ultimo viene invece risparmiato.

Negli anni successivi l'attività molitoria si riduce fino a cessare quasi completamente per l'avvento dei moderni molini a cilindri e per il continuo spopolamento delle campagne. L'impianto del molino rimane comunque integro fino al gennaio 1991, in cui una memorabile piena del Fiume Metauro asportò parte della chiusa impedendone la derivazione delle acque, necessaria per l'azionamento delle ruote idrauliche. I lavori di restauro necessari per la riattivazione del mulino non sono ancora ultimati.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 26.12.2007

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