Carnevale, feste, tradizioni e lavoro
La pasquèla nella zona di Fano
LA PASQUELA
Nei giorni precedenti e seguenti la festa dell'Epifania, qualche decina d'anni fa era usanza, specie in campagna, cantare "la pasquèla".
Gruppi di uomini, buontemponi e bevitori degni di nota, si fermavano davanti alle case di amici e conoscenti e cantavano in dialetto "arrotondato":
"Da lontan saput avemo
ch'el purcel masat aveto
qualche cosa ci dareto
o salam o murtadèla
viva viva la pasquèla"
II giro e i canti procedevano in allegria fra bicchieri di vino bianco e nero; i cantanti tornavano a casa "all'orza", "in ciampanèla", a ora tarda.
Era l'inizio delle baldorie di carnevale.
I ragazzi mascherati andavano per le case chiedendo: "C'è qualcò per la mascarina, o l'ov o la galina?"
Con l'uovo, lo zucchero e la farina che ricevevano (ma non sempre), confezionavano cresciole e castagnole, ottime in quei tempi avari, se non del tutto privi, per molti, di dolciumi.
Ai canti si univano le burle e gli scherzi che "faceven sbliché dal rida".
Da "La Vecchia Fano", Amaduzzi, 1981
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 28.11.2004
Ultima modifica: 06.09.2012
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