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Piobbico: Casciaia di Piobbico
La Casciaia, o Casciara (nella Carta IGM 116 IV S.O. indicata come Casciaia di Piobbico) è un edificio, ormai rudere, che si trova non distante dalla vetta del Nerone, vicino al Rifugio Corsini a 1330 m di quota, poco discosto dalla strada. Vicino al rudere si erge un enorme faggio.
Altra casciaia presente nel Gruppo del M. Nerone, tra la Montagnola e il Cimaio, è la Casciaia Mochi, a 1182 m di quota in Comune di Cagli, adibita a rifugio.
Il significato di casciaia, in un dizionario del 1838, è "specie di graticcio sopra cui si ripongono le formelle del cacio" e quindi per estensione l'edificio che la ospita.
Scrisse Domenico Matteucci in “La flora del Monte Nerone” (1893): “Chiunque nella stagione estiva (dal 10 luglio circa a tutto agosto) visiti il monte o per il puro piacere di compiere un'ascensione od ami trattenervisi per chiedere ai suoi quieti recessi, alle sue boscose solitudini, all'aria purissima e fresca conforto agli aspri travagli della vita, salute e vigoria al corpo ed alla mente affranti dal lavoro materiale od intellettuale, trova ospitale rifugio nella Casciara, modesto edifizio costruito da remoto tempo in bellissima posizione e dalla quale si gode di un magnifico panorama. Il naturalista poi, specialmente il botanico, può trattenersi nella montagna con vantaggio poiché è ricca di piante che per la varietà delle forme e delle tinte dei loro fiori richiamano lo sguardo anche del profano, il quale dinanzi alle bellezze della natura resta compreso di ammirazione e di stupore”. Probabilmente lo stesso Matteucci aveva trovato ospitale rifugio alla Casciara.
Della Casciaia di Piobbico, modesto edificio costruito da tempo remoto, c'è traccia in un altro documento, scritto, un secolo prima di quello di Matteucci, dall'abate Giuseppe Colucci (in Antichità picene, Tomo 27°, 1796, Fermo) e riguardante la Famiglia dei Conti Brancaleoni di Piobbico; a proposito della Val d'Abisso viene riportato: “per mezzo di cui corre un perenne ruscello di acqua, che proviene quasi dalla cima del monte Nerone detto un tempo Rio petrello, oggi Fosso della Casciara da una casa fabricatavi dal Sig. Conte di Piobbico per commodo dei pastori, che conducono le greggi in quel monte in tempo di estate, dove vi concorrono ancora in tal tempo dalle maremme Romane”.
Le pareti di pietre senza intonaco e il pavimento in terra battuta indicano che il piano terra era adibito a stalla. Gran parte del pavimento del piano superiore è crollato; in una delle stanze, sospesi nel vuoto, i resti di un camino.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 30.07.2017
Ultima modifica: 31.07.2017
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