Comuni del bacino
Aspetti floristici e faunistici (San Costanzo)
La vegetazione potenziale (cioè quella ipotizzabile in assenza di
perturbazioni naturali ed antropiche) del territorio sancostanzese è
ascrivibile a quella del piano collinare, orizzonte submediterraneo, caratterizzato
da formazioni arboree caducifoglie miste. Queste ricoprivano, in passato, tutta
la fascia subappenninica fino alla costa adriatica, costituendo soprassuoli
forestali senza soluzione di continuità, che la progressiva antropizzazione del
territorio e la conseguente sottrazione di superficie boschiva hanno
drasticamente ridotto. Relitti sempre più rarefatti e degradati sono le uniche
testimonianze di tali cenosi delle colline pesaresi, ma da questi è ancora
possibile ricostruire la loro probabile composizione floristica. Si trattava di
querceti misti, suddivisibili in querceti mesofili e querceti xerofili in
funzione dei diversi fattori ambientali.
Nella lettura del paesaggio vegetale di
questo territorio la vegetazione in realtà appare come un sistema di strutture
arboreo-arbustive prevalentemente lineari e quasi esclusivamente antropogene,
se si eccettuano rari casi in cui l'abbandono colturale o l'acclività eccessiva
hanno permesso una parziale ricolonizzazione spontanea della vegetazione.
Meno sporadica, in generale su tutto il
territorio comunale, è la presenza di vegetazione arborea e arbustiva lungo i
corsi d'acqua, dove le formazioni ripariali, seppure costituite in gran parte
da specie introdotte artificialmente e ridotte a poco più di filari, sono in
grado di determinare una certa continuità.
Gli incolti erbaceo-arbustivi e le macchie
arboree, pur molto frammentate, coprono un totale di circa 180 ha, e sono
prevalentemente situate su terreni scoscesi con substrato arenaceo.
LE AREE BOSCATE
Per bosco deve intendersi una superficie di soprassuolo di copertura
vegetazionale non inferiore a 0,5 ha, e nel territorio comunale di San Costanzo
si possono individuare almeno 9 aree che possono rientrare in questa classificazione.
Le più importanti sono il bosco della Valle
dell'Infemo, il più grande, ed il bosco di Stacciola.
Si tratta di querceti la cui struttura
irregolare è alterata dalle pregresse gestioni e dalla ricolonizzazione di
vegetazione spontanea anche di tipo invadente, che non consente una
rinnovazione di specie autoctone di pregio.
A livello arboreo si ha una dominanza di
Roverella (Quercus pubescens) e Carpino nero (Ostrya carpinifolia);
più o meno frequenti anche l'Orniello (Fraxinus ornus), l'Acero
campestre (Acer campestre) e l'Olmo (Ulmus minor). Da segnalare,
solo nel bosco di Stacciola, grossi individui di Castagni (Castanea sativa).
Proprio alla preponderante antropizzazione
del territorio è dovuta la massiccia invadenza di Robinia (Robinia
pseudoacacia), frequentemente utilizzata per il consolidamento di scarpate
od erroneamente utilizzata come specie miglioratrice nei rimboschimenti dei
terreni degradati. Un altro "cancro verde" è rappresentato dall'Ailanto (Ailanthus altissima)
la cui presenza è fortunatamente limitata ad aree antropizzate o degradate
Lungo le rive e negli impluvi sono presenti alcune specie caratteristiche di tale ambienti igrofili, quali i
pioppi (Populus nigra, P. alba, P. nigra italica) e i salici, che fino a
qualche decennio fa i contadini usavano per confezionare cesti e canestri (Salix
alba, S. purpurea, S. triandra).
Il sottobosco e comunque i filari e le aree incolte sono popolate da arbusti con prevalenza di specie autoctone come
il Biancospino (Crategus monogyna), il Prugnolo (Prunus spinosa),
i rovi (Rubus caesius e R. ulmifolius), il Sanguinello (Cornus
sanguinea), il Ligustro (Ligustrum vulgare), la Rosa di S. Giovanni (Rosa
sempervirens), la Ginestra (Spartium junceum) ed
alcune specie introdotte e spontaneizzate, quali la Maclura (Maclura
pomifera) e il Paliuro (Paliurus spina-christi).
LA FAUNA
Di notevole importanza per i rapaci notturni è la presenza di macchie e
boschi; qui, infatti, gli alberi morti e cavi garantiscono ideali ambienti di
nidificazione per la Civetta e l'Assiolo. Anche le case abbandonate, frequenti
sul territorio sancostanzese, sono un ottimo sito di nidificazione e sosta per
il Barbagianni.
La vicina discarica di Monte Schiantello,
se da un lato può risultare deturpante, consente di ammirare quasi per tutto
l'anno magnifiche Poiane in volo. Nei prati e colture foraggere si osservano in
maggio con una certa facilità gruppi di Falchi cuculi, qualche Gheppio e più
raramente l'Albanella minore.
Spicca per il suo caratteristico verso e
lo splendido piumaggio il Gruccione, che nidifica quasi abitudinalmente nelle
scarpate sabbiose presenti nelle Valli dell'Inferno e della Stacciola. Tra i
canidi si annovera la Volpe (Vulpes vulpes), fortemente combattuta da contadini
e cacciatori. Non mancano tra i mustelidi la Faina (Martes foina) e la Donnola (Mustela nivalis). E' presente anche il Tasso (Meles meles), del quale sono
rinvenibili le tane nel boschetto della Valle dell'Inferno, l'Istrice
(Hystrix cristata) e il Moscardino (Muscardinus avellanarius).
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.1999
Ultima modifica: 30.12.2010
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