Funghi, flora e faunaFunghi, flora e fauna

Dyschirius numidicus

Dytiscus marginalis

Dytiscidae


Dytiscidae

Generalità I Ditiscidi sono Coleotteri acquatici che compiono gran parte del loro ciclo vitale in acque ferme e correnti. Predatori sia allo stadio di adulto che a quello di larva, si nutrono per lo più di piccoli artropodi e molluschi che predano attivamente. Pur essendo perfettamente adattati al nuoto, sono ottimi volatori. Gli adulti e le larve respirano in emersione (tranne i Noterus) per cui periodicamente sono costretti a raggiungere la superficie per rinnovare la loro riserva di aria. Le uova vengono deposte su piante sommerse o sul fondo e le larve subiscono almeno 2 mute prima della trasformazione in ninfa. La ninfosi avviene a terra; raggiunto lo stadio di adulto l’insetto deve poi raggiungere l’acqua. Per l’Italia sono note 193 specie con numerose sottospecie.

Morfologia Il corpo dei Ditiscidi è generalmente molto idrodinamico e appiattito, fortemente adattato alla vita nell’elemento acqueo. La superficie può essere glabra o pelosa, liscia o ruvida, e più o meno provvista di punti, fossette, strie e reticoli che costituiscono la scultura. Le colorazioni sono di solito uniformi e poco vivaci con predominanza dei colori marrone, nero e giallastro. Tuttavia non mancano, in varie specie, strie, bande e disegni colorati vivacemente, talvolta caratteristici e utili per la discriminazione di specie affini. Considerata la grande uniformità di dimensioni, colorazione e scultura, anche fra specie o generi non affini, lo studio e il riconoscimento dei nostri Ditiscidi è tutt’altro che agevole e richiede, almeno per la maggior parte delle specie di dimensioni medie e piccole, l’uso del microscopio stereoscopico. Le dimensioni, per quanto riguarda le specie presenti in Italia, vanno da circa 1,4 a circa 37 mm.

Il corpo è diviso in tre parti: capo, torace e addome.

Il capo è corto, molto largo, appiattito, generalmente poco convesso sia sopra che sotto, alla base incluso entro il protorace. Reca gli occhi, le antenne e tre paia di appendici differenziate per la presa del cibo: le mandibole, il 1° paio di mascelle e il 2° paio di mascelle riunite a formare il labbro inferiore. Questi organi assieme al labbro superiore e alla prefaringe formano l’apparato boccale.

Il cranio è formato da varie aree, non ben distinguibili l’una dall’altra e che sono, in senso antero-posteriore, le seguenti: labbro superiore (o labrum), clipeo, fronte, parietali, occipite e postoccipite.

Il labbro superiore è un’area impari e anteriore del cranio che costituisce la parte superiore dell’apparato boccale; posteriormente è unito al clipeo. Il labbro superiore presenta, al centro del suo margine anteriore, una incisione che può contenere un ciuffo di setole.

Il clipeo è un’area dorsale impari del cranio limitato anteriormente dal labbro superiore e posteriormente dalla fronte. Sul clipeo e sulla fronte possono essere presenti una fossetta o un solco longitudinale per lato.

La fronte è un’area dorsale impari del cranio situata posteriormente al clipeo e limitata lateralmente e posteriormente dai parietali.

I parietali sono aree dorso-laterali contigue e confinanti davanti con la fronte e dietro con l’occipite. Le loro porzioni adiacenti costituiscono il vertice. Accolgono gli occhi.

L’occipite è un’area posteriore, a forma di ferro di cavallo, molto ristretta in senso antero-posteriore e compresa fra i parietali e il postoccipite.

Il postoccipite è un’area molto ristretta, a forma di orlo, situata fra il collo e l’occipite.

Ai margini laterali del capo sono situati gli occhi composti, molto grandi e generalmente non o poco sporgenti dal profilo del capo e spesso anteriormente e posteriormente con profilo più o meno rientrante. Le antenne sono situate davanti agli occhi e al disotto del margine anteriore del capo, sono formate da 11 articoli o antennomeri, sono piuttosto allungate e snelle e con gli antennomeri più o meno dello stesso spessore e più lunghi che larghi. Solo in alcuni casi si discostano da questa morfologia; per esempio nel genere Noterus sono corte e tozze e, nel maschio, con alcuni articoli dilatati e provvisti di lobi o appendici.

Nella parte inferiore del capo sono visibili gli organi dell’apparato boccale, in particolare le mandibole, piuttosto piccole, le mascelle provviste ognuna di un palpo mascellare formato da quattro articoli e il labbro inferiore provvisto di due palpi labiali formati ognuno di tre articoli.

      Il torace è diviso in tre parti disposte in senso antero-posteriore: protorace, mesotorace e metatorace. In ogni segmento, a sua volta, è possibile distinguere la parte dorsale (noto), due parti laterali (pleure) e la parte ventrale (sterno). Osservando il torace di un Ditisco dal basso si possono osservare tanto gli sterni, quanto le pleure; invece osservandolo dall’alto si può vedere solo il noto del primo segmento (pronoto) in quanto il mesonoto e il metanoto sono nascosti dalle elitre. In alcune ditiscidi, così come in moltissime altre specie di Coleotteri, del mesonoto è possibile vedere, ad ali chiuse, solo una piccola parte triangolare detta scutello, in corrispondenza della parte iniziale della linea di contatto delle due elitre. Il pronoto è molto allargato, più o meno convesso, liscio o provvisto di solchi, coi margini laterali ribordati o no e con angoli anteriori fortemente sporgenti in avanti verso gli occhi. Il prosterno è spesso sede di caratteri diagnostici molto importanti. Le zampe (2 per ogni segmento toracico) sono formate da quattro parti: anca o coxa, femore, tibia e tarso. Le varie parti (soprattutto nelle zampe posteriori) sono, a seconda delle specie, più o meno adattate alla vita acquatica e al nuoto, pertanto da moderatamente a fortemente appiattite. I tarsi sono provvisti di cinque articoli o tarsomeri e di due unghie spesso molto disuguali fra loro. I tarsi anteriori, più di rado i medi, sono sede di caratteri sessuali secondari, talvolta assai evidenti (dilatazione dei tarsomeri nel maschio). In molte specie le zampe anteriori e posteriori hanno apparentemente tarsi con soli 4 articoli in quanto il quarto tarsomero è contenuto nella smarginatura del terzo. Le elitre sono generalmente molto allungate, qualche volta un po’ tozze, generalmente lisce o con scultura debole e superficiale, spesso con punti disposti in strie longitudinali, più raramente con solchi o carene. Nascondono alla vista le parti superiori di mesotorace, metatorace e addome e raramente sono differenti nei due sessi. Le ali, nascoste a riposo dalle elitre, sono ben sviluppate e adatte al volo.

      L’addome è allungato, largo e appiattito formato da 8 segmenti (uriti); inferiormente sono visibili le parti sternali di 7 segmenti (sterniti), mentre le altre sono nascoste e protette dalle elitre.

Le larve Le larve sono agili, generalmente molto snelle e allungate con capo molto grande e ben separato dal torace da una forte strozzatura. Le mandibole sono lunghe, robuste, a forma di falce; le antenne e i palpi sono più o meno lunghi, ma ben evidenti; le zampe sono lunghe e robuste; il lungo addome è formato da 8 segmenti ben evidenti (uriti) privi di tracheobranchie laterali ed è ristretto verso l’apice dove termina con due lunghi cerci.

Ecologia I Ditiscidi vivono in fiumi, torrenti, stagni, acquitrini, fontanili, abbeveratoi e talvolta in raccolte d’acqua modeste e temporanee come pozzanghere e rigagnoli, tuttavia, in generale, prediligono le acque ferme dove il numero delle specie e la loro consistenza è talvolta straordinaria. La loro presenza, come peraltro quella di tanti altri invertebrati acquatici, è favorita dall’abbondanza di piante acquatiche e igrofile tra le quali si nascondono e si riposano. La presenza della fauna ittica, invece, condiziona fortemente e negativamente la loro diffusione. Si possono osservare in tutti mesi dell’anno. In generale non sembrano molto sensibili a un modesto inquinamento delle acque, pertanto non sembrano rappresentare buoni indicatori biologici. Nei torrenti e ruscelli montani, specie se a fondo ciottoloso, spesso nascosti frai piccoli sassi delle rive appena coperti dall’acqua, vivono Agabus biguttatus, Agabus guttatus, Deronectes moestus, Deronectes delarouzei, varie specie di Hydroporus, ecc. Nelle acque lente dei corsi d’acqua maggiori si rinvengono poche specie, fra le quali Bidessus delicatulus, Deronectes moestus, Scarodytes halensis, Potamonectes sansi, Agabus didymus, ecc. Al bordo del fiume nelle piccole pozze in cui d’estate l’acqua si riscalda rapidamente non è raro trovare Yola bicarinata, Scarodytes halensis e Hydroglyphus pusillus. Le acque ferme dei laghi, degli stagni, delle pozze ospitano il maggior numero di specie, molte delle quali spesso presenti in grande abbondanza. Si ricordano, fra le tante, Agabus montanus, Agabus nebulosus, Agabus bipustulatus, Colymbetes fuscus, Dytiscus marginalis, varie specie di Hydroporus, Hydrovatus cuspidatus, Hygrotus decoratus, Hyphydrus aubei, Laccophilus hyalinus, Laccophilus minutus, Laccophilus obsoletus, Noterus clavicornis, Rhantus pulverosus, ecc. Nelle raccolte d’acqua temporanea è frequente il piccolissimo Hydroglyphus pusillus, mentre nei piccoli rivoli e nei più modesti ruscelli è facile incontrare Agabus biguttatus, Agabus brunneus e Agabus didymus. Negli abbeveratoi e nelle fonti è possibile osservare il rarissimo Acilius sulcatus, l’Hydroporus analis e specie del genere Agabus.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 20.10.2024
    Ultima modifica: 20.10.2024

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