Geologia e climaGeologia e clima

Il paesaggio del bacino del Metauro (geomorfologia)

La piana costiera del Metauro (geomorfologia)

Paesaggi costieri marchigiani (geomorfologia)


Tra tutti i sistemi naturali con cui l'uomo interagisce, le coste rappresentano quasi ovunque un sistema ad elevata fragilità sotto il profilo degli equilibri geologici ed ambientali. La posizione della linea di riva é estremamente sensibile a una complessa serie di fattori fisici e geologici che sono generalmente variabili nel tempo, di modo che essa può subire variazioni anche notevoli in brevi periodi. Quando poi questi fattori vengono pesantemente influenzati dagli interventi antropici, le variazioni si fanno più sensibili e possono assumere aspetti catastrofici per chi sulla costa vive e basa la propria economia. Il tutto é oggi apparentemente amplificato dal fatto che nell'ultimo secolo si é verificata, a livello globale, una fase di erosione generalizzata delle coste, che é coincisa con un processo di massiccio spostamento di popolazioni e attività verso le coste stesse; quanto più lo spazio costiero diventa prezioso per l'uomo, tanto più un arretramento della linea di riva, anche modesto, viene registrato con preoccupazione ed enfatizzato.

Durante gli ultimi due milioni d'anni della sua storia, il nostro pianeta é stato soggetto a periodiche espansioni e ritiri delle calotte glaciali circumpolari e dei ghiacciai montani. Durante le fasi di espansione molta acqua veniva sottratta ai mari, provocando un abbassamento del livello del mare. Per contro, durante le fasi di scioglimento e ritiro dei ghiacci il livello marino saliva.
L'ultima fase di espansione glaciale, terminata circa 12.000 anni or sono, ha provocato un abbassamento del livello dei mari di 100-120 m rispetto all'attuale. La costa adriatica era ubicata circa all'altezza di Pescara e delimitava una vasta pianura alluvionale, percorsa dal Po e dai suoi affluenti tra cui vi erano i corsi d'acqua veneti, romagnoli e marchigiani.
Il periodo geologico in cui viviamo, denominato Olocene, inizia convenzionalmente nel momento in cui si afferma la tendenza ad una decisa risalita del livello marino. Tale risalita non incontrò ostacoli sino a che la linea di riva, regredendo, non lambì i rilievi pedappenninici. Il mare cominciò ad aggredirli impostando gli imponenti processi erosivi che tutt'ora proseguono. In corrispondenza delle valli poteva facilmente spingersi all'interno, cosicché al termine del processo (circa 5.000 anni or sono) si era formata una costa assai più articolata dell'attuale, con marcate sporgenze e insenature.
La successiva evoluzione può essere definita, a grandi lineee, come il realizzarsi di una tendenza alla rettificazione della linea costiera, con arretramento dei promontori e avanzamento delle coste basse.

La costa nord-marchigiana costituisce un'unità morfodinamica complessa formata da settori con problematiche differenti sia dal punto di vista morfologico che evolutivo. Tratti di costa alta si alternano con litorali ghiaioso-sabbiosi che corrispondono in genere alle piane alluvionali costiere dei fiumi marchigiani e romagnoli.
La prima sporgenza a costa alta è il promontorio pesarese di S. Bartolo, costituita da terreni miocenici prevalentemente arenaceo-pelitici e strutturato secondo una serie di pieghe e sovrascorrimenti con vergenza adriatica. La seconda prominenza, tra Ancona e Numana, costituisce il rilievo calcareo di più esterno dell'Appennino centro-settentrionale. Si tratta di una struttura anticlinalica fortemente asimmetrica, con asse orientato in direzione appenninica e vergenza a nord-est.
Tra i due promontori esaminati si sviluppa un lungo tratto di costa bassa, ghiaioso-sabbiosa, che borda i rilievi argillosi dell'Appennino pesarese-anconetano. La continuità dei rilievi e delle strutture è ripetutamente interrotta dalle larghe piane alluvionali e dagli apparati deltizi dei fiumi marchigiani. Questi tratti di costa bassa che si intercalano ai promontori sono particolarmente importanti per ricostruire l'evoluzione quaternaria recente dell'area. Essi hanno infatti registrato le variazioni della linea di riva nell'Olocene. L'evoluzione morfologica di queste paleorive ha messo in evidenza una forte tendenza alla rettificazione dell'intero tratto costiero: i promontori che si protendevano nettamente verso mare sono stati sottoposti ad attiva erosione mentre nelle foci fluviali le paleorive oloceniche avanzavano verso mare con la costruzione di cordoni ghiaiosi spesso anche di notevoli dimensioni.
Attualmente l'intero sistema costiero dell'Adriatico centrale è in erosione e ciò costituisce un problema sia per i tratti a costa alta che per i litorali sabbiosi.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 21.02.2004

Nessun documento correlato.


Il paesaggio del bacino del Metauro (geomorfologia)

La piana costiera del Metauro (geomorfologia)