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I microfossili del bacino del Metauro


Le rocce carbonatiche e silicee che affiorano nel bacino del Metauro si sono formate in seguito al lento ma continuo accumulo sul fondo marino, per oltre 200 milioni di anni e in un'ampia varietà di ambienti, di una straordinaria quantità di microorganismi.

Questi microorganismi, appartenenti a diversi gruppi del regno animale e vegetale, erano per lo più formati da una sola cellula protetta da una sorta di guscio ovvero da uno scheletro esterno autoprodotto. Le dimensioni di questo guscio che poteva essere costituito da calcite, da aragonite, da silice o da materiale organico erano solitamente comprese tra pochi µm e 2 mm. Alcuni dei microorganismi vivevano nelle acque superficiali (organismi planctonici), altri sul fondo marino (organismi bentonici), in un ampio range di ambienti, dalla zona intertidale alle acque profonde. Al termine del loro breve ciclo vitale, le loro parti scheletriche, caratterizzate da complesse architetture e da un' inesauribile varietà di forme si accumularono sul fondo marino e si fossilizzarono (microfossili). L' abbondanza di microfossili nei campioni del sedimento può raggiungere decine di migliaia di individui per centimetro cubo. I microfossili consentono di misurare i tempi geologici e ricostruire gli ambienti ed i paesaggi naturali del passato.

Ma vediamo quali sono i principali gruppi di microfossili presenti nelle rocce del bacino del Metauro.

  • Nannoplancton calcareo: alghe calcaree unicellulari che vivono nelle acque superficiali degli oceani. Le cellule viventi hanno una forma da ovoidale ad allungata ed hanno dimensioni comprese tra 15 e 100 µm. Durante uno stadio del loro ciclo vitale, il nannoplancton calcareo secerne sottili (2-30 µm) placchette di calcite (coccoliti). I coccoliti si concatenano a formare uno scheletro esterno di forma sferica (coccosfera). Quando il ciclo vitale delle alghe termina i coccoliti si distaccano e si depositano sul fondo del mare (nannofossili calcarei). I nannofossili calcarei, insieme ai foraminiferi, sono i costituenti quantitativamente più importanti dei sedimenti oceanici e anche delle nostre rocce.
  • Foraminiferi: protozoi unicellulari provvisti di un guscio. Essi vivono in vari ambienti marini, dalla zona intertidale alle acque profonde. Dopo la loro morte, la loro abbondanza nei campioni del sedimento può raggiungere decine di migliaia di individui per centimetro cubo. Due principali gruppi si riconoscono tra i foraminiferi: i bentonici, che vivono nei sedimenti sul fondo marino e i planctonici, che vivono nelle acque superficiali dell'oceano. I gusci dei foraminiferi di entrambi i gruppi presentano una notevole varietà di forme, e tipicamente hanno dimensioni comprese tra 100 µm e 1 mm. Essi sono generalmente composti di calcite, lo stesso minerale di cui sono fatti i gusci marini più grandi. Alcuni specie bentoniche costruiscono il loro guscio con altri minerali secreti, come aragonite o silice, mentre altre utilizzano materiale organico o particelle cementate di sedimento.
  • Calpionellidi: con questo termine vengono indicati i Tintinnidi fossili. Si tratta di protozoi pelagici provvisti di ciglia. La cellula è racchiusa da un guscio organico (lorica), fossilizzabile, con dimensioni comunemente comprese tra 100 e 300 µm. Si ritrovano solo nelle rocce riferibili all'intervallo Giurassico superiore-Cretacico inferiore.
  • Ostracodi: microscopici crostacei, quasi esclusivamente bentonici, provvisti di una conchiglia (carapace) calcarea, formata da due valve simili. Questi organismi hanno dimensioni generalmente comprese tra 150 µm e 2 mm.
  • Diatomee: sono alghe unicellulari fotosintetiche, provviste di uno scheletro esterno (frustulo), siliceo, composto da due parti. Le dimensioni sono generalmente comprese tra 10 e 100 µm. Sono organismi essenzialmente planctonici ma possono avere anche uno stile di vita bentonico. Molte diatomee secernono un materiale mucillaginoso che ricopre il loro scheletro e permette alle cellule di formare colonie, di attaccarsi al substrato e di muoversi su di esso.
  • Radiolari: la maggior parte di questi protozoi pelagici costruisce scheletri composti da silice amorfa (opale) e con dimensioni comprese generalmente tra 50 e 300 µm.
  • Dinoflagellate: protozoi dalle dimensioni di qualche decina di µm che durante una parte del loro ciclo vitale hanno uno stadio pseudo-planctonico con due differenti flagelli. Alcune dinoflagellate possono essere considerate organismi vegetali poichè contengono cloroplasti e producono componenti organici per mezzo della fotosintesi, altre sono simili ad organismi animali poichè si nutrono di altri organismi. Nel ciclo vitale di alcune dinoflagellate è presente uno stadio di incistamento che sembra essere una parte integrante del ciclo riproduttivo sessuato. Le cisti (dinocisti) possono essere composte di cellulosa che non fossilizza, o di materiale organico, estremamente resistente e capace di fossilizzare.
  • Spore e pollini: corpi riproduttivi della vegetazione continentale che possono venire trasportati dai fiumi e dal vento e depositarsi sul fondo marino. La struttura e la composizione della parete di una spora o di un granulo di polline è piuttosto complessa. La parte interna (intina) che racchiude il protoplasma o il nucleo vivente è composta essenzialmente di cellulosa e quindi non è fossilizzabile. I granuli di polline e le spore hanno dimensioni generalmente comprese tra 20 e 80 µm. La parte esterna (exina) è composta di una serie di componenti minerali e organici che includono sporopollinina, una "plastica naturale" altamente resistente alla degradazione.
Olotipo di Cribrohantkenina lazzarii

Questa specie di foraminifero planctonico, caratteristica dell'Eocene superiore, è stata rinvenuta per la prima volta nella Scaglia Cinerea affiorante nei pressi di Ponte Rotto (Fossombrone).


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 23.11.2004

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