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L'alto corso del Candigliano dall'ex Lago di Scalocchio al Mulino Dante (itinerari - TUR)


Il F. Candigliano coi suoi affluenti nasce in territorio umbro, fra i monti Moriccie e Valmeronte, alti entrambi circa 970 m; l'affluente principale è il Fosso di Scalocchio.
Si tratta di una zona boscosa, quasi disabitata e con poche strade, alla quale si può accedere da Mercatello sul Metauro, da Sant'Angelo in Vado e da Apecchio. Una parte ricade nella Foresta Demaniale Regionale di M. Vicino sul Candigliano. Il suo interesse è dato, oltre che dall'ambiente naturale, da piccoli nuclei abitativi (S. Martino del Piano, S. Andrea in Corona), da chiese rurali, mulini e antiche case in pietra.

CARTOGRAFIA:
1:25.000 IGM F.115 - I N.E. - SANT'ANGELO IN VADO
1:25.000 IGM F.115 - I S.E. - APECCHIO

BIBLIOGRAFIA
BIAGIANTI 1984, CECINI 1984, FERMANELLI 1992.

L'alto corso del F. Candigliano dall'ex Lago di Scalocchio al Mulino Dante (Comune di Mercatello sul Metauro e Provincia di Perugia)

Mezzo di spostamento tra le varie tappe: automobile
Lunghezza: 11 km
Ultima verifica dell'itinerario: 1996

Provenendo da Apecchio lungo la statale n.257 per Bocca Serriola, ad Osteria Nuova si imbocca una strada sulla destra e si sale per 4 km sino al confine con l'Umbria.

Qui, sul crinale a 800 m di quota che separa la valle del T. Candigliano dalla valle del T. Biscubio, si incontra il lago prosciugato di Scalocchio. Si tratta di una conca erbosa di discrete dimensioni, 200 m circa nel punto più ampio, con forma allungata e fondo argilloso. Al centro cresce un gruppetto di salici: Salice bianco, Salice rosso e Salice dell'Appennino, testimonianza della presenza di acqua a poca profondità. Già indicato come prosciugato nella carta topografica IGM rilevata nel 1952, si dice che abbia perso la sua acqua quando durante la seconda guerra mondiale furono esplose delle bombe a mano per catturare i pesci che vi erano presenti.

La strada scende con vari tornanti sino ad arrivare dopo 5 km ad Abbazia. Qui si possono visitare l'edificio in rovina della chiesa abbaziale, un piccolo cimitero e la chiesetta di S. Maria, pure in degrado, situata in riva al Fosso di Scalocchio. Sull'altura alla confluenza col Fosso Bòtina, da cui si origina il Fiume Candigliano, si trovano le rovine del Castello di Scalocchio e di una casa contadina, ormai invase dalla vegetazione.

Scendendo prima in corrispondenza della chiesa di S. Maria, poi alla confluenza dei due corsi d'acqua ed infine nel Candigliano, in un tratto circa 300 m più a monte si incontrano alcune belle cascatelle formate da banchi di strati d'arenaria, con acque limpide e mormoranti. L'alveo è roccioso, con acqua bassa e facilmente percorribile sino a che l'intrico della vegetazione lo permette. Alla confluenza dei Fossi di Scalocchio e del Candigliano si trova anche una specie di piscina naturale, una raccolta d'acqua profonda oltre un metro racchiusa tra strati rocciosi verticali.

Terminata la visita, si può riprendere l'auto e risalire il Fosso Bòtina lungo la valle detta dei Mulini, poichè vi sono ubicati a breve distanza tra loro ben tre edifici, dei quali l'ultimo, chiamato Mulino di Dante, è il meglio conservato, più interessante e facilmente visitabile. Subito a monte di quest'ultimo si trovano i ruderi di un secondo mulino più piccolo, alimentato dallo stesso canale che poi arriva al mulino principale.

Risaliti in auto, ad Abbazia si può tornare indietro verso Apecchio oppure proseguire prendendo la strada che porta a Mercatello sul Metauro.

Chi volesse invece approfondire la conoscenza del settore antropico, attraverso strade a volte poco agevoli e chiedendo indicazioni a gente del posto, può visitare in questa zona la chiesetta in rovina di S. Andrea in Corona e il vicino nucleo rurale disabitato omonimo, già castello nel secolo XIII, ubicati sulla strada per Mercatello, i mulini in rovina di Caromanno e di Frigino, a valle di Abbazia, e S. Martino in Val Petrosa, chiesa rurale sulla riva sinistra del Candigliano posta ancora più a valle. In questa chiesa si trovavano degli affreschi del 1400 e un cippo base d’altare che per le sue tecniche di scultura di epoca preromanica d’influsso bizantino-ravennate sembra risalire al secolo IX°, ora conservati nel Museo della Chiesa di S. Francesco a Mercatello sul Metauro.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2000
    Ultima modifica: 25.03.2024

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