Opere specialistiche
Caratteri chimici delle acque sotterranee (Il Bacino del Metauro, di R. SELLI)
La questione ha evidentemente notevole importanza per le acque di alimentazione. Nella tabella 6 sono riportati alcuni dati desunti dai molti forniti gentilmente dall'Ufficio Provinciale d'Igiene di Pesaro; le varie acque sono raggruppate secondo i terreni da cui defluiscono.
Per quanto le analisi siano assai incomplete e non molto precisate le provenienze delle acque, tuttavia ben distinte appaiono i caratteri di queste ultime. Pur essendo insufficiente una sola analisi, si può con fondamento supporre che del tutto simili a quella del Fontaccio, se non più molli, siano in genere le acque defluenti dal calcare rupestre e dai sottostanti calcari giurassici. Molto molli e con minime tracce di cloro sono quelle della scaglia rossa; un po più dure in media quelle della formazione marnoso-arenacea. Notevolmente più dure e con maggior contenuto in cloro sono le acque provenienti dal Bisciaro e dallo Schlier; poco diverse, anche se in media più molli quelle del Tortoniano-Messiniano-Eopliocene. Durezze elevatissime raggiungono invece le acque della falda artesiana costiera e una anche elevata percentuale in cloro; le altre poco differiscono dalle comuni acque mioceniche.
Ci si può rendere ragione di alcuni fatti: la facile percolazione spiega bene la scarsa durezza delle acque mesozoiche, mentre la lentezza di movimento dell'acqua è causa dell'indurimento di quelle del Bisciaro-Schlier. Normali sono i caratteri delle acque dei terreni molassici miocenici.
Non facilmente spiegabile è l'alto grado di durezza e di contenuto in cloro delle acque artesiane costiere; con analisi più complete si potrebbero forse avere maggiori elementi di giudizio. Credo tuttavia che si possa pensare a venute profonde dai terreni tortoniano-messiniani, che tengono in collo sulla sinistra, fra Carrara e il mare, le alluvioni del basso Metauro, poggianti per il rimanente sulle argille plioceniche. Come ho detto tale anomalia di giacitura è dovuta a una grande faglia trasversale (Parte I, Capitolo 2, Paragrafo 2). Le acque del Tortoniano-Messiniano più esterno notoriamente molto dure (v. ad es. quelle di Carignano nella Parte VI, Capitolo 4, Paragrafo 1), potrebbero così defluire entro le alluvioni, o direttamente attraverso gli strati o anche lungo la faglia, mescolandosi a quelle normali provenienti dal Metauro e impartire alla falda artesiana i particolari caratteri chimici. Per spiegare però bene questi ultimi occorre pensare che le acque defluenti dal Tortoniano-Messiniano siano vere acque salse fossili (Parte VI, Capitolo 4, Paragrafo 2). La coesistione di acque fossili e meteoriche entro la falda dà anche ragione bene della non costante durezza di quest'ultima. Lo stesso fenomeno si può invocare, oltre che per le acque artesiane di Fano (durezza media 45, Cl 0,12-0,15%), anche per quelle di Pesaro (durezza media 50-57, Cl 0,2-0,3%), dove tutte le alluvioni costiere poggiano sul Messiniano-Tortoniano.
Quanto alla potabilità delle acque posso aggiungere pochi dati. Ottime sotto ogni aspetto quelle provenienti dai terreni mesozoici e dalla formazione marnoso-arenacea. ottime batteriologicamente, ma in certi casi con durezza piuttosto elevate quelle defluenti dal Bisciaro e dallo Schlier; quelle del Tortoniano-Messiniano sono spesso buone per durezza (a meno che non vi siano mescolamenti con acque salse fossili), ma talora soggette a sensibili inquinamenti, per cui vanno utilizzate con qualche cautela; eccessivamente dure sono invece le acque della falda artesiana costiera; da proscriversi invece in genere quelle freatiche. Per le acque di Pesaro e Fano sono consigliabili processi di deindurimento, oggi facili ad ottenersi e con poca spesa mediante i materiali naturali o artificiali a scambio di base.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.1954
Ultima modifica: 01.09.2004




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