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Utilizzazioni per forza motrice (Il Bacino del Metauro,...

Parte VI - Capitolo 5: Degradazione dei versanti (Il Ba...

Parte VI - Capitolo 4: acque minerali (Il Bacino del Metauro, di R. SELLI)


Nella regione metaurense le sorgenti minerali sono molto numerose, però conosciamo ben poco della loro composizione chimica e portata. Sia per questo, sia perché nella grande maggioranza dei casi si tratta di venute estremamente esigue e quindi di valore pratico scarsissimo, mi limiterò ad esporre solo i fatti più importanti. La posizione delle varie sorgenti note e di quelle che ho rintracciato durante le mie ricerche sul terreno figura nella Tav. VIII, che sotto questo riguardo può considerarsi abbastanza completa e può servire di base per ulteriori investigazioni.

Credo opportuno accennare anzitutto ai due unici stabilimenti idrominerali della zona e quindi parlare brevemente dei caratteri e giaciture dei vari gruppi di acque non ancora sfruttate industrialmente.

Stabilimenti idrotermali

a) Fonti di Valzangona (Comune di Montefelcino). Queste acque sono conosciute e utilizzate da quasi quattro secoli; si tratta di tre polle diverse note coi nomi di Cagolino, Solfanina e Acciaiata, di cui ho trovato solo analisi vecchie e assai incomplete. La Cagolino, la più importante, è un'acqua salso-iodo-magnesiaca; di essa il Camici diede la seguente composizione per litro:

Cloruro di sodio gr. 55,559

Cloruro di magnesio 4,664

Cloruro di calcio 6,234

Ioduro di sodio 0,752

Altri ioduri tracce

Bromuro di calcio 0,084

Perdita 0,124
_________
Somma gr. 67,850

La Solfanina è un'acqua sulfureo-solfata, di cui il Purgotti (154) diede questa analisi per litro:

Solfato di sodio gr. 10,0602

Cloruro di calcio 0,8748

Cloruro di magnesio 1,4580

Cloruro di sodio 1,6038

Ioduro e solfuro di sodio tracce
_________
Somma gr 13,9968

è di sapore amaro e con odore di acido solfidrico. L'Acciaiata è un'acqua ferruginosa, ma di essa mi manca ogni dato circa la composizione chimica.

b) Fonti di Carignano. Esse vengono a giorno nel letto del torrente Bevano a circa 10 km da Fano; ora sono captate e condotte allo Stabilimento sorto 30 anni fa. Comprendono quattro acque: Bevana, Angiolella, Orianna, Teresina; una quinta debolmente salina, del tipo Tettuccio, proviene da taglio con acqua dolce. Dò qui di fianco (Tab. 8) la composizione e i caratteri delle prime tre.

Le analisi sono del Gasperini (1922); per altri dettagli rimando al lavoro di Pinzani (210). Da altri dati si rileva che l'acqua Orianna ha durezza 40 e l'Angiolella 36. La Bevana è essenzialmente un'acqua salsa forte, l'Angiolella debole, la Teresina sulfurea e infine la Orianna una normale acqua dolce molto simile a quelle che defluiscono nella zona (sorgenti dell'Acquedotto di Fano).

Acque salate

Sono numerosissime e costantemente connesse con la serie tortoniana-messiniana-eopliocenica e soprattutto col Messiniano. Ne troviamo fra Urbania e Fermignano, nei dintorni di Urbino, Tarugo e Monte Aiate, molto frequenti ai lati delle sinclinali Isola del Piano-Reforzate-Colle Aprico e M. delle Forche-Cerasa. In certe zone mancano addirittura o quasi acque dolci e pozzi scavati per la loro ricerca incontrano acque salate (bacino del Bevano di Carignano, versante N del Rio Secco, ecc.).

Le analisi riportate più sopra, anche se scarse, danno un'idea dei caratteri chimici. Si tratta di acque salse fondamentalmente clorurato-sodiche; frequente è inoltre la presenza di I, Br, SO4 fra gli anioni e Ca, Mg (talora anche Fe) fra i cationi; perciò assai spesso sono acque salvo-bromo-iodiche e raramente salso-iodo-magnesiache. La salinità di queste acque varia molto, essendo agli sgorghi sempre più o meno diluite con acque dolci (tale ad es. si può considerare l'Angiolella rispetto alla Bevana di Carignano), le quali ne premettono spesso l'emergenza. La portata è sempre molto piccola; da quanto ho osservato, in periodo di magra nessuna sembra superare i 0,5 l/sec; generalmente però i valori sono assai più bassi (pochissimi m3 /giorno).

Tutte queste sono acque fossili di strato connesse con la nafto-genesi, per cui talora contengono anche tracce di idrocarburi gassosi (Parte V, Capitolo 3, Paragrafo 1). Vengono a giorno in corrispondenza delle incisioni degli strati che le contengono, sia per un debole carico idrostatico, sia talora per una leggera pressione di gas; spesso le acque dolci di origine meteorica possono contribuire alla loro fuoriuscita. Gli efflussi si hanno normalmente sui fianchi delle sinclinali e in certi casi dal nucleo delle anticlinali (Carignano, S. Costanzo).

Fra le sorgenti più rimarchevoli, oltre le citate al paragrafo precedente, ricorderò quelle dei dintorni di Isola del Piano e del bassi Rio Puto, di cui una sembrerebbe avere una salinità fino al 100%, dei dintorni di S. Ippolito, del Rio Vergineto, del fosso di Scaricalasino, ecc.

Acque solfuree

Anche queste sono abbastanza frequenti, però incomparabilmente meno delle precedenti. Ne abbiamo due tipi diversi: uno in relazione con la formazione gessoso-solfifera, un secondo con altri terreni più antichi nella parte alta del bacino (formazione marnoso-arenacea umbra, calcare rupestre); le prime sono molto più diffuse.

Connesse con la formazione gessoso-solfifera sono quelle dei dintorni di Urbania (S. Maria in Spinateci, Peglio), Frontone (Canneto e S. Savino), della sinclinale Isola del Piano-Reforfate (Valzangona, Montefelcino, Rio Puto, Caspessa, Torre S. Marco), di Pozzuolo, Mombaroccio e Carignano. Provengono invece dal calcare rupestre quelle di Fossombrone e Gorgo a Cerbara (a). Infine defluiscono dalla formazione marnoso-aernacea quelle dei dintorni di Borgo Pace, Mercatello, Apecchio. Nulla praticamente conosciamo della composizione di queste acque in quanto ben poco ci dice la vecchia analisi del Purgotti riportata più sopra; quelle provenienti dalla formazione gessoso-solfifera devono essere spesso non semplicemente sulfuree, ma salso-sulfuree o salso-sulfuree-solfate. Le portate sono spesso buone, ma talora minime, e per lunghi periodi di siccità si annullano; per una stessa sorgente con l'aumento di portata generalmente diminuisce il contenuto in H2S.

La distinzione in due gruppi fatta inizialmente corrisponde anche a una diversa genesi, oltre che certamente a una diversa composizione chimica. Le sorgenti provenienti dai terreni gessoso-solfiferi devono la loro mineralizzazione al dilavamento in profondità di gessi o rocce solfifere in ambiente riducente; molto spesso sono anche solfate. resta il problema se il processo di riduzione dei gessi sia operato da acque salse fossili o da acque di infiltrazione di origine meteorica; è noto infatti che entrambi sono agenti possibili. Per le nostre sorgenti penso però che siano essenzialmente le acque

dolci meteoriche a determinare il contenuto in H2S, prova ne siano le forti variazioni di portata in stretta relazione con le precipitazioni (b). A queste d'origine superficiale possono associarsi in copia maggiore o minore anche quelle salse fossili, dando così acque salso-solfuree o salso-iodo-solfuree.

Le sorgenti solfidriche provenienti dalla formazione marnoso-arenacea o dal Mesozoico devono la loro mineralizzazione alla scomposizione di pirite (Parte II, Capitolo 1), (per quelle di Gorgo a Cerbara) o marcasite; in questo caso si tratta sicuramente e solamente di acque di origine meteorica operanti in ambiente riducente. Spesso si ha in vicinanza anche la fuoriuscita di acque ferruginose (Gorgo a Cerbara, dintorni di Apecchio) distinte da quelle sulfuree, con uno sdoppiamento delle mineralizzazioni ancora poco chiaro. Normalmente le sorgenti di questo secondo gruppo hanno portate maggiori delle altre in quanto maggiore è l'alimentazione.

Fra le sorgenti sulfuree più importanti ricorderò: quella del Ponte della Taverna (Apecchio), Cà Costantino (Mercatello), Borgo Pace, Canneto (Frontone), l'Acqua Puzza (Isola del Piano), ecc.; alcune sembrano superare la portata di 1 l/sec.

NOTE

(a) In realtà quest’ultima defluisce dalla corniola, ma è dal rupestre che acquista la mineralizzazione.

(b) A conferma si può inoltre ricordare che certamente di origine meteorica sono le acque sulfuree del secondo gruppo, di cui dirò, e che molto spesso si ha la fuoriuscita dalla formazione gessoso-solfifera di polle solfuree vicine ed altre salate, ma distinte (Valzangona, Carignano, Isola del Piano, Canneto, ecc.).

Acque ferruginose p>Ne conosco solo quattro: quelle di Gorgo a Cerbara, Cà Valderica (Borgo Pace), Pian di Lupino (Ajecchio) e l'Acciaiata di Valzangona. Le prime tre sono vicine ad altre solfidriche e ad esse legate per genesi. Si tratta di acque che acquistano il contenuto minerale per scomposizione di solfuri di ferro.

Conclusioni pratiche

Per quanto in Italia le acque minerali già sfruttate siano molto numerose, varie e, nella regione appenninica, con caratteri del tutto simili a quelli visti poc’anzi, non è tuttavia improbabile che in avvenire possano sorgere nel bacino del Metauro altre iniziative, oltre quelle di Valzangona e Carignano, per l'utilizzazione delle acque minerali. Non è perciò inutile dare brevi indicazioni al riguardo.

Anzitutto è evidente che solo l'analisi chimica completa potrà orientare verso i tipi più interessanti.

Per le acque salse, data la loro particolare giacitura di acque fossili, il problema della ricerca e sfruttamento, si presenta più facile e con migliori prospettive. Infatti la perforazione di pozzi convenientemente ubicati, dopo un accurato studio geologico di dettaglio, potrà permettere la captazione di acque con portate più abbondanti e concentrazioni più elevate di quelle che fluiscono naturalmente. La morfologia collinare consente anche carichi sufficienti per la condotta a distanza delle acque. Inoltre lo sfruttamento mediante pozzi evita gli eventuali inquinamenti con acque superficiali.

Per le acque sulfuree e ferruginose ci si dovrà limitare, data la loro origine, alla captazione delle polle naturali con tutti gli accorgimenti normalmente usati in simili casi.

Si può fin d'ora dire che la varietà e il gran numero delle acque minerali metaurensi meritano attenzione maggiore, di quanto è avvenuto finora e un'accurata ricerca chimica e fisica.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1954
    Ultima modifica: 01.09.2004

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