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Da Fonte Avellana alla vetta (sentiero CAI n.200 SI, 254) (itinerari – ESCURS)


DA FONTE AVELLANA ALLA VETTA (sentiero CAI n.200 SI, 254) (Comune di Serra San’Abbondio)

Tempo di percorrenza: h 7.00 (percorso ad anello)
Lunghezza: 13 km
Difficoltà: EE
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

Di tutte le salite alla vetta del Catria, quella da Fonte Avellana è la più suggestiva, e anche la più impegnativa. Dal Monastero l’ascesa e poi al ritorno la discesa non conosce soste. In cambio ci sono vecchi boschi, spettacolari rocce e grandi panorami.

Il Monastero si trova nel settore nord-orientale del Catria. Incastonato in una piccola valle vicina alle sorgenti del Cesano rimane al riparo dai forti venti e ricco di acqua di sorgente e di acqua piovana. La sua fondazione è precedente all’anno mille e per lungo tempo venne guidato da San Pierdamiani, praticamente il patrono del Catria.

Dal piazzale davanti all’ingresso del Monastero si salgono le scale coperte e poi si gira a destra per iniziare a salire, almeno fino alla foresteria esterna che si trova più in alto. Rimanendo sulla destra c’è una piccola discesa, un cancello apribile ed un ampio sentiero pianeggiante e rettilineo che poi curva a destra e dopo pochi minuti occhio alla deviazione che manda a sinistra, dove la salita diviene più ripida, fino ad arrivare al Passo della Forchetta, dove si incontra la strada asfaltata. Sul lato opposto rispetto al nostro arrivo si rivede il sentiero che sale la piccola scarpata e poco dopo affronta una prima breve salita ripida che ci proietta su un sorprendente prato pianeggiante. Questo è un buon prologo per la lunga salita che ora ci attende e che ci fa rientrare nel bosco, superare un paio di bivi con altri sentieri e arrivare, dopo un tratto veramente arduo, al cospetto di Rocca Baiarda, una bellissima roccia calcarea affacciata su un prato in pendenza tagliato in due dal sentiero. Ritrovato il bosco che ora è faggeta dobbiamo stare attenti alle strettoie della traccia e iniziare la lunga paziente ascesa agevolata dai numerosi tornanti. Un primo incrocio con un altro sentiero che sale non ci deve confondere: si continua ad andare verso l’alto. Poco dopo un secondo incrocio richiede di tenere la sinistra. Il sentiero diviene meno comodo passando in una zona di grandi rocce da aggirare o scavalcare. Qualche prato dirupato, qualche albero sofferto ed ecco l’arrivo in fondo al grande pascolo del Pluviometro. Lo dobbiamo risalire tutto, fino alla strada. Ci sono vecchie lievi tracce che vanno a zig zag e permettono di faticare meno. Arrivati sulla strada di breccia che lo delimita nella parte alta andiamo a destra e ci camminiamo fino al primo incrocio con un’altra strada, anch’essa di breccia, che sale a sinistra e ci porta al rifugio La Vernosa. Da qui l’ascesa finale alla vetta coincide col sentiero che dovremo fare per ridiscendere e tornare in questo punto. Un’ascesa che inizia senza difficoltà con una radura e con un bosco di faggi in gran parte sciabolati e provati dalle intemperie e dalla quota, poi si va allo scoperto, su di un sentiero ampio e ben visibile che oltre a salire in modo importante è reso insidioso da pietre che ingombrano il fondo. Questo fino alla piccola croce di San Pierdamiani, dopo di che si passa sull’erba, in una piccola conca che porta fin sotto la vetta dominata dalla croce del Giubileo del 1900. Un ultimo sforzo e siamo sul punto più alto della provincia di Pesaro e Urbino, il più alto di tutto l’Appennino tra i monti Sibillini e Corno alle Scale. Ridiscesi dallo stesso percorso, una volta ritrovato il rifugio La Vernosa prendiamo a scendere dai grandi prati dell’Infilatoio stando attenti a piegare a destra quando dietro le recinzioni vediamo la strada di breccia che scende. Oltre la carreggiata bisogna prestare attenzione per individuare i segnavia che indicano l’ingresso nel bosco e l’inizio dell’itinerario del ritorno. Subito una discesa impegnativa ma breve, poi tratti agevoli nella faggeta con solo qualche placca di roccia che potrebbe essere scivolosa. Quando la discesa riprende ad essere ripida i tornanti aiutano a rallentare e si avvicinano gli incroci visti anche salendo. Al primo andiamo a sinistra, cioè verso il basso. Al secondo andiamo a destra. In questo modo entriamo nel sentiero dei Carbonai che curva dopo curva ci porterà ad attraversare pezzi di bosco molto belli, a volte arricchiti del muschi che ricopre piccoli e grandi massi erratici. Nel finale ci sono anche i segni dell’alluvione del settembre 2022 e insieme ai faggi, sulla destra, anche alcuni dei castagni faticosamente piantati dai monaci. Occorre raggiungere e attraversare la strada asfaltata per fare l’ultimo pezzo di discesa che porta direttamente al parcheggio del Monastero.

 


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 02.10.2024
    Ultima modifica: 02.10.2024

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