Beni ambientali
Francesco Castracane degli Antelminelli
Nato a Fano nel 1817 e morto a Roma nel 1899. Discendente dei Castracane di Lucca, poi patrizio di Fano e Canonico della Cattedrale. Da 1840 abitò per lo più a Roma.
L'Abate Francesco Castracane fu uno scienziato che con le sue ricerche sulle Diatomee si assicurò grande fama, specialmente in rapporto allo studio delle specie presenti nei fanghi estratti dalla nave Challenger durante il viaggio di circumnavigazione effettuato dal 1873 al 1876. Tale studio venne pubblicato a cura del governo inglese (1). Fu presidente dopo il 1870 dei Lincei pontifici. Negli Atti di questa Accademia furono pubblicati molti suoi studi.
Una lapide posta nella Cattedrale di Fano ne ricorda la figura (2).
Articolo commemorativo sul settimanale "La Concordia" del 1903
Alla squisita gentilezza dell'illustre ingegnere Sig. Augusto Statuti, Segretario della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei in Roma, dobbiamo il vanto di poter fregiare questo foglio della nobile e serena figura di quella gloria scientifica, che fu il nostro concittadino Conte Abbate Francesco Castracane degli Antelminelli.
E, benchè in ritardo, non essendoci prima d'ora giunto il clichè richiesto, siamo certi però che i nostri gentili lettori ce ne sapranno grado, anche perché sotto poniamo alcuni cenni biografici dell'uomo, noto, come spesso avviene, più nell'alte sfere della scienza e fra i grandi d'Europa che nel paese natio, il cui nome per lui pure veniva legato alla storia. Diciamo cenni biografici, perché ne sarebbe impossibile in questa breve pagina dire della profondità e de' frutti de' suoi studi, della moralità, delle virtù tutte che ornarono quello spirito eletto. Ci contenteremo quindi di qualche saggio, rimandando gli studiosi alla bella e degna commemorazione che ne fece il collega accademico Prof. Giambattista De Toni, edita dalla Pace in Roma, 1899.
Dal Cav. Leonardo e dalla Marchesa Laurentina Galeotti della Zeccadi Gubbio, nasceva il 19 luglio 1817 nella parrocchia di S. Cristoforo, quintogenito di undici figli, Francesco Sav. Castracane. Compiuti i corsi di lettere e filosofia nel Collegio dei Gesuiti in Reggio, passò nel 1837 al nostro Collegio Nolfi, ove studiò le scienze sacre, venendo ordinato sacerdote nel dicembre 1840. L'anno seguente fu nominato Canonico della cattedrale, alla quale dignità rinunziò nel 1852 per attendere con più liberta ai suoi studi più prediletti.
Sino infatti dal 1841 egli erasi recato in Roma al Collegio de' Nobili, con superiore autorizzazione, a perfezionarsi negli studi e avendo ivi stretta amicizia col P. Della Rovere, si dedicò con lui alle scienze fisico- chimiche, e specialmente all'ottica accingendosi primo ad esperimentare in Roma la nuova conquista scientifica del Daguerre, e seguendo con costanza i perfezionamenti dell'arte fotografica, che dovevano poi condurlo a meritata fama negli studi micrografici, segnatamente sulle meravigliose strutture delle diatomee.
A lui il merito di aver usufruito della camera fotografica per riprodurre le immagini ingrandite dal microscopio, applicandovi altresì l'illuminazione monocromatica e la visione stereoscopica per meglio rilevare i dettagli strutturali di quelli elegantissimi vegetali. Lo studio quindi della microscopia pura e della foto micrografia lo portò a quello svariatissimo della floristica delle acque dolci e marine, a importanti conclusioni, combattute in prima da prencocetti esclusivisti e partigiani della scuola francese e tedesca, ma poi accolte universalmente dal favore di dotti, sulle condizioni di vita e sui processi di riproduzione delle diatomee, su che egli sostiene la tesi della sporulazione, e finalmente a interessarsi della geologia stessa per l'importanza che il deposito delle diatomee fossilizzate può avere nella costituzione degli strati terrestri. Il geologo infatti corrisponde al metodo archeologo che raccoglie e studia le artiche monete e medaglie quali monumenti storici dei più remoti fatti.
Una sì abbondante miniera di studi produsse una vera fioritura di scritti del Castracane, che noi tenteremmo invano anche solo di classificare. Sono infatti centoventisei monografie che egli dettò in italiano, francese, inglese e tedesco o per gli atti della Pontificia Accademia dei Lincei o in occasioni particolari che stanno a testimoniare l'attività indomita di lui la pazienza che gli resse in tutta la vita nel ricercare, classificare, spiegare l'importantissima parte, sono sue parole, che alle diatomee è assegnata nelle armonie della Natura.
E la sua fama di distintissimo micrografo naturalista varca già i confini della penisola ed eccolo in relazione non già solo con gl'itali dottori Todaro, Malinverni, De Notaris, Scarabelli, Lanzi, Pantanelli, Barbò, Meneghini ecc. ma ecco gli svizzeri Zacharias, Brun, Thung e De Candelle, il triestino Auck, lo svedese Cleve, l'irlandese O'Meara, lo scozzese Dickiè, i francesi Arnott, Miquel, Pritcgard, i tedeschi Grunovv, Normann, gl'inglesi Donkin, Sorby, Vallich, G. Smitk, Pfitzer, Newton Coombe, Skubsole, gli americani Voodward, Mamilton L. Smitk, e tanti e tanti, dalla maggior parte de' quali era onorato di singolar stima e amicizia personale.
Nel ramo speciale della crittogamologia era considerato tra i primi in Italia e all'estero, onde il governo inglese gli concesse un'altra testimonianza di fiducia, quando gli affidò l'illustrazione della grande raccolta della flora pelagica fatta dalla R.Nave della marina brittannica il Challenger nella spedizione scientifica idrografica attraverso il grande Oceano dal 1872 al '76. Il rapporto de' suoi studi in proposito pubblicato per cura di quel governo in una classica pubblicazione riccamente illustrata, premiato con medaglia d'oro all'Esposizione di Parma 1887, è uno dei migliori anelli di quella cospicua serie di lavori scientifici, ai quali diede occasione il memorabile viaggio del Challenger, ed è onorifico per l'Italia che uno dei nostri crittogamologici, il Castracane, sia stato scelto a contribuirvi.
Dopo ciò non reca più meraviglia che il Castracane fosse ricercato con nobile gara dalle primarie società scientifiche e accademie mondiali per fregiarsi del suo nome, per valersi della sua dottrina.
In vero sin dal Giugno 1867 fu nominato membro dell'Accademia Pontificia dei Lincei, e nella compagnia di quegli uomini sommi, quali il Duca Massimi, gli astronomi Scarpellini, De Vico, Secchi, Ferrari e Denza, i matematici Tortolini, Azzerelli, Cavalieri, Sereni, il geometra Volpicelli, i fisici Armellini e provenzali, il geologo Ponzi, il geografo Nardi, i biologi De Mattheis, Viale, Diorio, Maggiorani, gli archeologi fratelli De Rossi, e il Lais, non si trovò punto a disagio il nostro Abate, anzi ne fu si apprezzato che dal 1880 insino alla fine della sua vita, (eccezione fatta di un anno solo per sua temporanea rinunzia) dovè sedere fra tanto senno allo scanno presidenziale. Nel 1868 l'Istituto di Belle Arti delle Marche e l'Accademia Urbinate di scienze, lettere e arti lo eleggevano rispettivamente a socio onorario e corrispondente; nel 1869 l'Accademia Nazionale Agricola, operaia e comerciale di Parigi e la I.R. Società zoologica-botanica di Vienna lo iscrivevano tra i loro membri effettivi;nel 1870 diveniva socio corrispondente della società imperiale delle scienze naturali di Cherbourg e dell'accademia Artistica Raffaello di Urbino: appartenne pure alla Società Microscopica di Londra, Bruxelles e Brelino; nel 1882 riceveva il diploma di Socio della Società geologica italiana, e nel 1890 quello di Membro del Consiglio Direttivo della specola vaticana.
Né mancò, infine, negli ultimi anni di sua preziosa esistenza, quasi diversivo al genere degli aridi e forti da lui coltivato, di occuparsi eziandio della coltura del suolo, all'intento di migliorare le condizioni economiche degli agricoltori, da lui educati con amore, e di suggerire per istampa un metodo rotativo sessennale nell'avvicendamento delle colture, già da lui per 18 anni esperimantato con frutto.
E fu l'ultimo contributo al progresso sociale di una vita tutta spesa serenamente nei doveri del proprio stato, nello studio calmo e paziente, nel beneficare il prossimo. L'opuscolo relativo fu presentato all'Accademia il 19 marzo 1899: otto giorni dopo, colto da uno di quei deliqui mortali che da qualche tempo l'avvertivano di una prossima fine, rese tranquillamente l'anima a Dio.
La gloria cinse le tempia del Castracane di meritato alloro, ma il suo cuore non inorgoglì, e fu sua delizia conversare coi giovani per istradarli nelle meraviglie del microcosmo, notando che le vicende cosmiche le quali hanno raso dalla lista delle specie viventi i mastodonti e gli altri colossi delle primitive epoche geologiche, sono state invece tranquillamente superate dalle impercettibili diatomee. Non fuggì la discussione e le contradizioni per amore della verità, contento di ritrattarsi, quando gli occorse di aver errato; e camminò con piè fermo, con viva fiducia nel progresso delle scienze sperimentali, che dovranno, esse stesse, tornare a trionfo della verità e della religione.
Così quest'uomo, nobile di sangue, semplice di costumi, è un vero carattere di operosità, di fortezza, di modestia, di beneficenza, onore della relegione e della scienza, decoro della sua famiglia, vanto della nostra città che gli diede i natali e ora ne custodisce gelosamente le spoglie. Al plauso dei dotti, al tributo di riconoscenza che i congiunti testè scolpirono sul marmo nella nostra Cattedrale, oggi La Concordia unisce l'umile omaggio di questi assai imperfetti cenni; ma ben più che in una pagina volante o in una iscrizione marmorea, conchiuderemo con l'illustre Prof. De Toni della cui commemorazione abbiamo fatto tesoro, il ricordo delle sue virtù rimarrà scolpito sempre nei nostri cuori, ed i meriti delle sue opere scientifiche conserveranno viva la memoria di lui nelle generazioni future, alle quali Francesco Castracane potrà servire di imitabile esempio.
"La Concordia", Settimanale cattolico di Fano, anno III, n.20, 30 maggio 1903.
Si ringrazia Paolo Volpini per la collaborazione alla stesura della scheda.
NOTE
(1) The voyage of H.M.S. Challenger, Botany vol.II. Report on the Diatomaceae collected by H.M.S. Challenger
during the years 1873-1876. By Conte Abate Francesco Castracane degli
Antelminelli.
(2) Autore del medaglione scolpito sopra la lapide è il prof. Ettore Bernacchia.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.2001
Ultima modifica: 22.09.2012
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