Beni storici e artistici
Tommaso Amantini: Mosè
Tommaso Amantini, maiolicaro e scultore, fu dapprima discepolo di Francesco Bertoccini, passando poi alla scuola del pittore Federico Gioia di Borgo San Sepolcro.
Nel 1642 aprì una fabbrica di maiolica a Casteldurante ma nel 1648, alla morte del padre, si recò a Roma per dedicarsi alla scultura, entrando nella bottega di Ercole Ferrara, aderendo così ai dettami del Barocco romano.
Artista notevole, seguì, in collaborazione con il milanese Francesco Agustone, i lavori a stucco nella cattedrale di Osimo e nell'Oratorio di Santa Croce di Urbino, e le statue dei Profeti David e Giona ( la cui impostazione risulta meno articolata rispetto ai Profeti realizzati per la Chiesa di Santa Caterina di Urbania) e quella del Cristo morto posta sotto l'altare, opera che riecheggia un modello iconografico molto diffuso, realizzato nella stessa città dal Bandini ( tra il 1590 e il 1597) nella Pietà dell'Oratorio della Grotta.
Della sua attività esistono testimonianze anche a Fossombrone dove realizzò, assieme ai suoi allievi, una pregevole decorazione a stucco nella chiesa di San Filippo, che presenta evidenti similitudini con quella effettuata per la chiesa di San Giovanni Battista a Jesi.
L'Amantini fu molto operoso anche ad Ascoli Piceno dove, nella chiesa di S. Maria delle Vergini (oggi scomparsa) lavorò in stucco il fastoso altare maggiore, di notevole effetto e molto lodato dalla tradizione critica locale. Da documenti d'archivio risulta che nel 1663 eseguì per la stessa città l'ornato dell'altare laterale alla sagrestia nella chiesa dell'Angelo Custode, una delle più pregevoli costruzioni barocche ascolane.
Nel 1669 si impegnò poi a decorare la chiesa di San Filippo Neri (in seguito demolita), opera che venne perfezionata da Domenico e Marco Capobianchi a causa dell'improvvisa partenza dell'Amantini da Ascoli.
Un piccolo capolavoro è poi costituito dal rilievo in terracotta patinata con la Madonna col Bambino del Vescovado di Urbania, firmata, che lo mostra capace di cogliere in modo sorprendente i caratteri del Barocco romano, piegati ad effetti di originale delicatezza.
Nel 1675 la compagnia del SS.mo Crocifisso di Urbino, detta "della Grotta", gli commissionò di lavorare in terracotta un bassorilievo rappresentante la Novità, opera che non poté ultimare per l'improvvisa morte, avvenuta nel 1679.
da AA.VV. 1999: Urbania Casteldurante. Guida alla città.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 15.03.2001
Ultima modifica: 13.12.2009
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