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Fossombrone: il Molinaccio

Fossombrone: Mulini dell'Acquasanta

Fossombrone: Molino Ginesta


- Comune di Fossombrone

- Rio Paghella, affluente del T. Tarugo, a sua volta affluente di destra del Metauro

- Ubicato in riva destra del Rio Paghella

- Edificio in rovina, senza tracce delle strutture tipiche di un mulino. Canale di alimentazione non più presente

- Ultimo sopralluogo: maggio 1998

- Riferim. carta: 1:25.000 IGM 116 I N.O.

- Bibliografia: LUCERNA 2007

E' posto circa 600 metri a valle del Mulino delle Ginestre, in sponda sinistra del Rio Paghella.
Il suo vallato è lungo circa 200 m e la briglia era costituita da tre pali quadrati di quercia conficcati nella roccia, ai quali erano inchiodate delle tavole di legno.

A poca distanza dal mulino il Rio Paghella ha due cascate, di cui la prima è particolarmente suggestiva.

Dagli "Stati delle anime" della Parrocchia di Montalto (anni 1639-1652, c.13 ) appuriamo che nel 1642 nel territorio della "Villa di S.Sergio" abitava la famiglia di "Carlo di Grillo Molinaro del Ginestra".
Il mulino apparteneva dunque al sig. Ginestra, dal quale ha preso il nome, anche se leggermente modificato, chiamandosi ancor oggi "Molino Ginesta" (foglio 103, mappali vari); il termine si è poi esteso alla vasta possessione adiacente.
Dalla stessa fonte appuriamo che nel 1650 in località "Ca Brunetti della Villa di S. Sergio" abitava Gasparo di Marco de Molinari (c.58 v.), appartenente quindi ad una famiglia che si tramandava la tradizione della professione del molinaio, ma non sappiamo esattamente se erano anche proprietari o solo affittuari.
La mappa catastale della contrada "Brunettí" del 1770 riporta alla fine del vallato due distinti edifici (v. particella 13), i quali vennero successivamente unificati con l'aggiunta nel sec. XIX di un altro corpo di fabbrica.

Le mappe attuali (foglio 103, nn. 33 e 34) indicano che sono numerosissimi i proprietari di questo mulino.
Nel passato esso funzionava in abbinamento con il Mulino delle Gínestre dato che apparteneva agli stessi proprietari, i quali lo adoperavano per il biadame, mentre quello a monte era riservato al grano.

Il mulino è rimasto in funzione fin verso il 1935 ed attualmente è ridotto a rudere.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 22.12.2007

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