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Pesca con il rapido e la sfogliara

Pesca con la tartana


La tartana appartiene alla categoria delle reti a strascico.

Questa rete fino al 1950-1960 era costituita da filati di canapa, poi sostituita da filati di nailon o stampati. E' costituita da molte pezze che variano per la dimensione del filo e della maglia e sono cucite in modo tale da formare, durante il traino, un tronco di cono o di piramide: la parte finale del cono, chiamata sacco, ha maglie più piccole, per evitare che il pesce di piccola taglia possa fuggire. Ha anche un sistema di chiusura formato da una cimetta annodata e facilmente snodabile per il recupero della saccata. ll cono di rete è costituito anteriormente da una bocca che ha superiormente una "lima" di galleggianti e inferiormente una "lima" di piombi. Alle estremità della bocca sono fissate delle mazzette, che possono essere in legno o acciaio, atte a collegare la rete all'imbarcazione attraverso due cavi, detti calamenti. La rete è provvista di due divergenti, strutture in legno o metallo che, grazie all'azione dell'acqua, tengono bene aperta la bocca della rete.

Fra le specie principalmente catturabili si ritrovano triglie, naselli, busbane (merluzzetti), mazzole, pagelli, saraghi, sogliole, ghiozzi neri, rane pescatrici, razze, gattine, scampi, pannocchie, moscardini, seppie e calamari.

La tartana nel passato
Una descrizione della tartana usata in passato, trainata da due pescherecci anzichè da uno come oggi, si legge in uno scritto del 1911 (1).

"Questo genere di pesca, basato sull'uso di una rete a strascico, comune nei nostri mari, prende a Fano il nome speciale di pesca con la tartana e risponde alla denominazione dì pesca a coppia.

La descrizione del modo di pesca è assai semplice, perché in effetto si tratta di una rete, fatta a sacco, che striscia sul fondo marino, ed è tirata da due barchetti.
Assai più importante è la descrizione della rete, la quale compie l'ufficio di catturare le varie specie di prodotti marini che incontra nel suo passaggio.
(….)
La tartana grande si compone essenzialmente di un corpo e dì due braccia.
Eccone la nomenclatura, secondo le voci dialettali.
I due bracci sono uniti, per la loro estremità, a due funi col mezzo dì due massette dì legno incavate, nelle quali scorrono e si sostengono i corsi di due reti, detti il superiore lima da scorzo e l'inferiore lima da piombo, i quali chiudono i due bracci verso il corpo con due curve, dette rispettivamente ruota della lima da scorzo e ruota della lima da piombo.
La rete che forma i due bracci è a maglie grandi, della superficie di 16 cm quadrati: le due ruote, per ottenere nel maggiore allargamento della rete, una resistenza sufficiente, hanno, al centro delle rispettive curvature, due scaglioni a forma di triangolo, di rete fittissima, detti rispettivamente carione da scorzo e carione da piombo.
La lima da scorzo è provveduta di sugheri, posti a distanze decrescenti, in modo che, in corrispondenza delle ruote, sono fittissimi. La lima da piombo è provvista di piombi, che hanno una disposizione corrispondente ed una funzione inversa. I due bracci sono infine provveduti ciascuno dì quattro pezzi dì legno rovere, detti rugoli, del peso di 4-5 chilogrammi ognuno, i quali hanno il compito di impedire che la rete subisca lesioni dal terreno.
Il corpo, a partire dalle ruote, è diviso in tre parti: l'armatura, le gole e la manica, la quale finisce in un ciuffo di cordame.
L'armatura e le gole sono di rete, a maglie fitte, della superficie di 3,5 cm quadrati: dai due lati sono circondate da due reti sussidiarie, dette tasselli (maglia di 6 cm quadrati), le quali battono il terreno e servono a proteggerle dagli ostacoli del fondo.
Al disopra dell'armatura e delle gole vi è un'altra rete, a maglie larghe, di 20 cm quadrati, detta cerbarina, e sopra questa un'altra ancora, per difenderla dai denti dei delfini, detta delfiniera, la quale ha maglie molto larghe (50-60 cm quadrati), ed è formata di cordicella robustissima, detta sparagina.
La manica è formata di rete assai fitta, le cui maglie hanno la superficie di 2 cm quadrati, ed è ricoperta da un'altra rete a maglie grandi (30 cm quadrati), detta cerbera o sopravveste.
Dalla punta della manica parte infine una corda e va alla punta del braccio - destro o sinistro - che porta il nome dì ciuccio, la quale serve a sollevare la rete quando si impiglia nel fango od in altro ostacolo. I pescatori se ne servono anche, nei casi di pesca abbondante, per far leva al disotto del corpo della rete e spingere il pesce nelle parti alte dell'armatura, stringendo la rete e facendo due sacchi, che chiamano due saccate.
A ciascun braccio della tartana vanno aggiunti:
  • un cavo di canapa, dello spessore di 16 mm e della lunghezza di m 30;
  • un cavo di manilla, di mm. 110 e della lunghezza di m 60;
  • un cavo di manilla, della lunghezza di m 200 e dello spessore di mm 80;
  • un cavo di canapa incatramato, dello spessore di mm 80 e della lunghezza di m 500.
    I cavi dì manilla sono muniti di tanti pezzi di legno rovere (rugoli), uguali a quelli posti sotto i bracci della tartana, alla distanza di circa 6 m l'uno dall'altro, i quali servono a tener sollevati i cavi per difenderli dagli scogli.
    Al sacco sono legati due pezzi di cavi di manilla uniti insieme, uno di mm 110 della lunghezza di m 10; l'altro di mm 65 e della lunghezza di m 70, ai quali è fissato un involto di tavoletta di sughero, che, mentre si pesca, galleggia e serve ad indicare il posto preciso dove si trova la rete, e procurarne il recupero in caso di rottura dei cavi o incontro in qualche scoglio od altro, che potesse ritenere la rete nel fondo.
    Le dimensioni della tartana grande sono le seguenti:
    Lunghezza complessiva m 43: Bracci m 22, Armatura m 9, Gole m 6, Manica m 6.
    Il peso della tartana completa (colle funi) raggiunge, in media, i 12 quintali.
    (….)
    Circa il modo con il quale viene adoperata la rete per la pesca, non credo necessari ulteriori chiarimenti, avendo già detto come questa funzioni: aggiungerò solo che la rete viene calata a mano, mentre le due barche si allontanano lentamente e si mettono con la prua verso il vento, allungando le funi fino a che sia scesa dolcemente al fondo.
    La distanza media in cui si pongono le barche, dopo calata la rete, è di circa 125 metri; ed in dialetto fanese questa distanza viene chiamata verta. La rete viene tirata dall'acqua ogni due ore.
    Con la tartana si pescano, in genere, tutte le specie di pesci, crostacei e molluschi che vivono nella zona del medio Adriatico, e la quantità varia notevolmente; da pochi chilogrammi a più quintali.
    Questo modo di pesca si pratica in tutte le stagioni, sia nelle acque nostrane, che sulle coste dalmate ed istriane, dove si recano ogni anno 10 mute di barchetti, per un periodo di circa 6 mesi, cioè da dopo i Santi fino a Pasqua. Ma di là mandano, ogni giorno possibilmente, il pesce a Fano, ed i barchetti stessi, salvo che il tempo non lo permetta, ritornano frequentemente, tanto per approvigionarsi, che per le normali, necessarie riparazioni.
    L'equipaggio dei barchetti, che esercitano la pesca colla tartana, varia di numero a seconda della grandezza del legno e del tipo di tartana (grande o mezzana): si può calcolare che ogni muta di barchetti grandi, che eserciti la pesca con la tartana, ne abbia 16-20, e che 10-14 ne abbiano le mute mezzane.
    Tutto quanto precede si riferisce alla tartana grande: quella di mezzana grandezza non differisce affatto, per ciò che riguarda le funi da tiro, mentre per le dimensioni ed il valore vi è la diminuzione di un decimo.
    Facendo i calcoli relativi si ha quindi per la tartana mezzana le seguenti misurazioni:
    Lunghezza totale m 38,70 - lunghezza dei bracci m 19,80 - idem dell'armatura m 8,10 - idem delle gole m 5,40 - idem della manica m 5,40."
    La tartana ai giorni nostri
    Attualmente la tartana possiede cavi di traino più robusti rispetto a quelli di canapa usati nel passato, costituiti da un cavo d'acciaio ricoperto di stoppino. Le attrezzature per congiungere la rete col natante variano di spessore e tenuta a seconda della potenza del motore impiegato. A parità di potenza del motore si pesca inoltre con una rete più grande in fondali "puliti" (in dialetto d'in bòn), più piccola nei fondali sporchi (in dialetto in spréa) situati più al largo.

    NOTE
    (1) FERRETTI U., 1911 - L'industria della pesca nella marina di Fano.


  • Dettaglio scheda
    • Data di redazione: 01.01.2001
      Ultima modifica: 13.03.2005

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