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Lumachelle (boccolotti) col battuto

Minestra alla contadina

Lumachelle


A Urbania raccontano che questo piatto si preparava già dai tempi in cui la corte ducale di Urbino frequentava l'antica Castel Durante, dove possedeva il Barco o parco ducale, località di caccia di cui resta intatta la grande villa iniziata per volere di Federico II da Francesco di Giorgio Martini. Raccontano ancora che il piatto sia uscito dalla cerchia della servitù ducale e si sia poi diffuso a Urbania, Urbino, Sassocorvaro e zone limitrofe.
Era chiaramente un piatto delle grandi occasioni.
Oggi la preparazione della pasta viene fatta esclusivamente presso alcuni conventi di suore della zona. La ricetta che segue è stata raccolta presso il monastero delle Benedettine di S. Maria Maddalena di Urbania.
La pasta si prepara in due versioni: a cerchietti più piccoli che si cuociono in brodo di carne arricchito con i "grisilli" (fegato e maghetto di pollo), una minestra delicatissima molto indicata per gli ammalati e a cerchietti più grandi che si cuociono come una normale pastasciutta e si condiscono con ragù.

Per 12 persone, tante quante sono le suore del monastero di S. Maria Maddalena, si prepara una sfoglia, più erta di quella per tagliatelle, con 6 etti di farina, 5 uova, un cucchiaino di cannella in polvere, una scorza grattugiata di limone, un pizzico di noce moscata e un etto di parmigiano grattugiato (una volta pecorino). Si piega nel modo solito e si taglia a fettuccine larghe 1/2 o 1 cm, a seconda che si vogliano ricavare lumachelle da fare in brodo o asciutte. Attorno ad un bastoncino scortecciato di "vetica", lungo 35 cm e dello spessore di uno spiedino si avvolgono dei pezzi di queste fettuccine in modo da formare tanti anelli, distanziandoli, l'uno dall'altro, un centimetro. Questo bastoncino si fa poi rotolare sotto una leggera pressione con le dita su un antico pettine per tessitori. Si formeranno tante lumachelle rigate che, somigliando ai grani del Rosario, vengono anche chiamate "Ave Marie" (quelle più piccole) e "Pater Noster" (quelle più grandi). Vengono facilmente sfilate dai bastoncini e, prima di cuocerle, vengono messe a riposare coperte da un telo di lino ("mantil") sopra la spianatoia. Si servono con una manciata di parmigiano.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 09.04.2005

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