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Trivella o Succhiello

Carrucola per pozzo

Il pozzo e la pozza - generalità


Il pozzo, in genere, era situato a breve distanza dalla casa colonica, aveva una profondità variabile a seconda della profondità della sorgente; perlopiù si aggirava intorno a venti metri.
Era rivestito da una soletta di mattoni, posti a coltello, fino al livello dell'acqua; alla superficie era sovrastato da un piccolo capanno in muratura coperto da un tetto di tegole o di coppi; la costruzione aveva una finestra, munita o meno di sportello e un davanzale coperto da una grossa tavola per appoggiarvi i recipienti.
Al centro sotto il tetto era appesa una carrucola di legno o di ferro, per mezzo della quale si calava un secchio vuoto, o un orcio, appeso ad una catena a sua volta collegata ad una fune lunga e robusta: lo si recuperava quando si era riempito, tirando la corda.
Più spesso la fune si avvolgeva e si svolgeva attorno a un vogle, grosso argano di legno, azionato da una ruota di ferro esterna all’edicola del pozzo e munita di manico.
La discesa avveniva automaticamente, col peso del recipiente; l'arresto del recipiente si otteneva frenando con le mani il cerchio della ruota. L'acqua attinta al pozzo serviva per le persone, per gli animali, per l'annaffiatura dell'orto. Presso il pozzo si teneva un basso tino in cui si versava l'acqua utilizzata per lavarsi e abbeverare il bestiame. D'estate il pozzo veniva utilizzato come frigorifero per tenere al fresco del vino o per conservare per un breve periodo la carne.
Succedeva di frequente che un secchio o un orcio si sciogliesse dalla catena e restasse sul fondo. Solitamente lo si recuperava coi rampini: un cerchio di ferro munito di vari uncini che qualche contadino si era fatto fare dal fabbro a questo scopo. Calati i rampini in fondo al pozzo, uno degli uncini finiva per agganciare il manico del recipiente. Quando questo non bastava, o quando occorreva recuperare qualche oggetto di una certa importanza o magari la carcassa di un pollo che avrebbe inquinato l’acqua, toccava a un ragazzo scendere appeso alla fune.
Per lavori di maggior impegno si chiamava il pozzaiolo.
Qualche padrone illuminato faceva installare nel pozzo una pompa aspirante-premente azionata da un volano di ferro munito di un pesante contrappeso; ma, a parte la fatica che richiedeva, produceva un chiasso infernale a causa dell'asta che sbatteva dentro il tubo. Neppure la gnorgna, la nòria azionata da pale a vento installata da qualche audace, dava risultati efficaci.

La pozza, invece, era un piccolo invaso scavato nel terreno di natura argillosa, perché così l’acqua, ivi raccolta, non drenasse facilmente. Nella pozza era condotta l’acqua piovana dei campi e delle strade; essa costituiva una provvidenziale riserva d’acqua per l’estate, utile soprattutto per abbeverare il bestiame e per innaffiare l’orto.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2001
    Ultima modifica: 04.02.2012

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