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Barchi (PU)

Barchi: Ara con dedica al Dio Apollo

Cenni storici su Barchi


Storia antica

Le vallate che circondano l'antico castello di Barchi, dai paesaggi ancora ricchi di vegetazione e di fauna, furono abitate da popoli diversi, che vi si stanziarono fin dai tempi più antichi.

Alcuni reperti documentano che questa zona fu abitata fin dal 5° millennio a.C. da popolazioni nomadi e pastori.
I primi abitatori di cui si ha notizia (dal X sec. a.C.), furono i Pelasgi (antico popolo proveniente dalle terre del Mediterraneo orientale noto per le grandi fortificazioni fatte con grossi massi di pietra), ed in particolare gli "Asili" discendenti del re pelasgico Aso, considerati i fondatori della vicina città romana di Suasa.
Dopo i Pelasgi, fu la volta degli Umbri, degli Etruschi ed anche, probabilmente, dei Piceni.
Verso la fine del V secolo a.C. giunsero, dal nord Europa, i Galli Senoni, ricordati per la ferocia, per la mole dei corpi e per la grandezza delle armi.
Essi riuscirono ad occupare gran parte del territorio dell'attuale provincia di Pesaro e si spinsero anche oltre, finchè non incontrarono sulla loro strada i Romani.
Numerosi e violenti furono gli scontri con i Celti, ma alla fine prevalsero i Romani nella battaglia decisiva di Sentino nel 295 a.C.
Nel 207 a.C. i consoli romani Claudio Nerone e Livio Salinatore sbaragliarono l'esercito cartaginese di Asdrubale presso le rive del Metauro. A testimonianza di questo evento si ricordano i ritrovamenti nella zona di monete, cocci, ossa e perfino di una zanna di elefante.

La posizione dell'intero territorio, a metà strada fra le due grandi città romane di Forum Semproni e Suasa (appena 15 chilometri in via d'aria e su un tratto apparentemente facile da percorrere), ha sicuramente favorito l'insediamento di ville e fattorie.
Lungo la vallata del Rio Maggio, affluente del fiume Cesano, affiorano dai campi ancor oggi frammenti di pietre e mattoni e sulla parte opposta del territorio comunale in località Villa del Monte, è frequente il riemergere di frammenti di cocci di notevole spessore, forse antichi contenitori di granaglie o altro.

Il documento archeologico più significativo della presenza dei Romani nel territorio di Barchi è costituito da un'ara in pietra con dedica ad Apollo, rinvenuta nel 1756 e ora conservata nel Palazzo Ducale di Urbino, che fa presupporre l'esistenza di un antico tempio dedicato alla stessa divinità.
La romanizzazione del territorio significò un lungo periodo di pace e prosperità, che durò più di seicento anni fino a quando le continue incursioni dei barbari non fecero crollare definitivamente l'impero romano. L'intero crinale posto fra le due città messe a ferro e fuoco fu certamente il primo rifugio per quegli abitanti.

Storia medioevale

Dopo la distruzione di Suasa da parte dei Visigoti di Alarico (409 d.C.), i superstiti si rifugiarono sulle colline circostanti dove costruirono i primi nuclei dei villaggi e fra questi probabilmente Barchi.
Grosse mutazioni investirono in questo periodo la zona: al popolo Celticoromano che aveva dominato incontrastato da secoli le terre dell'Italia centrosettentrionale, si aggiunse un'importante componente gotico-longobarda e, in parte minore, bizantino-franca, che diede origine ad un vero e proprio nuovo popolo, il quale ben presto adottò la religione cristiana che si era diffusa fin qui sin dal IV sec. d.C.
Anche il territorio mutò: le valli non erano più completamente ricoperte dalle selve. Dopo le vicende della Guerra Gotica (535-553) combattuta fra Ostrogoti e Bizantini, e la vittoria finale di questi ultimi, Barchi fece parte dell'esarcato di Ravenna e della "provincia" della Pentapoli (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia ed Ancona).
Più tardi il territorio bizantino venne occupato dai Longobardi di re Astolfo (752) e dai Franchi di Pipino il Breve (755).
A seguito del trattato di Quierzy (754), la Pentapoli (e Barchi con essa) fu consegnata al Pontefice Stefano II (donazione di Pipino il Breve). Da allora, iniziò il dominio (seppure indiretto) dello Stato della Chiesa, che sarebbe durato fino al XIX secolo. Il più antico documento edito che riguarda Barchi è quello con il quale nel 1072 Beatrice di Toscana e Matilde di Canossa confermano all'eremo di Fonte Avellana i propri beni fra i quali la Chiesa di S. Martino in BARKI.
Una successiva conferma riguardante lo stesso possedimento, effettuata da Papa Innocenzo II il 24 maggio del 1139, riporta invece il nome di BARTI.
Da allora in parecchi documenti successivi Barchi verrà chiamato BARTHI, BARTIS, BARTE...
Oltre a quella di S. Martino (protettore dei Franchi e dei Longobardi) nel XIII sec. vi erano a Barchi altre due Chiese: quella di S. Giovanni Battista, e quella dedicata ai Santi Salvatore e Paolo.
La costruzione delle prime fortificazioni intorno al villaggio barchiese risale probabilmente al XII sec., quando esso entrò a far parte come castello del comitato di Fano (1162).
I secoli del basso medioevo non furono felici per Barchi, la cui popolazione fu decimata e martoriata dalla peste, dalle carestie e dai passaggi delle Compagnie di ventura.
Dal 1309 al 1377 con il trasferimento dei Papi da Roma ad Avignone iniziò anche nella nostra regione una serie incessante di sanguinose lotte per il dominio sui vari castelli fra i numerosi e bellicosi signori locali (fra questi gli Sforza, i Malatesta, gli Ordelaffi, i Montefeltro e quelli, come gli Aragona di Napoli, che guidarono le truppe pontificie).
Di questo periodo opere vantaggiose furono, invece, le ristrutturazioni dei castelli e delle rocche delle vallate del Metauro e del Cesano, effettuate da Galeotto Malatesta (dal 1381 in poi), e soprattutto quelle precedenti effettuate dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz, inviato in Italia da Papa Innocenzo VI. L'Albornoz sostò a Fano e visitò anche Barchi, dove nell'aprile del 1355 la magistratura locale gli rese omaggio.
Nel 1446 a termine delle infinite guerre si ebbe la vittoria definitiva di Sigismondo Malatesta il quale ottenne da papa Eugenio IV l'investitura del territorio di Fano e del vicariato Cesanense che comprendeva anche il castello di Barchi.
Nell'estate del 1457 il Duca d'Urbino Federico III di Montefeltro decise di invadere il territorio dei Malatesta occupando numerosi castelli e fra questi anche Barchi.
Un documento del Settecento sulla vita di Federico, ne descrive l'assedio con queste parole: "... s'appresso' (Federico) a Barchi, castello assai grosso, posto sull'alto, e si per natura, come per umana industria, secondo que' tempi assai forte; onde per essere convenientemente presidiato, mentre l'esercito fu lontano, ancorchè amorevolmente esortato a rendersi ebbe ardire di resistere...".

Storia moderna

Entrato nell'orbita del Ducato di Urbino, vi rimase per quasi due secoli. Furono anni che videro aumentare il benessere della popolazione ed abbellirsi sempre più il Castello. Venne eretta la Torre del palazzo municipale, furono costruiti il palazzo Ducale, il Palazzo del Tribunale; furono istituiti l'Ufficio dei Notai, di Gabelliere, la Caserma, le Carceri e la Farmacia.
Le famiglie nobili ornarono i palazzi con stemmi e portali in pietra, in cotto ed arenaria, si dedicarono all'abbellimento della Chiesa parrocchiale e istituirono con il concorso di tutta la popolazione le prime confraternite religiose.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 23.12.2018

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