Funghi, flora e fauna
Lo studio dei Molluschi dell'Adriatico antistante la Provincia di Pesaro e Urbino e del bacino del Metauro
Per i Molluschi marini il periodo di studio va dal 1985 al 2024, anche se sono stati considerati dati antecedenti.
Sono state considerate le specie presenti nel tratto di Alto Adriatico (1) antistante la costa della Provincia di Pesaro e Urbino, per una lunghezza di circa 41 km e un'ampiezza di 65 km corrispondenti a circa 35 miglia (2). La zona in questione ha una profondità dolcemente degradante sino a 66 m, nella zona centrale di questa parte di Adriatico.
Da un punto di vista biogeografico, in base alla suddivisione dei mari italiani in 9 aree adottata per compilare la checklist della Società Italiana di Biologia Marina del 2006 (www.sibm.it), la zona di studio è compresa nell’area biogeografica dell’Alto Adriatico, ossia il tratto di mare tra il limite nord del bacino e la linea congiungente il promontorio del Conero con l’Istria. E’ situata in adiacenza dell’area biogeografica del Medio Adriatico posta più a sud.
In questa zona i fondali (suddivisi per piani in base alla profondità ed associati alle rispettive biocenosi) sono:
piani sopralitorale, mesolitorale (o intertidale) e infralitorale (3)
- fondale roccioso costituito da rocce, massi e lembi di fondo sabbioso lungo gli 11 km della costa alta del S. Bartolo (da Pesaro a Gabicce) ampio 20-70 m; moli e scogliere frangiflutti presso riva lungo il resto della costa, con le biocenosi delle Rocce Mediolitorali e delle Alghe Fotofile. Vanno da 0 a 3-5 m di profondità;
- fondi mobili costieri:
fondali sabbioso, sabbioso-fangoso e fangoso molto sabbioso costieri (sabbie litorali, sabbie pelitiche e peliti molto sabbiose) (4), con le zoocenosi a Venus gallina e Venus gallina + Owenia fusiformis (SCACCINI 1967). Vanno dalla riva a 1-1,5 miglia dalla costa e da 0 a 10-12 m di profondità; fondale fangoso-sabbioso con acqua più o meno salmastra alla foce dei corsi d’acqua (Arzilla, Metauro e Cesano) e dei porti-canale di Gabicce mare (F. Tavollo), Pesaro (F. Foglia) e Fano (Vallato del Porto alimentato dal F. Metauro);
fondale fangoso-sabbioso costiero (peliti sabbiose), con le zoocenosi a Venus gallina e Venus gallina + Owenia fusiformis (SCACCINI 1967). Va da 1-1,5 a 4,5-7,5 miglia dalla costa e da 10-12 a 18-22 m di profondità.
In questi fondi mobili non sono presenti le praterie a Posidonia e Zostera, pur potendo queste piante fanerogame vivere nella fascia sino a 30 m circa di profondità.
piani infralitorale e circalitorale
- fondi mobili al largo: fondali fangoso e fangoso-sabbioso (peliti e peliti sabbiose), con la zoocenosi a Turritella communis (SCACCINI, 1967) (5). Vanno da 4,5-7,5 a 15-16 miglia dalla costa e da 18-22 a 48-58 m di profondità.
piano circalitorale
- fondale sabbioso-fangoso (sabbie pelitiche “relitte”), con la zoocenosi a Tellina distorta (SCACCINI, 1967) e fondale fangoso molto sabbioso (peliti con molta sabbia), con la zoocenosi a Turritella communis (nella facies con esemplari morti quasi esclusivi) (SCACCINI, 1967) (6). Vanno da 15-16 a 35 miglia dalla costa e da 48-58 a 66 m di profondità. Queste due biocenosi occupano una vasta zona al centro dell’Adriatico: la biocenosi a Tellina si estende da Ravenna a Giulianova e quella a Turritella da Fano a Giulianova. In esse l’epifauna è abbondante e costituita in prevalenza da spugne, ascidie, attiniari e molluschi, con l’aggiunta dei detriti provenienti dagli organismi morti. Sono questi i cosiddetti fondi sporchi dei pescatori locali, dove la pesca a strascico è difficoltosa e per impedire l’intasamento delle reti si devono usare accorgimenti particolari.
- Acque libere sia al largo che presso costa, superficiali o profonde, non immediatamente prossime alla riva e al fondo (ambiente pelagico).
Tra gli studi che riguardano i Molluschi di questo tratto di Adriatico ricordiamo il lavoro "I Molluschi della spiaggia di Fano" pubblicato da RUGGIERI (1949) basato su materiale raccolto in spiaggia, sui blocchi calcarei del molo e in piccola parte prodotto di pesche. Nel 1968 e 1970 POGGIANI si è occupato delle larve planctoniche di alcuni Molluschi dell'Alto e Medio Adriatico. Nel 1973 POGGIANI, PICCINETTI & PICCINETTI MANFRIN hanno trattato la biologia dei Molluschi bivalvi Venus gallina e Tapes aureus nell'alto Adriatico. Nel 1978 sono stati pubblicati i risultati di 15 prelievi effettuati poco al largo della costa del San Bartolo (Pesaro), comprendenti anche i Molluschi (PICCINETTI, 1978). Nel 2004 è stato pubblicato il già citato “I Molluschi marini conchiferi della Provincia di Pesaro e Urbino”, di POGGIANI L., MATTIOLI G. & MICALI P. I Molluschi conchiferi di una parte della nostra zona di studio sono stati illustrati nell’Atlante delle conchiglie del Medio Adriatico (COSSIGNANI et al., 1992), che si è occupato del settore di Alto Adriatico dal parallelo a 43°58' di latitudine Nord sino alla linea limite con il Medio Adriatico (la congiungente Numana di Ancona con l'Isola Grossa nella costa croata). PICCINETTI et al. (2012) esaminando le risorse demersali dell’Adriatico, hanno pubblicato i dati anche di 9 specie di Cefalopodi di interesse per la pesca. Nel 2011 e 2012, nell’ambito delle campagne SOLEMON, sono stati raccolti dati riferiti ad organismi bentonici provenienti da 76 stazioni di rilevamento distribuite nell’Alto e Medio Adriatico: tra queste, 7 stazioni sono comprese entro la nostra area di studio o nelle immediate vicinanze, con riportati anche i Molluschi (dati utilizzati in SANTELLI et al., 2017).
Hanno fornito dati e raccolto esemplari Giovanni Mattioli, Simone Ottorino Bai, Christian Cavalieri, Virgilio Dionisi, Giorgio Maiella, Giulio Riga e Paolo Volpini. Gli esemplari conservati appartengono alla collezione del Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano, alla collezione curata da Luciano Poggiani e depositata nel Centro di Educazione Ambientale Casa Archilei e alla collezione privata di Pasquale Micali.
Per la nomenclatura si è seguita la checklist riportata nel sito web della S.I.M. (Società Italiana di Malacologia), http://www.societaitalianadimalacologia.it Sistematica Mediterranea, che ha sua volta si basa su WoRMS (World Register of Marine Species, http://www.marinespecies.org/index. php) e su CLEMAM (Check List on European Marine Mollusca, http://www.somali.asso.fr/clemam/index. clemam.html).
Molluschi di acqua dolce e terrestri
Per quel che riguarda i Molluschi di acqua dolce, lo studio è stato condotto utilizzando dati dal 1971 al 2018; un'indagine più sistematica è stata condotta dal 1994 al 1996 in 54 stazioni di rilevamento dislocate in tutto il bacino del Metauro (21 stazioni lungo il Metauro dalla foce alle sorgenti, 3 sul T. Tarugo, 11 sul F. Candigliano, 8 sul T. Burano, 4 sul T. Bosso e 7 sul T. Biscubio). Il periodo di studio dei Molluschi terrestri va dal 1990 al 2018.
Sono state prese in considerazione le specie presenti nel bacino del Metauro, al quale si aggiungono limitate porzioni di tre bacini contigui. La zona di studio è stata suddivisa in 25 quadrati di 10x10 km (divisi ciascuno in quattro per un totale di 75 quadrati di 5x5 km), appartenenti al reticolo di riferimento del Sistema UTM (Sistema Universale Trasverso di Mercatore) ED50 e compresi nelle maglie fondamentali di 100 km di lato TJ e UJ della zona 33T. Per ogni specie è stata preparata la relativa carta di distribuzione.
I quadrati non sono stati visitati in base ad un piano preordinato, con la conseguenza che alcuni lo sono stati solo raramente o affatto: considerando i quadrati di 10x10 km risultano coperti 20 quadrati su 25; 49 su 75 considerando quelli di 5x5 km. Anche per questa ragione non è stata tentata una valutazione sulla consistenza delle popolazioni dei Molluschi, ma viene riportata soltanto la frequenza delle osservazioni. Il reperimento degli esemplari è stato effettuato per lo più con raccolta a vista, ma anche con l’esame del sedimento in ambienti acquatici, delle posature lungo i corsi d’acqua e della lettiera e del terriccio in ambienti boschivi o ai piedi di alberi. Risulta sicuramente sottostimata la valutazione di frequenza di osservazione per alcune specie di dimensioni piccole e medio-piccole (Carychium, Discus, ecc.), dato il numero ridotto di campionature effettuate in posature, sedimenti e terriccio.
Si ringraziano per l'aiuto nella determinazione Folco Giusti (specie terrestri) e Giorgio Lazzari (specie di acqua dolce e terrestri). Hanno fornito un numero cospicuo di dati Marco Bodon e Simone Cianfanelli; hanno raccolto campioni Simone Ottorino Bai, Giulio Carnaroli, Christian Cavalieri, Virgilio Dionisi, Leonardo Gubellini e Giuseppe Panaroni (citati in alcuni casi come "comunicazione personale": com. pers.) Gli esemplari conservati appartengono alla collezione curata da Luciano Poggiani e depositata nel Centro di Educazione Ambientale Casa Archilei di Fano.
Per la nomenclatura si è seguita in linea di massima la checklist di BANK R.A. (2017) e la checklist del sito web della S.I.M. (Società Italiana di Malacologia), http://www. societaitalianadimalacologia.it, Sistematica continentale.
NOTE (1) Da un punto di vista geografico l'Alto Adriatico va dalle acque venete e friulane fino alla linea che unisce fra le due coste Ancona e Zara.
(2) 1 miglio marino = 1852 m.
(3) Il piano sopralitorale (o zona emersa) è la zona di riva bagnata solo dagli spruzzi delle onde. Il piano mesolitorale (o mediolitorale, o intermareale, o intertidale, o zona litorale) è la zona tra la bassa e l'alta marea. Il piano infralitorale (o zona sommersa) è la zona sempre sommersa che si estende sino a 25-30 metri di profondità, limite di illuminazione al di là del quale non vivono le piante Fanerogame marine (Posidonia e altre). Il piano circalitorale (o zona di platea) si estende nella nostra zona di Adriatico da 30 a circa 65 metri (la maggiore profondità che si raggiunge nella parte centrale).
(4) Peliti: sedimenti a granulometria finissima, composti prevalentemente di minerali della famiglia delle argille. Al posto di questo termine, proprio della geologia, viene di solito usato quello più generico di fango.
(5) In SCACCINI e PICCINETTI 1967 tali sedimenti vengono indicati come fango scuro e molle il primo e come sabbione (fondo sabbioso fine e duro) il secondo.
(6) In SCACCINI e PICCINETTI 1967 tali sedimenti vengono indicati come sabbiosi fini e duri.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.2004
Ultima modifica: 11.09.2024
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