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Checklist degli Anfibi della Provincia di Pesaro e Urbi...

Raganella italiana - Hyla intermedia

Geotritone italiano - Hydromantes italicus


Geotritone italiano - Hydromantes italicus Dunn, 1923

Ordine: Caudata. Famiglia: Plethodontidae

Note tassonomiche: SPEYBROECK et al. (2020) assegnano i geotritoni al genere Speleomantes, tuttavia DI NICOLA (2020), in accordo con diversi autori che si occupano di Pletodontidi, suggerisce il mantenimento del genere Hydromantes, considerando Speleomantes e Atylodes a livello sottogenerico.

Caratteri distintivi: lunghezza totale 7-10 cm, fino a 11 cm nei maschi e a 12 cm nelle femmine. Possiede zampe parzialmente palmate, con dita corte e tozze, e coda a sezione tondeggiante. Dorso bruno con macchie chiare, marroni, rossastre o giallastre, parti ventrali scure con macchie marmoreggiate biancastre. Giovani di colore bruno con macchie rossastre su coda e arti. Sessi simili. Nei maschi la coda è mediamente più lunga e da adulti sono provvisti nella parte inferiore della mascella dellla ghiandola mentoniera, che svolge un ruolo durante l’accoppiamento. Specie simili: si distingue dai tritoni in fase terrestre per la coda con sezione tondeggiante (anziché compressa lateralmente e dotata di creste); dalla Salamandrina dagli occhiali per avere 5 dita nelle zampe posteriori (anziché 4) e colorazione differente. Le altre specie di Hydromantes italiane (ambrosii, flavus, genei, imperialis, strinatii, supramontis) vivono in regioni più o meno lontane dalla nostra zona di studio e sono distinguibili soprattutto su base genetica.

Biologia: il Geotritone italiano quando non si trova in ambienti ipogei è prevalentemente notturno; solo nelle giornate di pioggia, umide e in assenza di vento, è possibile osservarlo all'esterno. E’ privo di polmoni ed ha una respirazione quasi esclusivamente cutanea. Si arrampica molto facilmente anche in pareti verticali o aggettanti e cattura piccoli invertebrati estroflettendo la lingua appiccicosa. Si difende emettendo dalla pelle sostanze molto irritanti per gli eventuali predatori. La femmina depone le uova a piccoli gruppi in anfratti umidi del terreno e le protegge sino alla schiusa. I piccoli nascono allo stadio di larve già quasi metamorfosate e lunghe 22-24 mm alla schiusa, permettendo alla specie di non essere vincolata alla presenza di acqua.

Distribuzione in Italia: specie endemica italiana, diffusa lungo l’Appennino dall’Emilia-Romagna e Toscana sino all’Abruzzo. Per quel che riguarda regioni a noi vicine, risulta presente in Emilia-Romagna da 216 a 1270 m di quota (MAZZOTTI et al., 1999).

Dati accertati nella zona di studio (Provincia di Pesaro e Urbino): diffusione (compresi dati bibliogr.): specie poco diffusa. Frequenza di osservazione: scarsa. Distribuzione altitudinale: da 180 m (Monti del Furlo) a 1500 m (M. Catria, 2005 - GUBELLINI, com. pers.). Osservazioni: dati dal 1989 al 2020. Essendo la specie considerata vulnerabile (“quasi minacciata” (NT) per le Marche - in FIACCHINI, 2008a), per motivi precauzionali non si è ritenuto opportuno specificare le località esatte di ritrovamento. Zona di media e alta collina e appenninica esterna: Monti del Furlo (cella n.27): prima del 1990 (BRILLI-CATTARINI, com. pers.); a 180 m di quota nel maggio 1999 e nell'ottobre 2000 (MARZANI e MANIERI, com. pers.); un giovane nascosto sotto la corteccia di un albero morto il 27-9-2006 (CAVALIERI, com. pers.); un esempl. nel 2010 circa, in un lembo di faggeta (GUBELLINI, com. pers.); un esempl. trovato morto sulla strada della Gola l’11-4-2018 (FANESI, com. pers.). Zona appenninica interna: M. Simoncello (cella n.15) a 1000 m circa in una grotta, nel 1999 (PACI, com. pers.). Dintorni di Apecchio (cella n.31) a 700 m circa in una grotta in rocce di marna e arenaria, prima del 2000 (COLLESI, com. pers.). M. Petrano e Gruppo del M. Nerone (celle n.32 e 33): dal 1990 al 2002 in rupi, pietraie e grotte nel calcare (DIONISI V., POGGIANI; FALCIONI, PELLEGRINI, AMATORI, MARZANI, BRILLI-CATTARINI, BAGLI, FIACCHINI e TAVONE, com. pers.) e il 15-10-2019 (COPPARI, com. pers.); osservazioni quasi tutto l'anno sino al 2019 in ambienti ipogei ma a volte in giornate piovose anche entro il bosco (BRENNA, com. pers.). Serra di Burano (cella n.37) dal 2014 al 2020 (BAI, COPPARI e MARTINELLI, com. pers.). Cagli in vicinanza del paese (cella n.34) a circa 340 m di quota, alcuni esemplari in una boscaglia con suolo pietroso nell’inverno 2018 (PICCINI, com. pers.). Gola del Burano (cella n.37) il 22-2-2019 (FAGIOLO e GIACCHINI, com. pers.). Gruppo del M. Catria, da 220 a 1500 m in grotte, zone rocciose e sbocchi di sorgenti dal 1990 al 2020 (LELI, MARZANI, BARBADORO F., PELLEGRINI, GUBELLINI, RAVAIOLI, CECCUCCI R., PANARONI, FRATERNALE e GIOVAGNOLI, com. pers.). Habitat: luoghi umidi come grotte e altre cavità del suolo, zone rocciose sotto le pietre e nella lettiera di foglie.

Osservazioni anteriori al 1980: Madonna di Acquanera nel Gruppo del M. Catria in Comune di Frontone (cella n.38) a 800 m, 2 giovani sotto pietre umide, il 15-4-1976 (POGGIANI).

Dati bibliografici: cella n.3 tra San Marino e Marche (TEDALDI et al., 2014). Grotta di Pasqua nella valle del Rio di Mandrio (Comune di Montescudo, RN) (cella n.3), il 2-11-2000 (BAGLI, 2001) e nel 2015-2016 (COSTA & PENAZZI, 2016). Riserva naturale del Sasso di Simone in Provincia di Arezzo, Toscana (cella n.15) (VANNI, 2001). Celle n.15 e 23 tra Toscana e Marche, nel periodo a partire dal 1985 (VANNI & NISTRI, 2006). Gruppo del M. Nerone: Grotta dei Prosciutti il 30-8-1924 (VANNI et al. 1994, legit A. ANDREINI); nelle grotte in genere (BANI, 1989). M. Catria in loc. Petrara (Comune di Frontone) (cella n.38) nel maggio 1989, in ripari sotto roccia (VANNI et al., 1994 su segnalaz. di M. PANDOLFI). Celle n.38 e 39 tra le Province di Pesaro-Urbino e di Ancona nel periodo a partire dal 1994 (FIACCHINI, 2003).

Dati bibliografici errati: cella n.8, il dato di presenza riportato nella carta di distribuzione in POGGIANI & DIONISI, 2003 è errato e si riferisce alla vicina cella n.15.

Normative di tutela: specie rigorosamente protetta in base alla Convenzione di Berna del 1979 (Allegato II); specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa in base alla Direttiva Habitat 92/43 del 1992 (Allegato IV). Valutata come “a minor preoccupazione” (LC) (categoria della popolaz. italiana nella Lista rossa IUCN dei vertebrati italiani, RONDININI et al., 2013) e “quasi minacciata” (NT) da FIACCHINI (2008a) per le Marche.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 15.01.2003
    Ultima modifica: 07.08.2024

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