Geologia e clima
Geologia del bacino del Metauro - generalità
La storia geologica del Bacino del Metauro
Studiando le rocce del bacino del Metauro si può ricostruire la paleogeografia di questo territorio. Naturalmente il paesaggio era molto diverso da quello attuale in quanto era essenzialmente un paesaggio sottomarino caratterizzato da una morfologia che mutava con il tempo e con l'evoluzione tettonica del bacino stesso.
Duecento milioni di anni fa, nel Triassico superiore c'era un oceano, la Tetide, che parallelamente all'Equatore, dall'India raggiungeva il mare dei Caraibi. A nord c'era il supercontinente chiamato Laurasia, a sud il Gondwana. Questo oceano caratterizza tutta l'era Mesozoica che viene divisa in tre periodi: Triassico, Giurassico e Cretacico.
I sedimenti che oggi costituiscono le dorsali montuose dell'alto bacino del Metauro si sono deposti a partire da questo lontano momento sul bordo meridionale della Tetide mediterranea.
Nel Triassico superiore (220-200 milioni di anni) i sedimenti che sarebbero diventati le Anidriti di Burano presenti nel sottosuolo marchigiano, erano deposti in bacini di regioni a clima caldo-arido caratterizzati da acque molto salate e scarse comunicazioni con il mare aperto. La fine del Trias superiore fu accompagnata da importanti variazioni climatiche che causarono la scomparsa dei sedimenti evaporitici. Il Lias inferiore fu caratterizzato dallo sviluppo di una piattaforma carbonatica che interessò tutta l'area umbra e marchigiana. Le aree corrispondenti al bordo del continente dovevano essere sottoposte a subsidenza, perché solo un lento sprofondamento dei fondali marini, compensato da un'abbondante deposizione di carbonati, può spiegare lo sviluppo di estese e potenti piattaforme carbonatiche in un mare poco profondo. Tali depositi costituiscono oggi la Formazione del Calcare Massiccio. L'annegamento della piattaforma del Calcare Massiccio fu accompagnato da movimenti tettonici che disarticolarono il fondale marino in un insieme di blocchi sollevati, abbassati e variamente ruotati. Le aree rialzate ospitarono una sedimentazione condensata e lacunosa (formazione del Bugarone), quelle abbassate furono caratterizzate invece da successioni più potenti e complete, con tutti i possibili termini intermedi tra un estremo e l'altro.
Le successioni giurassiche complete, caratterizzate dalla classica triade Corniola, Rosso Ammonitico e Calcari Diasprini furono deposte durante l'apertura e l'espansione dell'Oceano ligure-piemontese. La profondità dell'ambiente deposizionale delle formazioni giurassiche è stata oggetto nel tempo di contrastanti interpretazioni: da batiale ad abissale secondo alcuni, da neritico a batiale secondo altri.
Dal Giurassico superiore all'Eocene, l'Appennino umbro-marchigiano rimase in condizioni di sedimentazione pelagica (Maiolica, Marne a Fucoidi e Gruppo delle Scaglie). Il quadro paleogeografico che possiamo ricavare dall'esame dei sedimenti deposti durante l'Oligocene è particolarmente complesso. Il processo orogenico interessò precocemente il settore interno (occidentale) dell'Appennino settentrionale. Il fronte deformativo, in progressiva migrazione verso E, fu accompagnato dalla individuazione di vaste depressioni tettoniche (avanfosse) dove potenti successioni di arenarie torbiditiche furono rapidamente accumulate.
Con il Miocene superiore, la storia del nostro Appennino si complicò ulteriormente: la parte umbra entrò in piena fase di deformazione ed arrivò ad emergere mentre buona parte delle Marche rimase soggetta a sedimentazione marina. Il principale sistema di avanfossa si spostò ancora verso E permettendo l'accumulo di potenti successioni torbiditiche all'esterno del fronte deformativo dei Monti Sibillini e del Gran Sasso.
La crisi di salinità, che interessò nel Messiniano l'intero bacino del Mediterraneo, lasciò la sua impronta anche in quella parte dell'Appennino marchigiano che era ancora soggetta a sedimentazione marina con la deposizione di banchi di gesso sia in giacitura primaria che risedimentato. Durante il Pliocene gran parte del bacino del Metauro fu nuovamente invaso dal mare che arrivò a lambire i rilievi montuosi. Con le prime emersioni dal mare pliocenico causate dall'intenso sollevamento dell'area, inizia una nuova fase evolutiva condizionata dall'interazione di processi continentali, erosivi e deposizionali, condizionati da alterne fasi climatiche e tettoniche.
Altri lavori sulla geologia (in "opere specialistiche" e "tesi di laurea"):
- "Il bacino del Metauro - descrizione geologica, risorse minerarie, idrogeologia", di Raimondo Selli
- "Lineamenti geomorfologici e recente evoluzione del tratto di costa dal porto di Fano alla foce del fiume Metauro", di Katiuscia Cecchini (tesi di laurea)
- "Caratterizzazione di tre ambienti di spiaggia mediante l'utilizzo dei parametri abiotici del sedimento e del meiobenthos", di Ilaria Valentini (tesi di laurea)
- "Analisi geologica e geomorfologica del bacino del Torrente Arzilla finalizzata allo studio dei fenomeni alluvionali", di Tiziana D'Angeli (tesi di laurea)
- "Studio integrato della parte medio-terminale della piana alluvionale del fiume Metauro (Marche Settentrionali)", di Daniela Mencucci (tesi di laurea)
- "I beni paesaggistici del Comune di Fano: pericolosità geoambientali e geoconservazione", di Francesco Troiani
- "Analisi delle risorse idriche e valutazione della vunerabilità, con l'ausilio di metodologie GIS, dell'acquifero alluvionale del fiume Metauro tra Montemaggiore e Fano (PU)", di Marco di Girolamo (tesi di laurea)
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.1999
Ultima modifica: 16.11.2014
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