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Cardaccia e Fosso del Mulino (parte del sentiero CAI n....

Pian dell'Acqua (sentiero CAI n.221B, sentiero 200)

Fosso del Presale e Grotta del Borghetto (sentieri CAI n.213 e n.215)


FOSSO DEL PRESALE E GROTTA BORGHETTO (sentieri CAI n.213 e n.215) (Comune di Piobbico)

Tempo di percorrenza: h 4.00 (percorso ad anello)
Lunghezza: 8 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

Il Fosso del Presale è una profonda e impervia valle nel settore nord-orientale del Monte Nerone, che si sviluppa tra i 1.450 e i 450 metri di altitudine, con numerose emergenze geo-morfologiche disegnate da un potente carsismo. L’area ha anche primizie di tipo faunistico e paleontologico, nonché un valore storico e sociale per la presenza di acqua perenne che alimentava un mulino, un acquedotto e più di recente una centrale idroelettrica. 

Provenendo da Acqualagna, appena dopo il cartello di ingresso all’abitato di Piobbico, si gira a sinistra ad un incrocio che indica Rocca Leonella e Bacciardi. Fatti 4 km di strada, appena dopo il valico, sulla destra un cimitero, sulla sinistra uno stradello che porta al parcheggio davanti alla canonica della chiesa di San Lorenzo.

A piedi si va a ritroso fino al cimitero sul cui retro parte il nostro itinerario, con uno stradello di ghiaia che varca una sbarra e sale lievemente. Alla prima curva inizia ad aprirsi la vista sulla grande vallata, la vegetazione si fa più rada e la roccia, qui spezzettata e rossastra, comincia a diventare la protagonista. Ora la salita si fa un po’ più seria tra le ginestre ma ben presto si ritorna a camminare comodamente mentre le pieghe degli strati addirittura raggiungono la verticale e il bosco prova a riprendersi dall’ennesimo taglio ceduo che qui purtroppo non passa di moda. Ma dalla successiva curva il declivio dei versanti è tale che nessuna va più a fare legna da molto tempo: il pendio è tale che solo un antico taglio di roccia ha potuto produrre la cengia da cui riusciamo a passare. Filliree secolari sono le sole a vivere su questo poco suolo, con tutta questa forza di gravità, mentre più in basso passa il tubo di un vecchio acquedotto. Pochi minuti e c’è una sorta di porta da aprire: è il vero ingresso nel fosso, dopo di che la temperatura è più fresca, l’umidità più elevata, non c’è luce diretta del sole e le piante e gli animali che ci vivono sono lì esclusivamente per quel microclima. La “porta” è un ponticello: meglio affrontarlo con cautela, camminando lenti, magari uno per volta. Ad accoglierci di là ci sono le felci, i faggi e se è una giornata uggiosa e non troppo fredda anche le salamandrine, da guardare ma non toccare. Sotto di noi i resti di una diga sfondata dall’impeto delle acque: sotto di essa la famosa forra del Presale, molto amata e molto frequentata da chi ama il torrentismo, o canyoning che dir si voglia, ma che comunque si dica resta un’attività estremamente invasiva. Il nostro percorso resta sul sentiero dove avremo comunque cura di non calpestare fiori e piccoli animali che vivono qua, poi arrivati vicino ad un casottino dell’acqua prospiciente una diga più “moderna”, l’attenzione dobbiamo rivolgerla anche a noi stessi perché il passaggio da compiere non è facilissimo. Per superare un punto con forte pendenza il sentiero sale qualche metro, gli alberi ci aiutano, poi si ridiscende sfruttando degli scalini di roccia e delle radici, stando bassi col baricentro, fino a raggiungere altre piante e infine un muretto. Non resta che attraversare il torrente e rientrare nel bosco. Qui si può fare una deviazione per risalire qualche centinaio di metri il torrente, approfittando di un sentiero che lo sovrasta, che ci permette di vedere delle marmitte da manuale (buche scavate dall’acqua nell’alveo) e arrivare al cospetto di una cascata e di una forra. Tornati indietro il sentiero si allontana dal fosso andando a destra e poco dopo inizia a salire con curve e controcurve che cercano di ingannare la pendenza e le piccole frane degli ultimi anni. Ritrovato il piano c’è solo un’altra rampa in salita, con un punto in cui il sentiero è molto assottigliato, e poi è ora di prepararsi alla seconda attrazione di giornata: la grotta del Borghetto. Una parete costellata di fori carsici è la premessa di quanto vedremo, ma c’è una discesa piuttosto impegnativa da fare tra ciottoli, alberi caduti e gradoni naturali. Per accedere alla grotta c’è una nuova salita appena in fondo alla discesa. Un androne roccioso e un grande buco da cui esce aria è il punto in cui prepararsi ad entrare: non ci sono accorgimenti tecnici ma mentali. In grotta ci si rimane per poco, si fa attenzione a dove si mettono i piedi e non si fa rumore: l’osservazione e la comprensione di un tale fenomeno deve poter bastare. Tornati fuori si ridiscende sul sentiero e si inizia la parte finale, tutta nel bosco, fino alla strada provinciale, dove una volta girato a sinistra si deve camminare sull’asfalto per una decina di minuti. Non mancano altre curiosità: dal ponte di può ammirare il torrente e pochi metri dopo, sulla sinistra, si può persino toccare con mano pezzi di Livello Bonarelli, una formazione rocciosa di colore nero molto cara ai geologi. Infine, lungo la strada, una fonte e i resti del paesino delle Pie, distrutto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 22.01.2024
    Ultima modifica: 07.08.2024

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