Itinerari
Montiego: anello del Monte del Picchio (Itinerari - ESCURS)
ANELLO DEL MONTE DEL PICCHIO - sentieri CAI n.469, 463 e 461 (Comune di Urbania)
Tempo di percorrenza: h 4 30' (percorso ad anello)
Lunghezza: 12 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023
Il Monte del Picchio raggiunge i 780 metri sul livello del mare ma la sua posizione geografica e la mancanza di altri rilievi nelle vicinanze, permette di godere di un panorama molto ampio. Ci troviamo all’estremità nord del gruppo del Montiego, tra le valli del Metauro e del Candigliano.
Ad Urbania, all’altezza del campo sportivo, ad un incrocio è ben evidente la segnaletica per il Bosco dei Folletti che prendiamo come riferimento. La strada esce dal centro abitato e entra nelle campagne di Santa Maria in Campolongo. Dall’asfalto si passa alla breccia e ci si addentra sempre più nella vallata: la strada finisce a San Martino, dove inizio il percorso.
Parcheggiata l’auto si passa a piedi di fianco alle recinzioni della fattoria didattica, poi davanti all’ostello. Il nostro itinerario inizia dove inizia il percorso del Bosco dei Folletti, con una discesa ripida che ci fa calare subito nell’atmosfera magica di questo luogo ideato da Nico Amatori. Alcune casette dei folletti e alla prima curva dobbiamo però lasciarli: li ritroveremo alla fine. Il nostro sentiero è comodo e quasi pianeggiante per un po’, salvo qualche breve rampa. Dalle latifoglie si passa ai cipressi e tenendo la destra si arriva ai piedi della prima vera salita di giornata. Davanti ad un prato con erba alta e roveti, il sentiero gira improvvisamente a sinistra e sale in un fitto ginestreto. Ritrovate le querce e superato un gradino naturale, siamo in un bosco di conifere elegante e quasi pianeggiante. Seguendo i segnavia lo si attraversa in diagonale per sbucare su una strada bianca, che va superata per entrare nello stradello che scarta a sinistra, per rientrare nel bosco, ora di latifoglie, che ci accompagna per tutta la valle in cui scorre il Fosso Isola. Il sentiero è largo e ben camminabile, persino in leggera discesa in alcuni punti. Il passaggio sul torrente è spettacolare: con o senza acqua, anche solo per pochi metri, cambia la vegetazione e l’atmosfera. La roccia un po’ scivolosa richiede attenzione ma ci sono anche felci e pungitopo da ammirare. Subito dopo il guado ecco la salita più ripida di tutte, resa ancora più impegnativa dal fondo ghiaioso. Dopo aver ritrovato una pendenza più accettabile il bosco si fa più interessante, dato che nel frattempo è mutato presentando anche aceri e faggi. L’uscita tra i ginepri per la prima volta ci permette di guardare più lontano e vedere in alto e destra la vetta a cui miriamo. Continuando a salire i ginepri si diradano e ci sono anche molte rose canine. La sella della Casella è il raccordo da cui ripasseremo anche più tardi: adesso dobbiamo andare a destra, in piano, fino alle pendici del rilievo: la vetta la affrontiamo tenendo la destra, così da attraversare i prati punteggiati di arbusti. Più si sale più si apre il panorama e già si vede Urbania in fondo alla vallata. Il sentiero ad un certo punto non è più neanche in salita e stiamo arrivando vicino alla cresta, che si scorge poco sopra di noi; passando tra i ginepri sparsi possiamo agevolmente raggiungerla. Ora è tutto prato fino alla croce. La discesa inizia poco sotto la cima, sulla sinistra rispetto a dove siamo arrivati. Una sottile mulattiera taglia il versante e ci porta su una piccola sella da dove, sulla sinistra, una traccia di solchi facile da individuare ci riporta in basso, verso la sella della Casella. Dal pianoro già conosciuto in precedenza prende il via il sentiero del ritorno e lo fa con una salita inaspettata, ma obbligata. Pochi minuti, ma impegnativi, che ci proiettano su un tratto molto bello, pianeggiante, in mezzo ad un bosco rado di aghifoglie e latifoglie. Un cancello da aprire e chiudere e in pochi minuti si arriva su una strada bianca. Teniamo la destra e salendo leggermente ci camminiamo per una ventina di minuti, fin quando si inizia a scendere e si trova, all’esterno di una curva, la deviazione che ci riporta nei sentieri. Da qui inizia la vera discesa. In certi punti è ripida e un po’ scivolosa, mentre il panorama ora è aperto in direzione nord-est. Sul crinale aperto bisogna fare attenzione a non perdersi la curva a gomito sulla sinistra. Dopo aver svoltato si rientra all’ombra degli alberi e dopo una fustaia di carpino nero in cui passiamo scendendo rapidamente, ci si ritrova su uno stradello secondario. Dobbiamo andare a sinistra, seguirlo per una decina di minuti e arrivare all’ultima deviazione. Anche in questo caso non bisogna sbagliare: l’ultimo pezzo del sentiero parte sulla sinistra, passa vicino alla Fonte dell’Orsa e diviene stretto e scomodo. Quando si riprende a camminare agevolmente significa che ci troviamo vicino alla conclusione: la conferma ci viene data dalle case dei folletti e dalle loro statuette in ceramica.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 10.03.2024
Ultima modifica: 21.11.2024
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