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Il Monte Val Canale (sentiero CAI n.273) (itinerari – ESCURS)


IL MONTE VAL CANALE (sentiero CAI n.273) (Comune di Serra Sant’Abbondio)

Tempo di percorrenza: h 4.00 (percorso ad anello)
Lunghezza: 7 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

Un piccolo rilievo si contrappone al massiccio del Catria formando la piccola valle in cui sorge il Monastero di Fonte Avellana. Un piccolo monte che riassume tutte le caratteristiche del suo vicino più grande e famoso: boschi di vario genere, prati piccoli e grandi ed un corollario di animali che vanno dai rapaci agli ungulati.

Il Monte Val Canale permette di godere di una vista che mette assieme Fonte Avellana e il suo Catria: si tratta di un rilievo secondario, che assieme al Monte Roma e al Monte Cima di Rave forma la piccola catena che collega il Passo della Forchetta al paese di Serra Sant’Abbondio.

Si parte dal cortile del Monastero salendo le scale coperte alla sinistra dell’ingresso, poi si gira a destra e si sale; passati di fianco alla foresteria si scende un attimo e si prende l’ampio sentiero che percorre in piano un vecchio bosco. Dopo la curva si inizia a salire e si va diritti ignorando le deviazioni che si trovano a monte. Una rampa più acclive ci porta vicino al prato sul quale d’un tratto usciamo allo scoperto e non è raro già qui incontrare qualcuno dei bellissimi daini che abitano questo luogo. La traccia quasi in fondo al grande prato inclinato è ben visibile e continuando a percorrerla ci porta a girare dietro lo spigolo del monte, cambiando versante e anche ambiente. A parte qualche radura ormai il destino è quello di infilarsi nel bosco per dare il via ad un sali e scendi non impegnativo, mentre impegnativo è il fondo del sentiero divenuto stretto e a volte un po’ scivoloso. Si sta a lungo a mezza costa e attorno vediamo che a volte domina il leccio, a volte carpini neri e ornielli, poi ad un certo punto ci ritroviamo in una piccola faggeta. La fine di questa parte molto bella ma anche a tratti insidiosa è segnata da una piccola frana che ha costretto a ridisegnare il sentiero più in alto. Poi il bosco è sempre più rado e talvolta sono i rovi ad ingombrare il passaggio. Ecco infine che siamo allo scoperto, su una sponda arida affacciata sulla boscosa valle sottostante e poco dopo ci ritroviamo sull’erba di una sella con un recinto ed uno stradello che arriva dal fondovalle frontonese fin qua. Intanto abbiamo cambiato completamente versante e da qui si vede un bel pezzo della provincia di Pesaro e Urbino. Sullo stradello andiamo a sinistra e ci camminiamo per qualche minuto, cioè fino ad un paio di vasche in pietra in cui sgorga acqua per il bestiame. Proprio sopra ai fontanili si arrampica il sentiero e fatto il primo breve sforzo ci ritroviamo in un luogo magico: una piccola valle dalla forma di un anfiteatro, sormontata dal bosco e coperta dalle erbe di un bellissimo prato alberato fortunatamente abbandonato dal pascolo e anche dallo sfalcio. Attraversiamo l’anfiteatro andando verso sinistra fino a sfondare la sottile barriera di prugnoli che lo divide dalla cresta del monte. Una volta giunti in cresta si continua a salire andando a destra, mantenendosi alti, mentre si materializza davanti a noi tutta la mole del Catria e ora si vede bene anche la vetta e anche la croce. La cresta poi spiana e diviene un crinale coperto di alberi: camminare ora è emozionante, come fosse un viale alberato costruito su di una enorme terrazza. Dopo una lieve discesa il sentiero riprende dolcemente a salire ed è qui che occorre prestare attenzione alla deviazione sulla sinistra: la comodità degli ultimi minuti lascia spazio all’ultimo sforzo per raggiungere la cima. Nessuna croce ma anche nessuna antenna. Solo una vecchia recinzione arrugginita. La vista sul Catria è tra le più belle che si possano avere. Dopo la meritata sosta inizia la discesa che non sembra tale per tutto il tratto in cui si sta sul bordo dei prati, vicino alla cornice di alberi che li cinge. Occhio a non avvicinarsi troppo: alcune volte il precipizio non è neanche schermato. Quando la discesa arriva davvero si rientra nel bosco per qualche minuto e poi di nuovo prati che però, dopo l’ultima sella, vanno attraversati lasciando la sommità e camminando in orizzontale sul solco ben evidente scavato dai cavalli prima e dai daini e dagli escursionisti ora. L’attraversata si conclude forzatamente al culmine del pascolo, dove il suolo arido e sottile ha messo a nudo le rocce scagliose che ci indicano la via della discesa. Non si può che finire sul sentiero percorso all’inizio, quando per la prima volta eravamo usciti nei prati. Ora, con questa prospettiva, possiamo ammirare da una nuova angolazione l’elegante architettura del Monastero di Fonte Avellana. Bisogna solo fare a ritroso il percorso dell’inizio e in meno di venti minuti saremo tornati al punto di partenza.

 


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 02.10.2024
    Ultima modifica: 02.10.2024

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