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La Valle del Candigliano da Piobbico a S. Martino del Piano (itinerari - TUR)


La Valle del Candigliano da Piobbico a S. Martino del Piano (4° tratto itinerario F. Candigliano da Acqualagna a S. Martino del Piano)

Ultima verifica itinerario: 1996

Usciti da Piobbico, risaliamo il Candigliano lungo la strada provinciale che porta ad Urbania. La valle è abbastanza ampia, coltivata, col fiume che scorre su depositi alluvionali quaternari. Alla nostra destra si trovano le pendici boscate del Monte di Montiego (m 975) e del Monte dei Torrini (m 791), che fanno da spartiacque con la valle del Metauro situata più a Nord.

Spiccano su un cocuzzolo i ruderi del Castello dei Pecorari, a cui si può accedere dal gruppo di case di Piano per una stradicciola che porta ad un altro piccolo nucleo abitato chiamato "Le Ville". Lasciata qui l'auto, si prosegue a mezza costa per un viottolo che gira in parte attorno al rilievo, sino a che si incontra sulla destra un sentiero appena tracciato che porta alla cima. A dare il nome al castello è stata un'antica famiglia del posto, i Pecorari. La prima citazione della sua esistenza risale al 1216, quando apparteneva ai Brancaleoni della Rocca; successivamente passò agli Ubaldini.

Nei pressi si trova la chiesa rurale di S. Silvestro dei Pecorari, di cui si hanno notizie dal 1240, riedificata nel 1771 con l'aspetto e l'ubicazione attuali.

Tornati sulla strada provinciale in località Piano, si può prendere sulla sinistra una deviazione che, attraversato il fiume, ci porta lungo il fosso di Cà Meschio ad un mulino non più funzionante. Passiamo davanti alla chiesa restaurata di S. Donato dei Pecorari, con davanti una croce con "trimonti" e subito dopo giungiamo al "Molinello", che presenta ancora il canale di alimentazione in buono stato e una delle due ritrecine in legno di quercia.

Ritornati alla strada principale, al bivio giriamo a sinistra seguendo la valle del Candigliano (a destra si prosegue invece per Urbania). La valle è ancora relativamente ampia e coltivata sino alla chiesa di S. Vincenzo di Candigliano, costruita nel XIX sec., che presenta anch'essa sul davanti il caratteristico "trimonti".

Da qui in poi la valle si fa più stretta, egualmente coltivata e attorniata da pendici boscose: stiamo entrando nella Foresta Demaniale Regionale di M. Vicino, estesa sopattutto sui rilievi tra questo tratto di Candigliano e Sant'Angelo in Vado.

Spicca sulla sinistra una grande casa in pietra arenaria detta Palazzo Valguerriera, della prima metà dell'800. Poco più avanti un piccolo cimitero e i ruderi della Chiesa di Cassìa, ormai semioccultati dalla vegetazione. Sul viottolo che conduce alla chiesa, in mezzo al bosco, è presente un'edicola costruita nel 1947 e dedicata alla Regina della Pace dal parroco e dai reduci della seconda guerra mondiale.

Dove il fiume ha eroso i versanti, affiorano le rocce della Formazione Marnoso-Arenacea (Epoca Miocenica, Era Terziaria): banchi di arenarie giallastre e strati di marne argillose grigiastre.
Il Candigliano è ogni tanto attraversato dalla strada asfaltata; questa però non risulta completata (2000) e rende disagevole proseguire sino a S. Martino del Piano distante da Cassìa circa 3 km, più facilmente raggiungibile da Apecchio (vedi itinerario "Il F. Candigliano da S. Martino del Piano al Ponte del Broccolo").
Tra Cassìa e Cella esiste un piccolo territorio (énclave) che non appartiene alle Marche ma all'Umbria (Città di Castello). Il Candigliano è qui ancora con alveo abbastanza ampio e facilmente percorribile a piedi, con strati arenacei affioranti, sedimenti di frammenti rocciosi, acque correnti e quasi sempre di scarsa profondità.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 15.07.2012

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