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FLORA E VEGETAZIONE DEI MONTI DEL FURLO, di Leonardo Gubellini


Versione digitale dell'opera: GUBELLINI L., 1990 - Flora e vegetazione dei Monti del Furlo (pagg. 37- 85). In: DIONISI V., FAMA' R., FARINA D., FURLANI M., GUBELLINI L., PERGOLINI C., POGGIANI L. e TANFERNA G. - I Monti del Furlo. Eds. Ass. Ambiente e Urbanistica Reg. Marche, Comunità Montane Metauro, Alto e Medio Metauro, Catria e Nerone, Fano.

PREMESSA

Prima di parlare della flora e della vegetazione dei Monti del Furlo soffermiamoci a esaminare questi due termini per spiegare il loro significato.
Il termine flora indica l'insieme delle specie vegetali. La flora di un certo territorio comprende quindi la totalità delle specie che vive in quel territorio; tanto più alto è il numero delle entità presenti, tanto più ricca è la sua flora. La composizione floristica non è uguale per tutti i territori e non è casuale, in quanto dipende dalle molteplici vicende geologiche e climatiche che hanno interessato e interessano tuttora ogni angolo della Terra.
L'insieme dei vegetali viventi in una certa zona geografica più o meno vasta, indipendentemente dal numero e dall'identità delle specie, costituisce invece la vegetazione di quella zona.
La sua maggiore o minore ricchezza non dipende, dunque, dal numero delle specie, ma dal numero e dalle dimensioni degli individui presenti.
Una vegetazione rigogliosa può essere formata da un numero bassissimo di entità (per esempio la Faggeta pura), viceversa una parete rocciosa con una misera vegetazione può ospitare numerose specie, cioè avere una flora ricca.

Il nome scientifico

Ogni specie animale e vegetale è indicata con un nome scientifico universalmente riconosciuto. Tale nome è scritto in latino e formato da due parole: la prima, con l'iniziale maiuscola, costituisce il genere, la seconda, con l'iniziale minuscola, la specie.
Se la specie è, a sua volta, suddivisa in due o più sottospecie (cioè entità non distinguibili come specie distinte, ma ben caratterizzate e riconoscibili fra loro), il nome scientifico è formato da tre parole: genere, specie e sottospecie (quest'ultima preceduta da subsp. o ssp. che significano subspecies). La combinazione completa riporta dopo il nome specifico e, se c'è, dopo quello sottospecifico, il nome intero o abbreviato dei rispettivi Autori, cioè di coloro che per primi hanno usato quei termini.
Per esempio il Giglio rosso, indicato coi binomio Lilium bulbiferum L., comprende due sottospecie: quella tipica (subsp. bulbiferum) e la sottospecie croceum (Chaix) Baker che è la sola presente nell'Appennino.
Quindi i nomi scientifici completi delle due entità sono rispettivamente: Lilium bulbiferum L. subsp. bulbiferum e L. bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker.
Solo poche specie hanno un nome italiano o dialettale per cui la maggior parte di esse dev'essere chiamata col relativo nome scientifico.
A questa carenza di termini italiani è difficile ovviare poiché diventa arduo e inutile inventare nuovi nomi o italianizzare quelli latini per denominare piante pressocché sconosciute ai più o indistinguibili, se non dagli specialisti, da specie o generi affini (vedi per esempio le specie appartenenti ai generi Festuca, fra le Graminacee, o Hieracium fra le Composite).


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2000
    Ultima modifica: 01.03.2011

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