Opere specialistiche
Insediamento umano (toponomastica nel territorio fanese)
I centri abitati, siano essi grandi e complessi o piccoli ed elementari, devono la propria denominazione all'epoca d'origine, alla tipologia insediativa oltre che a particolarità dell'ambiente naturale ed umano. E' risaputo che il capoluogo comunale, Fano, fiorì in epoca romana in prossimità di un tempio dedicato alla Dea Fortuna (Fanum Fortunae), di cui conservò il nome. Anche i toponimi Rosciano, Magliano, Ferriano sembrano connettersi con la colonizzazione romana, identificandosi probabilmente con dei prediali, cioè con nomi di fondi rustici derivati da gentilizi latini (ad es. ager Roscianus = campo di Roscio, ecc.). Più oscura, invece, sembra l'etimologia di Cuccurano, centro sviluppatosi abbastanza recentemente lungo la via Fiamina, ma derivante da un antico castello sulla retrostante collina, quasi a guardia della strada consolare. A titolo di curiosità, ma anche per azzardare un'ipotèsi, aggiungiamo che in qualche antica rappresentazione del territorio fanese il toponimo compare nella versione "Pecorano", con cui d'altronde collima la voce usata nel dialetto locale. Carrara, più che alla vicinanza di un particolare tipo di strada (percorribile da carri), sembra invece dovere il proprio nome, cosi come Bellocchi, al casato di una famiglia patrizia fanese che aveva vasti possedimenti in quei luoghi. Alla presenza di un ponte, come si è già accennato, si deve l'origine, peraltro recente, di Ponte Murello che segna sulla Fiaminia il limite del comune fanese. Significato ovvio anche per Metaurilia, nucleo rurale creato in epoca fascista alla destra della foce del Metauro. Un cenno a parte meritano i piccoli agglomerati denominati "Villa", voce usata in senso assoluto o accompagnata da specificazioni o attribuzioni ("la Villa", "Villa di sotto", "Vilianova", "Villa Nuova", "Villa di Falcineto"), indicante, in contrapposizione al castello fortificato, insediamenti aperti, privi cioè di opere murarie difensive e quindi di importanza militare, tanto da non essere situati in posizioni decisive per la difesa del territorio e della viabilità. Notevolissima l'incidenza dell'insediamento sparso, che sin dall'antichità ha trovato le sue premesse in condizioni ambientali e storiche favorevoli allo sfruttamento agricolo del territorio. Sulle carte topografiche I.G.M. gran parte delle voci indicanti dimore isolate è costituita dal nome del proprietario preceduto dal sostantivo casa. Oltre a non rappresentare veri e propri toponimi, tali termini non offrono spunti per l'interpretazione del paesaggio, consentendo invece alcune considerazioni di ordine socio-economico relative alla polverizzazione della proprietà terriera e all'accentramento di numerosi possessi nelle mani di alcune notabili famiglie, nobili prima, borghesi poi. A tal proposito, utilissima si è rivelata la comparazione fra carte topografiche del 1894 e aggiornamenti del 1948. Premessa naturalmente la conoscenza delle locali vicende storiche e sociali, i numerosi mutamenti nei nomi dei proprietari hanno evidenziato un fenomeno tipico del territorio fanese, ma certamente comune anche ad altri distretti, relativo alla decadenza economica, fra il XIX e il XX secolo, del patriziato e alla cessione di cospicui patrimoni terrieri a favore della nascente classe borghese. In talune occasioni, con un procedimento abbastanza curioso, le case coloniche sono contraddistinte solamente dal nome del proprietario volto al femminile: "la Martinozza" (dai Martinozzi), "Uffreduccia" (dagli Uffreducci), "Casa Avveduta prima" (dagli Avveduti), "Pedinotta" (dai Pedinotti), "la Rinolfa" (dai Rinolfi). All'esistenza di una classe nobile detentrice del potere economico fondato sulla proprietà terriera va riferita inoltre l'origine, intorno al XVIII-XIX secolo, di residenze signorili in campagna, contrapposte per una certa ricercatezza formale a quelle rustiche dei coloni. Nel territorio fanese se ne contano una quindicina, situate in gran parte in località rilevate ed amene e contrassegnate dai toponimi "villa" ("Villa Castracane", "Villa Giulia", "Villa Rinalducci", ecc.), "palazzo" ("Palazzina", "Palazzo Morbidi", "Palazzo Omiccioli", "Palazzo del Vescovo"), "casino" (indicativo di una piccola residenza estiva: "Casino Fabbri", "Casino Servigi", "Casino del Seminario"). Numerose sono inoltre le qualificazioni legate ad evidenti peculiarità delle abitazioni: frequente "Casa Nuova" insieme a "Casa Bianca", "Casa Rossa", "Casa Bruciata" (sicuramente a ricordo di un incendio); altre sono debitrici del nome a singoli elementi edilizi, magari vistosi ("i Finestroni", "Casa Porta di Ferro") o ad oggetti geografici vicini, di cui si è già detto in precedenza. Una nutrita serie di voci allude alle proprietà di enti pubblici ("Casa del Demanio", "Casa del Municipio"), assistenziali ("Casa dell'Ospizio", "Casa dell'Ospedale", "Casa della Congregazione", "Casa degli Orfani" e "delle Orfane", "le Orfanelle", "Casa del Benefizio") o religiosi ("Casa dei Gesuiti", "Palazzo del Vescovo", "Casa della Parrocchia", "Casino del Seminario"). A volte le dimore traggono nome da antiche designazioni della proprietà fondiaria: è il caso del toponimo "tomba" (dal latino "tumba" ), inteso nel senso di fattoria, eredità e testimonianza della colonizzazione romana del territorio. Usato antonomasticamente ("la Tomba", "Tomba 2°), in forma alterata ("Tombetta", "la Tombaccia", "Tombaccia seconda", "la Tombolina"), seguito da attributi ("Tomba Grande") o da un casato ("Tomba Martinozzi", "Tomba Montevecchio", "Tomba Donati", "Tomba Adanti") è frequente sia nell'area compresa fra il torrente Arzilla e il Fosso Sejore che nei pressi della foce del Metauro. Alla presenza romana e alla centuriazione eseguita in quell'epoca sembrano collegarsi toponimi quali "Torno", "Falcineto", "Cimarelia", "Ghiretto" (e forse anche Centinarola), ancora non del tutto chiariti, ma probabilmente attinenti all'estensione dei fondi rustici e quindi a misure agrarie, che contraddistinguono aree rurali, nuclei e varie case coloniche ubicate nella bassa valle del Metauro, in corrispondenza di quella che, secondo autorevoli studiosi, costituisce uno degli esempi di centuriazione meglio conservati. Nell'area in esame non mancarono inoltre, in passato, insediamenti fortificati o castelli, alcuni dei quali scomparsi poi senza lasciare tracce se non nella toponomastica (o in rari documenti archivistici) con termini come "Castellaro", "i Muracci", "Casa Castellaccio" (che per la sua ubicazione ricorda certamente il Castello di Camminate appartenuto ai Malatesta), tutti appartenenti a dimore rurali sorte nelle vicinanze, probabilmente anche utilizzando materiali di recupero. Interessante sottolineare come la forma dispregiativa degli ultimi due toponimi si ricolleghi all'esistenza di ruderi.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 24.07.2004
Ultima modifica: 26.12.2004
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