Carnevale, feste, tradizioni e lavoroCarnevale, feste, tradizioni e lavoro

Carnevale di Fano - Documenti storici - 1384

Carnevale di Fano - Documenti storici - 1401

Carnevale di Fano - Documenti del XV secolo


Secolo XV

 

In questo secolo  il Carnevale appare via via più complesso, con varie iniziative di contorno; ci sono gare per  uomini (detti “spadaroli”) che corrono a piedi per guadagnare le spade messe in palio, vere per chi arriva primo, finte per chi arriva ultimo; vengono dati premi in natura come “baffa”, “cacioppa”, porchetta, gallo, gallina oltre a stoffe pregiate; c’è la gara per tiratori di balestra, il palio dell’agnello, corse dei “barbareschi”, cioè dei  cavalli berberi, ma anche di cavalle e somari.

Il fatto che tutto questo venga inserito nello Statuto della città, cioè la legge fondamentale che regola la convivenza di una comunità, testimonia l’importanza assunta a Fano dal suo Carnevale.

Nel 1478 compaiono anche i divieti di mascherarsi di notte; evidentemente qualcuno approfittava della confusione e del clima festaiolo per saldare qualche conto e, nel  buio fitto, una maschera sul viso rendeva praticamente impossibile il riconoscimento.

Non è da escludere che questi divieti siano da collegare alle incertezze politiche derivate dalla fine della signoria dei Malatesta ad opera di Federico da Montefeltro che nel 1463, dopo un lungo assedio, aveva conquistato la città di Fano.

Che ci fossero incidenti dovuti alle intemperanze legate alla liceità di “semel in anno insanire”, è dimostrato da fatti che di tanto in tanto emergono dalle cronache:  in piazza i venditori ambulanti se le danno di santa ragione a seguito di quello che si può definire il “gioco delle trippe”, uno scambio di colpi con le interiora degli animali macellati; una rissa scoppia durante una festa privata e si mette mano ad una “storta”, un’arma bianca simile alla scimitarra;  un gruppo di buontemponi prende di mira un ebreo che,  avvolto in una coperta e lanciato in alto, nella caduta si rompe un braccio; il poveretto sporge denuncia e da qui il processo; da notare che questo ebreo, pur appartenendo ad una minoranza sempre penalizzata, ha la facoltà di ricorrere alla Giustizia: in questo periodo, a Fano la legge è uguale per tutti!

In questo stesso documento appare per la prima volta la parola “maschara”, la maschera usata per nascondere il volto ed avere maggiore libertà di movimento per le occasioni in cui era possibile “insanire”.

Da questa platea di semplici cittadini ma anche di personaggi più importanti come Podestà, Sindaci e Priori, talora emerge potente la figura del Malatesta di turno che può condannare ma anche perdonare i suoi sudditi.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 13.04.2006
    Ultima modifica: 30.04.2006

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