Carnevale, feste, tradizioni e lavoro
Carnevale di Fano - Edizione 1909
N.B. Per quanto non direttamente citato, è il Carnevale l’occasione della festa descritta nel seguente articolo de Il Gazzettino. Lo confermano alcuni elementi: la citazione del dottor Ossi come “presidente”, evidentemente della Società Carnevalesca, e di un altro socio attivo della stessa, il dott. Pasqualucci; il periodo, il mese di febbraio; la corrispondenza con una analoga festa che riuscì “splendida” del 1906, questa volta a tema “campestre”, organizzata il giovedì grasso dallo stesso “presidente dottor Giuseppe Ossi”, ancora presso il Circolo di lettura.
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Il mare al circolo di lettura
Bianche le nubi perdonsi viape’ silenzi; migrano placidi
gli sciami dei sogni. Non senti
o Lalla, il divino odore del mare?
Era così il caso di ripetere col Poeta nella sera di mercoledì 17 entrando nel roggio salone di palazzo Corbelli.
Una folla di fate aveva presieduto alla trasformazione suggestiva. Una marina azzurra, graziosamente increspata, giungeva sino alla terrazza che limitava uno dei lati il salone.
L’antisala un grazioso padiglione carico di piante, di fiori, di mobili variopinti, sembrava il vestibolo di una villa elegante e civettuola.
E una temperatura dolce, come di serra profumata, compiva l’illusione. Siamo in estate … illusione dolcissima! Ma la neve fioccava di fuori.
Sin dalle dieci le sale cominciarono a popolarsi, prima di qualche giovane e baldo cavaliere, tutto orgoglioso dell’assise erudite, memori delle stragi estive, poi di qualche vecchio brontolone melanconicamente irritato di quell’anacronismo d’ambiente.
Ma quando irruppe nelle sale la folla delle signore e signorine candide, tutte vaporose tra veli e mussoline, tutte sorridenti sotto le sharlottes graziosissime e le vaghe acconciature di rose e violette, i poveri vecchi brontoloni si ritrassero, come un nembo estivo, che fugge via incalzato dalla gloria del sole.
Alle 11 si era completo, e la sala era rigurgitante di coppie che danzavano, e sognavano e … filavano come le paranzelle graziosamente dipinte là sulla marina vaporosa.
Ad un ora un movimento insolito si manifestò per le sale. Era un affaccendarsi di giovanotti e di signorine, tutti intenti a raggruppare qua e là per le sale tavolini e sedie.
Tosto i tavoli si caricarono di eleganti cestini; si imbandirono le mense; le ricche stoviglie di cartone, le cristallerie, gli argenti cominciarono a tintinnare e a scintillare. Tutti avevano qualcosa da allestire, tutti una funzione da compiere; persino le … barche avevano cessato di filare. Fu poi un assalto furioso ai pasticcini, alla galantina, ai dessert, una forma nuova di festosità che proveniva dal sentirsi a un tempo servi e serviti, una illustrazione efficace del più grazioso e spontaneo coriantinismo.
Ad un tratto si udì qualche colpo, un tintinnio di coppe e qualche urrà. Erano calici alzati, eran cuori inneggianti, era gioia prorompente in mille voci e mille forme.
Poi la folla candida, chiassosa più che mai si riversò di nuovo nella sala da ballo dove un grazioso cotillon elegantemente diretto dall’infaticabile dottor Ossi e dal dottor Pasqualucci, trattenne fino alle cinque del mattino quella folla festosa, che non sapeva decidersi a lasciare la gioia, il tepore, gli incanti tutti di quella illusione estiva.
Gli intervenuti? O monumento, apri le tue rate latebre, dice Barnaba della Gioconda, o Gazzettino forza le tue colonne, dovrei dire anch’io. Ma il Gazzettino, inesorabile nella sua microscopicità mi ricaccia nell’anima i nomi, inni e madrigali.
Una cosa sola non posso tacere: il senso di ammirazione infinita che tutti gli intervenuti tributavano all’ispiratore ed organizzatore unico della festa, all’egregio presidente Ossi, che non si contenta di esser dispensatore di sanità, ma sa essere anche efficace dispensatore di gioia.
Da: Il Gazzettino del 21/2/1909
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 14.12.2013
Ultima modifica: 14.12.2013
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