Itinerari
Le colline e il basso corso del Metauro
Le colline e il basso corso del Metauro
Le colline
Le colline in questione appartengono alla Zona collinare esterna del Bacino del Metauro, caratterizzata da quote massime sino a 200 m o poco più.
La zona collinare a ovest di Fano. A Monte Giove, S. Cesareo e Magliano la morfologia del terreno, per l'affioramento di depositi arenacei compatti del Messiniano medio (Periodo Miocene dell’Era Cenozoica), presenta scarpate e pendii in certi punti abbastanza pronunciati. Le frazioni di S. Cesareo e Magliano, come altre ubicate nella zona collinare attorno a Fano, sono poste sulla sommità dei rilievi. Le coltivazioni prevalenti sono quelle di cereali, ma risultano presenti pure gli uliveti e i vigneti. La vegetazione spontanea è confinata nelle siepi, in alberature, arbusteti e lembi di bosco lungo i margini stradali o nei punti più impervi. I lembi di bosco presenti sono dei querceti di Roverella mesofili o meso-xerofili, estesi non più di qualche ettaro e sopravvissuti al generale disboscamento avvenuto in epoche storiche per far posto alle coltivazioni, oggi importanti dal punto di vista botanico per le specie rare o poco comuni che ospitano. Lungo le siepi crescono il Biancospino, il Ligustro, il Prugnolo, la Fusaggine, il Sanguinello e i rampicanti sempreverdi Smilace e Rosa di S. Giovanni.
L'Eremo di Monte Giove sorge sulla sommità della collina omonima, la più alta del territorio del Comune di Fano (223 m s.l.m.). All'interno del muro di recinzione vi sono la Chiesa dedicata al Salvatore, le casette dei monaci ed un'ampia terrazza dalla quale si gode la vista della valle del Metauro sino al mare e sino al Monte Conero durante le giornate più limpide.
San Cesareo è una piccola frazione ubicata nella zona collinare tra le valli del Metauro e dell'Arzilla, sulla sommità di un’altura a 186 m di quota. Nei dintorni si trovano piccoli lembi di bosco nei tratti più acclivi, vecchie case coloniche, edicole religiose e croci lungo le strade.
Magliano è ubicato sulla sommità di una collina a 173 m di quota. La struttura del piccolo nucleo abitato è rimasta immutata dall'inizio del nostro secolo.
Ferretto, antica "villa" del Comune di Fano, è costituita da un piccolo gruppo di case sulla collina che si affaccia nella vallata del Metauro presso Cuccurano e Carrara, a 161 m di quota. Un tempo vi aveva sede la Chiesa parrocchiale di San Biagio con la canonica, poi trasferita a Cuccurano.
Le colline di Cartoceto. Cartoceto come gli altri centri minori della Zona collinare esterna ha il suo nucleo medioevale attorniato da mura difensive, posto sulla sommità di una collina a 235 m s.l.m. L'espansione edilizia nel dopoguerra si è poi distribuita lungo le vie di accesso al paese, ma soprattutto ha interessato il vicino fondovalle. La morfologia del terreno, per l'affioramento di depositi arenacei del Messiniano medio, presenta anche qui scarpate e pendii in certi punti relativamente pronunciati, con strade campestri affiancate da belle querce e arbusti di Sanguinello, Fusaggine, Ligustro e Rosa di San Giovanni. Le coltivazioni prevalenti sono quelle erbacee, anche se nella zona risultano ben estesi gli uliveti e i vigneti. Il paese di Cartoceto è orgoglioso di essere noto come "patria dell'olivo" e ciò non tanto per la quantità della sua produzione, quanto per i pregi organolettici della stessa. Per la lavorazione dei prodotti agricoli sono in funzione alcune aziende enologiche e vari frantoi oleari.
Ripalta è un piccolo agglomerato di case a 215 m di quota su un'erta ripa affacciata sul Rio Secco affluente del Metauro, comprendente anche i ruderi del Castello omonimo. Fu uno dei vari fortilizi che sorgevano un po' ovunque nell'entroterra con funzione di avvistamento e di controllo.
Le colline a sud del Metauro. Questa zona collinare presenta quote modeste ed è prevalentemente coltivata a cereali, con case coloniche disseminate in un paesaggio rurale aperto. Le Ripe di Sant’Angelo e di Ferriano fanno parte di bassi rilievi in riva destra del Metauro dirupati verso il fiume, dai quali si gode una bella vista della intera vallata con Fano e il mare sullo sfondo. Le strade sono fiancheggiate da lunghi tratti di siepi di Tamerici e di altri arbusti, da Roverelle e da Olmi campestri. Data la natura argillosa e in parte sabbiosa del suolo (sono depositi pelitici del Pliocene medio-Pleistocene inferiore) queste colline si presentano con pendii dolci perché facilmente erodibili, con scarsa vegetazione spontanea per lo più localizzata lungo i corsi d’acqua, al confine tra i campi e lungo le strade campestri. Il nucleo di case denominato Sant’Angelo è situato alla sommità della ripa omonima e comprende anche una chiesetta. Nei pressi si trova la cosiddetta Grotta di San Paterniano, un vano sotterraneo con struttura muraria in pietra intonacata, interpretato come granaio o come cisterna per l’acqua, con ingresso situato nell'aia di una casa colonica restaurata. Il paese di San Costanzo è posto in cima a un colle formato da depositi sabbiosi massicci del Pliocene inferiore ad un'altitudine di 150 m sul livello del mare, allo spartiacque tra le valli dei fiumi Metauro e Cesano. Cinto da mura, ha rappresentato da sempre uno dei punti strategici per la difesa della costa e del territorio della città di Fano. Lungo le alte scarpate di depositi arenacei consolidati sono ancora ben rintracciabili le grotte artificiali scavate in tempi diversi e per scopi diversi: le più antiche sono servite per custodire attrezzi agricoli e conservare derrate alimentari e frutta, mentre le più recenti risalgono agli anni della seconda guerra mondiale, quando intere famiglie vi hanno cercato rifugio per proteggersi dalle incursioni aeree e per sfuggire alle deportazioni tedesche.
Il basso corso del Metauro da Calcinelli a Tavernelle.
Come gli altri tratti di pianura alluvionale costiera delle Marche, anche quello del basso Metauro è stato intensamente urbanizzato dal 1950-1960 ad oggi per l'espansione edilizia e la costruzione di zone industriali, modificando progressivamente il paesaggio agricolo preesistente, pur con estese zone coltivate ancora presenti. La valle è formata da sedimenti ghiaiosi e sabbioso-limosi terrazzati. In essa si possono distinguere un'ampia piana alluvionale, depositatasi nell’ultimo periodo glaciale del Pleistocene e una piana alluvionale più stretta e a quota inferiore rispetto alla precedente, formatasi nel periodo postglaciale, nella seconda metà dell’Olocene.
In questo tratto la Valle del Metauro, soprattutto in riva sinistra, appare fortemente antropizzata anche per la presenza della superstrada Nuova Flaminia e di una serie di nuclei abitati lungo la vecchia Flaminia. Nell'ansa del grande meandro che il Metauro forma tra l'abitato di Borgaccio e Tavernelle si trova il Mulino della Sacca, inattivo, alimentato da un lungo canale sotterraneo detto "La Traforata". In riva destra si versano il Fosso di Scaricalasino o Rio Cavallara e il Rio Vergineto. Nella parte alta del loro corso si trovano alcune sorgenti salate, una delle quali ha dato il nome a un corso d'acqua (Fosso Acqua Salata) affluente del Rio Vergineto. Nella parte bassa presentano un andamento caratterizzato da una serie di meandri ravvicinati profondamente incisi nelle alluvioni terrazzate della valle. Di una miniera di zolfo detta della Tombolina è rimasto sulla carta topografica IGM del 1948 il toponimo Solfatara. La miniera, attiva sino al 1903, sfruttava lo zolfo della Formazione Gessoso-Solfifera (Piano Messiniano, Epoca Miocenica, Era Cenozoica) che qui affiora secondo un'anticlinale diretta in senso NO-SE.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 11.07.2024
Ultima modifica: 11.07.2024




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