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Lepidotteri - generalità

Glossario sui Lepidotteri

Lo studio dei Lepidotteri Hesperioidea e Papilionoidea del bacino del Metauro e come leggere le schede


Nel bacino del Metauro, come del resto nella Provincia di Pesaro e Urbino (Marche settentrionali) entro la quale è compreso, non sono state sinora eseguite indagini sistematiche sulla presenza e distribuzione dei Lepidotteri Hesperioidea e Papilionoidea (detti comunemente Lepidotteri diurni o farfalle diurne). Gli unici lavori presenti in bibliografia sono PANDOLFI, 1992 per il Bosco di Tecchie nella Serra di Burano, POGGIANI, 2007 per i boschi ripariali del basso Metauro e TEOBALDELLI, 2008 con riferimento ad Apatura ilia. A livello di Regione Marche la bibliografia è più consistente, ma riguarda quasi del tutto il settore meridionale (FUMI, 1998, TEOBALDELLI, 1971, 1976, 1978a, 1978b, 1994a, 1994b, 2008, 2010) e il margine settentrionale al confine con la Romagna (BERTACCINI, 1991 e 2008, FIUMI e CAMPORESI, 1988, GOVI e FIUMI, 1998, ORTALI e BERTACCINI, 1987).

I primi dati degli autori risalgono al 1974; vengono considerati atttuali i dati dal 2000 in poi, storici quelli riferiti agli anni precedenti. Non vengono considerati i taxa a livello sottospecifico, ad eccezione di alcune “forme” di Colias crocea, Apatura ilia, Argynnis adippe e Melanargia galathea.

La zona di studio è ubicata in Provincia di Pesaro e Urbino (Marche settentrionali) e comprende l'intero bacino del Fiume Metauro, a Nord parte dell’adiacente basso bacino del T. Arzilla e nel Gruppo del M. Catria parte dell’alto bacino del F. Cesano e del Sentino affluente del F. Esino. E’ stata suddivisa in 75 quadrati di 5x5 km, derivati dalla suddivisione in quattro dei quadrati di 10x10 km appartenenti al reticolo di riferimento del Sistema UTM (Sistema Universale Trasverso di Mercatore) compresi nelle maglie fondamentali di 100 km di lato TJ e UJ della zona 33T. Le località non sono state visitate in base ad un piano preordinato, con la conseguenza che alcune lo sono state solo raramente o affatto. Anche per questa ragione non è stata tentata una valutazione sulla consistenza delle popolazioni dei Lepidotteri, ma viene riportata soltanto la frequenza delle osservazioni. In 54 dei 75 quadrati di 5x5 km è stata osservata almeno una specie.

A partire dagli anni dopo il 2000 gli autori hanno abbandonato il metodo della cattura e conservazione degli esemplari in una collezione di riferimento, adottando quello della fotografia naturalistica. Le carte di distribuzione e la valutazione di frequenza di osservazione dei lepidotteri potrebbero risultare sottostimate in alcune specie per le quali le foto non sono sufficienti per accertare caratteri identificativi importanti, quali la lunghezza dell’ala anteriore e vari particolari minuti poco visibili. E’ il caso ad esempio dei Pyrgus, di Gegenes nostrodamus, Cupido minimus, Cupido osiris, Plebejus argus e Lycaeides abetonicus. Il presente studio rappresenta una sintesi dello stato attuale delle conoscenze sui Lepidotteri Hesperioidea e Papilionoidea del bacino del Metauro e costituisce un atlante di distribuzione preliminare.

Oltre agli autori, hanno fornito dati Gabriele Fiumi, Guido Govi, Franco Barbadoro, Luca Boscain, Christian Cavalieri, Roberto Fabbri, Leonardo Gubellini, Massimo Martini, Stefano Marzani, Giuseppe Panaroni, Claudio Poli e Adriano Teobaldelli.

Per la nomenclatura ci si è attenuti a BALLETTO et al., 2014a. La collezione di riferimento, usata per fotografare gli esemplari conservati, è stata curata da Luciano Poggiani e depositata nella Raccolta naturalistica del Centro di educazione ambientale Casa Archilei di Fano.

Come leggere le schede

Nomi volgari delle specie: sono tratti da VILLA et al., 2009.

Caratteri distintivi: la distinzione rispetto a specie simili è limitata in genere a quelle rilevate nella zona di studio o in territori limitrofi alla Provincia di Pesaro e Urbino. Le misure ed altri caratteri riportati sono tratti da CHINERY, 1990, HIGGINS e RILEY, 1983, TOLMAN e LEWINGTON, 2014, VILLA et al., 2009.

Biologia e distribuzione in Italia: quando non altrimenti specificato, le informazioni sono tratte da TOLMAN e LEWINGTON, 2014 e VILLA et al., 2009; le piante nutrici dei bruchi citate sono solo quelle che risultano presenti nel bacino del Metauro.

Dati accertati nella zona di studio:

- tipo di dati: osservazione di individui vivi, foto, esemplari conservati in collezione.

- Termini usati alla voce frequenza di osservazione: specie rarissima (sino a due segnalazioni, ciascuna anche di più individui per volta e per alcuni giorni consecutivi); rara (3-6); scarsa (7-30); frequente (oltre 30); localizzata (rilevata in un solo quadrato di 5x5 km).

- Segnalazioni di presenza: per le località citate si fa riferimento alla fig. 1. Nel caso di specie rare e di alcune specie scarse per frequenza di osservazione, vengono indicati data e nome di chi ha fornito il dato (esclusi gli autori) con la dizione “comunicazione personale” (“com. pers.”).

- Habitat: vengono usate, semplificando, le seguenti categorie di ambienti: praterie montane (sopra 800 m s.l.m.), praterie alto-collinari (400-800 m), margini stradali erbosi, zone sassose e rocciose aride, incolti erbosi di collina e pianura, boschi di caducifoglie (querceti di roverella, ostrieti, cerrete, faggete), boschi ripariali, boscaglie, arbusteti, rive fluviali, spiaggia marina (vi è frequente Pieris edusa, altre specie sono solo occasionali), orti, giardini e parchi in zone urbane.

- Piante nutrici: sono indicate nei casi in cui si siano accertate ovideposizioni o presenza di bruchi.

Carte di distribuzione: vi sono indicati con cerchi rossi i dati di presenza delle specie a partire dal 2000 e con cerchi viola i dati di presenza dal 1974 al 1999 (considerati “storici”); in caso di sovrapposizione, viene indicato il dato più recente. Sono indicati con cerchi azzurri i dati bibliografici, ma solo dove non vi sono dati degli altri due tipi. Se un dato si colloca in stretta adiacenza del confine tra due quadrati di 5x5 km, il simbolo corrispondente è stato segnato su entrambi; se è riferito ad un’area ampia (es. “M. Nerone”) viene scelto il quadrato centrale della zona.

Immagini: le fotografie che non riportano la località sono state scattate al di fuori della zona di studio.

 


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2004
    Ultima modifica: 12.09.2024

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