Beni ambientali
Bonifica delle zone acquitrinose lungo la costa fanese (XVII-XIX sec.)
Notizie di tentativi di disseccare le paludi situate lungo la costa fanese risalgono al XVII secolo.
La bonifica delle paludi, o "laghi", presenti a un miglio a N.O. dal Metauro, ove si perdeva il Fosso degli Uscenti, fu tentata nel 1681. Utilizzando 993 uomini, in 58 giorni lavorativi, furono segati giunchi e cannucce, sradicate le ceppaie del canneto, riempiti di breccia gli specchi d'acqua e fatti scoli (S.A.S.Fa., A.S.C. Soprastanti Lavori Pubblici, b.12, c.5).
Contemporaneamente si tentò di deviare verso il Fiume Metauro le acque del Fosso degli Uscenti che alimentavano le paludi costiere, come testimonia una registrazione di spesa ".... per le operazioni in far fare il nuovo taglio di detto fosso per divertirlo dal suo primo corso che andava entro le palludi che si sono riempite al lito del mare verso levante tra la città et il fiume Metauro, et portarlo a detto fiume". Per deviare il piccolo corso d'acqua 1287 uomini lavorarono per 60 giorni (S.A.S.Fa., A.S.C., Soprastanti Lavori Pubblici, b.7, c.7). Tuttavia i due interventi non dettero i frutti sperati, e così pure i tentativi seguenti: nel 1692 e nel '700 (DELI 1989), visto che le carte di epoche successive mostrano che il Fosso degli Uscenti continua a versare le sue acque nella fascia costiera posta tra la città ed il Fiume Metauro.
Per bonificare le paludi costiere a S.E. della città di Fano si intervenne nel 1682 sul fosso degli Schiavoni (oggi non più presente), come testimonia una registrazione di spesa "..... per haver fatto fare il fosso novo detto delli Schiavoni di sotto dal Ponte detto della Corona verso levante per dare il scolo al fosso vecchio, acciò l'aque di quello non più entrino nelle Palludi riempitosi l'anno 1681" (S.A.S.Fa., A.S.C., Soprastanti Lavori Pubblici, b.12, c.22).
Un documento del XVIII secolo conservato nell'Archivio di Stato Sezione di Fano, Archivio Ferri, b.141, riguarda la bonifica di un terreno paludoso alla destra della foce del Metauro, in località Procojo. Si tratta dell' Esame Idrogeometrico " Al fine di rimuovere e seccare le Acque dal campo ".
Il Questionario sulle acque del 1862 (S.A.S.Fa., A.S.C., Titolo II, b.379) spiega pure in che modo sono stati bonificati i terreni relitti presso il mare appartenenti al Conte di Montevecchio, alla Famiglia Ferri e ai Conti Bonifazi. Vennero utilizzati metodi diversi, il più frequente fu la colmata. La bonifica più estesa è quella dei Conti Ferri: "i quali avendo allacciate le acque piovane che scendono dalle circostanti colline le hanno condotte con l'uso di canali di bonificazione sopra quelle terre paludose e sabbiose coprendole di uno strato vegetale per oltre un metro di altezza a tale effetto hanno diviso .... proprietà in tante casse di bonificazione nelle quali raccoglievano le torbide che venivano dalle colline".
Troviamo notizie per il tratto da Fano al Metauro nella "Pianta generale del canale che deve derivare le acque del Taglio del porto per la bonificazione dei laghetti e delle escavazioni lungo la ferrovia dalla stazione al Metauro" (S.A.S.Fa., A.S.C.,1866, titolo XIX, b.468). Secondo questa carta una chiavica o canale di derivazione (corrispondente al tracciato del Fosso degli Schiavoni) doveva deviare l'acqua dal Canale del Porto (l'attuale Vallato del Porto o Canale Albani) fino alle zone umide della spiaggia che formavano una striscia ininterrotta dalla foce del Metauro alla stazione ferroviaria. La carta mostra oltre alla zona umida a ridosso della ferrovia, probabilmente favorita dalla escavazione di ghiaia per la costruzione della ferrovia medesima, un'altra zona umida parallela a questa, più spostata verso la linea della battigia.
Il Questionario del 1862 ricorda pure una bonifica iniziata ben 150 anni prima (agli inizi del '700): quella del relitto di mare di natura ghiaiosa e acquitrinosa, esteso 170 ettari, che delimitava la città dal lato del mare (l'attuale quartiere Sassonia).
Questo relitto venne trasformato in terreni ortivi molto fertili trasportando "a furia di braccia" le immondizie concimanti della città fino a coprire di un sottile strato di terra coltivabile le ghiaie (DELI 1989).
Nella "Pianta Dimostrativa della Città e Porto di Fano" del 1764 (?), di Sante Vichi, è documentata la presenza tra Fano e il mare di "Orti diversi con pozze d'acqua".
Dettaglio scheda
-
Data di redazione: 01.01.1999
Ultima modifica: 17.01.2010




Nessun documento correlato.