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Fano: Villa e Chiesa di San Biagio


Il complesso della Villa e della Chiesa di San Biagio, come appare nel presente, risale al generale rifacimento in forme liberamente "neogotiche" operato dal 1919 al 1922 dalla contessa Adele Ricotti Saladini, proprietaria. Resti di murature molto antiche, forse romane, furono notate allorché si procedette al rifacimento suddetto. Altri interventi sono stati eseguiti nel secondo dopoguerra per rendere funzionale il fabbricato all'uso che doveva farne l'Opera Don Orione subentrata per eredità.

La località, anticamente denominata anche San Biagio di Marano, era verosimilmente abitata già in età preromana: ritrovamenti archeologici sono stati fatti all'inizio del secolo nell'area sud di Villa San Biagio, detta Valle Coltellina (tra San Biagio e Villa Castellani). I reperti di età neolitica furono studiati da Giuseppe Castellani.

Nella attuale chiesa, dedicata a San Biagio, nulla (salvo un sarcofago del 1496 con i resti di Giovanni Baldini) è visibile della chiesa consacrata nel 1455 che ne sostituì un'altra eretta alla fine del Trecento da donna Isa di Monaldo vedova di maestro Biagio. Nulla rimane del convento dove nel Quattrocento si stabilirono i frati Gerolamini del beato Pietro da Pisa che ebbe il luogo in godimento perpetuo da Pandolfo Malatesta il 18 giugno 1417 All'interno, sotto il loggiato del cortile, sono raccolti lapidi e altri pezzi antichi e meno antichi.

Il complesso è, a tutt'oggi, in piena funzionalità.
Una piccola pineta sorge sul pendio del parco della villa che guarda il mare.
Sulla strada, nella parte posteriore della Villa, si alza una croce di legno.
Questa strada, che parte dal Carmine, è stata indicata come uno dei possibili percorsi collinari della Via Flaminia.

Aldo Deli e Virginio Fiocco

Da documenti notarili risulta che nel 1380 tale madonna Isa fece costruire sul colle fino ad allora chiamato "della selva" o "il Marano", una chiesa dedicata al Martire e Vescovo San Biagio, per onorare il nome del marito scomparso.

La chiesa fu affidata ai francescani fino al 1417, anno della morte dell'ultimo monaco eremita. La cura e la proprietà della chiesa, più alcune case ed orti, passarono quindi, con il benestare del signore di Fano Pandolfo Malatesta, al Beato Pietro da Pisa ed alla comunità di religiosi che ad esso si ispirava, i Gerolomini.

Il convento edificato da questi ultimi subì sostanziose modifiche, che ne ridussero l'estensione di circa la metà, tra la fine del 1800 ed i primi decenni del 1900, in concomitanza con numerosi passaggi di proprietà dell'edificio stesso. L'ultima proprietaria della serie, Adele Ricotti contessa di Rovetino, commissionò un notevole restauro in stile quattrocentesco, protrattosi dal 1919 al 1926 ed operato da Attilio Codovilli. In questa occasione vennero demoliti cinque altari di cui si conservano ancora oggi i dipinti.

La villa è circondata da un piccolo parco, è finemente decorata sul lato sud, quello posteriore, delimitato da due torri anch'esse decorate; sul lato nord, opposto al vialetto di accesso, si possono osservare la facciata della chiesa, la torre campanaria e la corte di ingresso. Oggi il complesso è sede di una Casa di Spiritualità di proprietà dell'Opera don Orione.

Marco Casarini


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1993
    Ultima modifica: 03.11.2012

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