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Fano casa colonica in Via G. da Fabriano

Fano: Casa Vocabolo Fornace

Fano: Casa Archilei



- detta in precedenza Casa vocabolo Vallato I

- Comune di Fano
- Zona di pianura alla periferia Sud di Fano

- Riferim. carta: 1:25.000 IGM 110 IV S.O. e 110 III N.O.

- Indirizzo: v. U. Bassi n.6

- Attuale proprietario: Comune di Fano

STRUTTURA DELL'EDIFICIO

Edificio costituito da un corpo principale di due piani, con la facciata rivolta a Sud-Est. Gli ambienti interni erano composti dal piano terra ospitante al centro le scale di accesso al piano superiore e sulla sinistra tre vani: cucina, saletta e cucinotto provvisto di forno; sulla destra dell'ingresso vi era la stalla. Al piano superiore erano tre camere, un magazzino e una latrina. Addossato sul retro un corpo di fabbrica secondario ospitava la cantina con tettoia; poco distante sul davanti una capanna fungeva da deposito attrezzi.

Il corpo principale ha la struttura portante in mattoni, la copertura è a due falde e gli architravi di porte e finestre, originariamente in legno, sono stati rifatti in cemento. La capanna era realizzata sempre in mattoni con la tipica copertura a due falde, ma è stata rifatta perchè pericolante. Il pozzo si trova attaccato all'edificio, collocato accanto all'ingresso e protetto da una tettoia.

L'edificio è stato costruito tra il 1633 e il 1687, anno della sua presenza accertata al catasto.

Esso è stato ristrutturato nel 1994-1995 ad opera del Comune di Fano, suo attuale proprietario, che l'ha adibito a Centro di educazione ambientale (CEA Casa Archilei). Tutti gli ambienti interni sono stati adattati alle loro nuove funzioni e trasformati in aule, laboratori, ecc.

NOTIZIE STORICHE

L'edificio rurale "Casa Archilei" (denominazione derivante dal soprannome dell'ultima famiglia che vi ha abitato fino al 1984: i Valentini) è stato costruito tra gli anni 1633 (1) e 1687. La sua presenza è accertata nel catasto del 1687 (2) presso il fondo la Simonetta (vocabolo sostituito nel Sec. XVIII con l'attuale Vallato) composto da due corpi di terra per complessive canne 1101 (3) proprietà di Camilla Borghigielli; successivamente nell'anno 1751 è documentata la proprietà della famiglia Marcolini (4). Nel 1839 il fondo fu acquistato dal Principe Massimiliano Duca di Leuchtemberg (5) che lo vendette nel 1845 ad una Società composta dai Principi romani Rospigliosi-Pallavicini e Borghese, Feoli Agostino e De Dominicis avv. Enrico (6). La Ven. Compagnia del Gesù (Padri Gesuiti) divenne proprietaria in seguito ad acquisto nel 1847 (7). Nel 1861, con l'unità d'Italia, in seguito alla soppressione di alcuni Ordini religiosi, tra i quali quello dei Padri Gesuiti (Regio Decreto 25. 9. 1861 del Commissario Generale delle Marche, Lorenzo Valerio), il possedimento passò in proprietà del Comune di Fano (8) che lo destinò al Patrimonio Studi, istituzione comprendente i beni del lascito di Guido e Vincenzo Nolfi e quelli provenienti dalla Compagnia del Gesù. Nel 1940 l'Azienda Agraria comunale subentra nella gestione del soppresso Patrimonio Studi.

Nel corso degli anni la costruzione ha subito vari rifacimenti, per vetustà e per ammodernamenti, in seguito alle cambiate condizioni di vita. Il primo documento rintracciato è del 1831: la casa colonica viene descritta a due piani. Il piano terra è composto dalla loggia con forno, porcile a tetto, stalla e cucina: da questa, per mezzo di una scala di cotto chiusa con bussola di gradini II, si accede al secondo piano ove sono due camere. Unito alla casa vi è il pozzo. Dirimpetto alla medesima trovasi la cantina coperta con tetto. A poca distanza dalla casa vi è una capanna entro la quale si trova una grotta scavata nella breccia (9).

Nel 1867, il Municipio di Fano, nel frattempo divenuto proprietario, provvedeva a redigere un inventario della casa colonica e dei fabbricati annessi dal quale risulta che il rustico è composto di 7 vani (4 al piano terra e 3 al piano superiore). Rispetto alla descrizione del 1831 risulterebbe un ampliamento con costruzione della cantina al piano terra e di una stanza al piano superiore (10).

Generali lavori venivano effettuati durante il 1877 oltrechè le seguenti trasformazioni:

1) mutazione della scala con relativo restringimento della cucina; 2) trasformazione della cantina in stalla; 3) prolungamento della loggia fino al termine della casa e arretramento del forno più indietro; 4) nuova cantina da addossarsi sul retro della casa con porta esterna e comunicazione interna sotto la scala (ambiente tuttora esistente destinato a museo della civiltà contadina). In questo documento compare un disegno dell'ingegnere comunale dove vengono riportati i vani esistenti (11). Da un inventario del 1905, l'edificio contiene al 1° piano la stalla, la cucina, la loggia con forno inservibile, il 2° piano è composto di 4 stanze (una stanza in più rispetto al disegno del 1877). Il terreno di ha.4.14.50 risulta così descritto: "Il fondo giace in piano ed è formato da due appezzamenti di terreno di circa uguale superficie divisi da una strada comunale. L'appezzamento nel quale sorge la casa è vitato con viti maritate all'oppio. Confina con due strade comunali, la proprietà Mariotti, etc". (12).

Durante il 1906 sono stati realizzati lavori consistenti nell'alzamento di due stanze per portarle alla pari dell'altra metà di casa restaurata due anni prima; nella demolizione del forno inservibile e nella costruzione di una stanzetta sopra il medesimo; nella riduzione di un locale al piano terra ad uso di cucina e camera da mangiare (13).

Nel 1921 viene compilato altro inventario in cui si legge che il fabbricato è composto di 9 vani dei quali al piano terra 5 e al secondo 4. Esiste la capanna. E' da notare che fra i confinanti, viene indicata per la prima volta la Ferrovia Metaurense (14).

Il Consiglio di Amministrazione del Collegio-Convitto Nolfi nel 1925 fa presente all'Amministrazione comunale "la opportunità e l'utilità dì avere in gestione un fondo rustico, il quale potrebbe essere sfruttato non solo per i prodotti normali, ma anche per la somministrazione del latte ai Convittori e per l'allevamento dei maiali mediante i rifiuti della cucina". Il Consiglio comunale, considerata che la proposta è meritevole di accoglimento perché effettivamente consente notevoli economie per il Collegio e per il Comune da cui lo stesso dipende, delibera di assegnare al medesimo Convitto Nolfi la gestione del fondo Vallato 1° di ha.3.88.70, tenuto in affitto dal Sig. Gustavo Valentini, per il compenso annuo di L.3.500 (15).

Nel 1930 il Municipio di Fano compilava una relazione dove la casa e il terreno sono distinti al catasto in Mappa di Fano al foglio 37 coi nn. 110, 111, 124, 164, 165 della superficie complessiva di ettari 3,9595 (16).

Da un nuovo inventario del 1932, si apprende che la casa, comprende al primo piano 4 vani adibiti rispettivamente ad uso di cucina, cucinotto, saletta, stalla bovini e un vano con due porcili, il pollaio ed il forno. Il piano superiore consta di 4 vani di cui tre camere da letto ed un vano magazzeno. Vi è inoltre un ballatoio con latrina esterna (questa parte è stata abbattuta nel 1994 a seguito dell'ultimo restauro). Sul retro della casa è addossato un corpo di fabbrica comprendente la cantina. Sull'aia vi è una capanna in muratura per il deposito degli attrezzi rurali e in prossimità della cucina il pozzo (17).

Dagli inventari sopra menzionati risulta che fra le piante del soprassuolo erano prevalenti la vite, il mandorlo, l'olmo e l'acero campestre.

Infine si trascrivono i nominativi che, a vario titolo, (coloni, fattori, sorveglianti e affittuari), hanno occupato la casa tra il 1775 e il 1984: Giovanni Cecco, Giulio di Giuliobono, Giuliano Tamagnani, Francesco Boni, Giuliano Cecchi detto Tamagnoni, Agostino Della Cecca, Luigi Della Cecca, Antonio Mattioli, Pietro Ceccolini, Adriano Spinaci, Gustavo e Gino Valentini.

DOCUMENTI E NOTE
(1) Sezione Archivio di Stato di Fano (d'ora in poi S.A.S.Fa.), Archivio Storico Comunale (d'ora in poi A.S.C.), Catastini 69 (1633) cc. 31v - 32r.
(2) S.A.S.Fa., A.S.C., Catasto del 1687, c. 437 nn. 40-41.
(3) La canna di Fano equivaleva a mq. 23,07 (Cfr. A.M. Girelli, I Catasti di Fano dal XIII al XVIII secolo, Verona 1971).
(4) S.A.S.Fa., Archivio Marcolini, carte non inventariate.
(5) Catasto, Voltura n. 2930 dell'8.10.1839.
(6) S.A.S.Fa., Catasto, Voltura n. 4303 del 5.7.1845.
(7) S.A.S.Fa., Catasto, Voltura n. 4844 del 5.11.1847.
(8) S.A.S.Fa., Catasto, Voltura n. 8789 del 18.5.1861.
(9) S.A.S.Fa., Giudiziario, Cause Civili I83I, b. 29.
(10) S.A.S.Fa., A.S.C.9 1867 tit. XIII, b. 485.
(11) S.A.S.Fa., A.S.C., Archivio De Poveda, 1877.
(12) S.A.S.Fa., A.S.C., Patrimonio Studi 1905.
(13) S.A.S.Fa., Patrimonio Studi 1906., fasc. 15, b. 1489.
(14) S.A.S.Fa., Patrimonio Studi 1921.
(15) S.A.S.Fa., A.S.C., 1925, Ctg. V, cl. I, f. 2, b. 8.
(16) S.A.S.Fa., A.S.C., Patrimonio Studi, documenti storici catastali.
(17) S.A.S.Fa., A.S.C., Patrimonio Studi 1932, Inventari fondi rustici.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 07.02.2025

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