Carnevale, feste, tradizioni e lavoro
La casa in generale e i lavori domestici - generalità e sommario degli strumenti di lavoro e oggetti d'uso
La casa in generale e i lavori domestici - generalità e sommario degli strumenti di lavoro e oggetti d'uso
La casa colonica
I fabbricati rurali sono il patrimonio culturale, sociale e storico della nostra realtà agricola e caratterizzano con la loro tipologia il paesaggio delle nostre campagne. Dalla loro conformazione si comprende il modello stesso della conduzione dei terreni.Così le ampie e rade cascine della Pianura Padana, formate da una vasta corte quadrangolare attorno alla quale si trovano labitazione del proprietario, quelle dei dipendenti dellazienda, le stalle, i fienili ed i magazzini, ci fanno capire che il proprietario terriero è agricoltore, imprenditore e conduttore della propria azienda, coadiuvato nei lavori dai salariati, dagli animali e dagli attrezzi.
Dallaltro canto la fitta rete di case coloniche di modeste dimensioni, sparse su un territorio agrario, cinducono a pensare alla mezzadria e alla conduzione diretta del piccolo proprietario coltivatore. Nella gestione a mezzadria il responsabile e conduttore della circoscritta azienda è la famiglia del mezzadro, la quale è a stretto servizio del proprietario, che vive in città, con il quale essa è legata da rigidi vincoli contrattuali.
Questa tipologia di patti agrari contempla la divisione a metà dei frutti della terra e la spartizione, in uguale misura, dei costi di produzione e inoltre sancisce una nutrita serie di doveri per il mezzadro.
Il fabbricato rurale delle Marche
La casa colonica marchigiana si differenzia secondo larea geografica: quella di un podere di pianura o di bassa collina, ad esempio, è più ampia e maggiormente ariosa di quella dellalta collina e della montagna. In attestazioni di fine Ottocento queste ultime si definiscono ristrette e poco salubri: ciò era dovuto alla minor rendita dei terreni che, per certi versi, condizionava il proprietario ad economizzare anche sui materiali, il più delle volte reperiti sul posto: così abbiamo le case di terra, presenti un po dappertutto nella nostra regione e tuttora conservate nellAlto Maceratese.
I muri di queste costruzioni sono fatti con la sola terra mescolata a paglia e buina, lo sterco dei bovini, per altre la terra e il tufo fanno da materiale legante alle pietre. In questi casi, i muri portanti sono piuttosto spessi, così da garantire una maggiore stabilità e, simultaneamente, una migliore coibentazione termica. Quelle della pianura e della bassa collina sono, in gran parte, costruite con mattoni o con pietre, oppure con entrambi i materiali usati in modo armonico.
La posizione e le origini
La casa colonica, in genere, è posta in maniera che da essa si possa controllare tutto il fondo, perciò si trova o al centro dello stesso podere o su un poggio, da cui deriva lantico termine tumba, che significa, appunto, abitazione sopraelevata. La casa colonica marchigiana ha origine con la mezzadria e pertanto le costruzioni iniziali risalgono ai primi decenni del Millequattrocento. Alcuni autori sostengono che in principio ebbero la funzione di casa colonica gli stessi casareni (esistiti nel Medioevo e costruiti con montanti in legno, pareti di canna e terra e tetti di paglia ed adibiti al ricovero temporaneo di lavoranti, animali, ed attrezzi) e le case torri, anchesse erette nel Medioevo a difesa dei territori. A queste ultime, nel corso dei secoli, sono state aggiunte altre parti abitative, per cui ancor oggi si notano case coloniche con resti di case torri colombaie. In certi casi intorno alla casa-torre si è costruito il casino di campagna, abitazione per la famiglia padronale, dove questa era solita trascorrere la villeggiatura. Un esempio tipico, nella provincia di Pesaro e Urbino, è la Palazzina in comune di SantIppolito, di recente restaurata.
La struttura
La casa colonica ha una forma quadrangolare, ha un tetto a due spioventi ed è costituita da un piano terra, il rustico, e da un altro elevato, labitazione; a volte il primo piano è raggiungibile da una scala esterna, protetta da una loggetta: questaccorgimento consente davere maggior spazio abitativo.Al piano terra si trovano la stalla dei bovini, la cantina, il mesticaio (1) e in certi casi la stanza per il telaio.
Al primo piano erano sistemati la cucina, il magazzino e le stanze da letto; in alcune realtà era prevista anche una stanza per il padrone. La stanza da letto del capo-famiglia, ad esempio, trovava posto, di norma, sopra la stalla dei bovini, in maniera che durante la notte egli poteva rendersi conto, dai rumori prodotti dalle bestie, del loro umore; inoltre, dinverno, era anche la stanza più calda a causa del riscaldamento, ad ipocausto, prodotto dalle bestie. Va ricordato che gli animali, soprattutto quelli da lavoro, erano considerati parte della famiglia allargata del mezzadro. La malattia o la scomparsa di un capo, infatti, era motivo dafflizione per il contadino, perché gli causava, fra laltro, anche un grave danno economico. Nelle realtà dellentroterra, collina e montagna, la casa colonica era di solito insufficiente per la famiglia, quindi si era costretti ad una convivenza promiscua.
Nellabitazione rurale non vi erano servizi igienici. Nella buona stagione ogni spazio allaperto, protetto da sguardi indiscreti, faceva al caso; invece durante il cattivo tempo si usava la stalla dei bovini. Presso alcune dimore ci sindustriava ad erigere un modesto riparo fatto di canne e posto di fianco al letamaio; molto di rado questo rifugio era fatto in muratura.
La casa colonica non dava solo ricovero ad uomini ed animali, ma aveva anche funzioni di laboratorio. In alcuni locali, infatti, avvenivano i più importanti lavori di trasformazione dei prodotti della terra. Il più rilevante di questi vani era la cucina; in essa simpastava la farina per fare il pane, la pasta, i dolci, si confezionavano le conserve di pomodoro e di frutta, si lavoravano le carni del maiale, si filava, si cuciva, si ricamava, si lavorava a maglia, si rammendava. Nel magazzino si mondavano i cereali, si tesseva. Nel capanno e nella stalla gli uomini confezionavano ed aggiustavano gli attrezzi più elementari. Nella cantina si lavoravano le uve.
Corredavano labitazione gli annessi: il capanno per il ricovero degli attrezzi, il pozzo per lacqua potabile, il forno, il pollaio, le stallette per le pecore e il maiale; quando gli spazi erano ridotti uno di questi animali trovava posto allinterno del sottoscala.
Nel cortile, delimitato dai pagliai, dal pularo e da alcuni alberi come gelsi, olmi, noci e fichi, si trovavano laia, la concimaia e nei luoghi di collina, dove lacqua era più carente, la pozza per la raccolta dellacqua piovana; vicino alla pozza, in una piccola porzione di terreno, cerano lorto e una modesta aiuola per i fiori.
Il cortile aveva spesso per contorno una fratta di canne e paletti di legno, in maniera che gli animali di bassa corte non recassero danno alle semine e alle messi nel periodo della maturazione.
Labitazione del casante
Il casante o casanolante era colui che non aveva né casa del proprio, né terreno da coltivare e nemmeno un mestiere. Era il giornaliero, cioè colui che lavorava saltuariamente a giornata, prestando il lavoro delle proprie braccia, da cui anche il termine bracciante, ai contadini e ai piccoli proprietari nei periodi dei raccolti e delle semine. In questa categoria sociale finivano, quasi sempre, quei mezzadri cacciati dai poderi, i quali con la perdita del buon nome, non erano più interpellati dai proprietari per concordare ulteriori patti colonici. Costoro, date le loro misere condizioni economiche, vivevano in abituri alle periferie dei centri urbani e nei vicinati di campagna, pagando il nolo con la prestazione di manodopera. Labitazione del casante era composta, di norma, da un fondo, il piano terra, e da ununica stanza al primo piano, raggiungibile tramite una scala esterna. Il locale fungeva da cucina e da camera da letto; in certi casi lintimità era garantita da teli stesi da una parete allaltra. Nel fondo, oltre a poche cose come la zappa, la vanga, la pala, la carriola, il piccone e la falce, trovavano ricovero, per garantire un minimo di sopravvivenza, uno sparuto numero di animali da cortile, un ovino o un maiale: solo, in rari casi, una vitella che veniva venduta quando le magre scorte di foraggio terminavano.
NOTE
(1) la stanza dove si preparava il mangime.
Emilio Pierucci
Il riscaldamento in casa
Per scaldare le mani le donne usavano él scaldin, lo scaldino, con dentro la sčniscia, cioè braci miste a cenere. Lo scaldino poteva essere di coccio smaltato o di latta talvolta ricavato da vecchi barattoli della conserva di pomodoro. Lo scaldino grosso era detto las de còp. Lo scaldino era molto usato dalle donne anziane, che lo portavano con sé coprendolo con la paranansa, quando andavano dalle vicine a scambiare i segreti della loro amicizia, e dalle trìcul, cioè le venditrici di frutta e verdura in piazza del mercato.
(Da: "La vecchia Fano", AMADUZZI 1981)
SOMMARIO DEGLI STRUMENTI DI LAVORO E OGGETTI D'USO NELLA CASA IN GENERALE E NEI LAVORI DOMESTICI
Bacinella di lamiera zincata
Bilancia a stadera con gancio
Bilancia a stadera con piatto
Bugia o Portacandela
Chiave
Dipanatoio
Ditale
Ferro da stiro a carbonella
Ferro da stiro da scaldare
Ferro da stiro elettrico
Fornello a spirito
Lanterna a petrolio
Lanterna di carta
Lume a petrolio
Lume ad olio o Lucerna
Mastello di lamiera zincata
Penna e Pennino
Portapenne
Rocchetto e Spagnoletta
Salvadanaio
Scaldino di coccio
Scaldino di latta
Scatola di lucido per scarpe
Scopa di saggina
Secchio di lamiera zincata
Sessola di latta
Sgabello
Sgabello per scaldino
Sottovaso per fiori
Spazzola per bucato
Sveglia
Tavola per lavare i panni
Telaio per ricamo
Trappola per topi
Uovo da rammendo
Vaporizzatore per insetticida (Pompa del flit)
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 19.07.2004
Ultima modifica: 01.03.2012
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