Beni ambientali
Aspetti geografici, climatici, ecologici e vegetazionali del settore costiero e basso-collinare della Provincia di Pesaro e Urbino
Questo settore va dalla costa adriatica ad una linea che congiunge grosso modo Tavoleto a Nord con Sassocorvaro, Fossombrone e S. Lorenzo in Campo a Sud.
Presenta per lo più quote inferiori a 500 m s.l.m., temperature medie annue intorno ai 13° e precipitazioni medie annue da 750 a 900 mm.
E’ compreso interamente nel piano bioclimatico basso-collinare (BIONDI et al., 1995). Dal punto di vista vegetazionale fa parte del piano collinare o submediterraneo (da 0 a 800-1000 m s.l.m.), caratterizzato da querceti di Roverella con alcuni elementi floristici mediterranei e corrispondente alla fascia submediterranea, sottofascia sublitoranea-litoranea (UBALDI, 2000) (1).
Il litorale è costituito nella parte settentrionale, fra Gabicce e Pesaro, dalla costa alta del Colle S. Bartolo, una falesia viva soggetta ad intensa e continua erosione, costituita da depositi arenacei e arenaceo-pelitici (2) del Messiniano superiore. Tra Pesaro e Fosso Sejore è presente il Colle Ardizio, le cui falesie sono inattive e formate da depositi sabbiosi del Pliocene inferiore. Nel resto del territorio le colline costiere degradano dolcemente in una costa bassa in cui la spiaggia sabbiosa o ghiaiosa è piuttosto stretta a causa soprattutto dei fenomeni di erosione che caratterizzano ormai da vari decenni gran parte delle spiagge adriatiche. Gli ambienti naturali e pseudonaturali sono stati fortemente ridotti per l'espansione delle zone urbane e delle strutture turistiche, tuttavia rimangono qua e là lembi di spiaggia ancora sufficientemente ricchi di vegetazione, come nell'Area Floristica protetta di Baia del Re situata tra Pesaro e Fano. Invece, soprattutto per far posto ad insediamenti abitativi, le steppe litoranee sono state completamente distrutte e con esse la loro peculiare flora. Il Colle San Bartolo, data la sua struttura geologica che facilita la tendenza all'instabilità e all'erosione, ma che ha anche impedito e impedisce tuttora interventi urbani distruttivi, conserva ancora un certo grado di naturalità.
Le pianure sono limitate alle piane alluvionali dei fiumi principali e caratterizzate da più o meno cospicui depositi ghiaiosi e sabbiosi dell'Olocene-Pleistocene medio.
Le colline dell'ampio settore che parte dalle dorsali appenniniche sono costituite in prevalenza da terreni pelitici ed arenacei, in gran parte plio-pleistocenici della monoclinale che forma il Bacino Marchigiano Esterno (Argille a Colombacci del Messiniano superiore, depositi torbiditici arenacei, arenaceo-pelitici e pelitico-arenacei del Messiniano inferiore-Tortoniano, Schlier, peliti del Pliocene, depositi sabbiosi del Pliocene inferiore, depositi arenacei del Messiniano superiore).
Secoli e secoli di deforestazione, l'intensa attività agricola, la forte urbanizzazione, l'insediamento di varie e numerose attività artigianali e industriali nonché i collegati fenomeni di inquinamento e alterazioni ambientali, hanno modificato radicalmente l'aspetto di questo settore. Possiamo immaginare com'era 2 o 3.000 anni fa: vaste foreste planiziali che rivestivano le nostre pianure fin quasi alla riva del mare e risalivano sulle colline vicine sfumando in boschi via via sempre più asciutti, ampie zone acquitrinose e paludose, una flora e una fauna ricchissime. Di quegli antichi ambienti non rimane neppure il ricordo, solo una stretta fascia di vegetazione che segue come un'ombra il vagare dei nostri corsi d'acqua e modesti boschi collinari stanno a testimoniare quell'antica e selvaggia ricchezza. Le pianure e le aree collinari più fertili e meno acclivi, soprattutto alle quote più modeste, sono dissodate da secoli e destinate un tempo alle attività agricole ed ora contese anche da insediamenti industriali e artigiani. Caratteristici sono i piccoli campi delimitati da strette fasce di bosco, siepi e filari di piante che, pur se costituiti da pochissime specie arboree e arbustive, sono importanti quali aree di rifugio per numerose piante, piccoli vertebrati e moltissimi invertebrati. Le colline costiere e meno elevate conservano solo rari e modesti lembi boschivi formati quasi esclusivamente da querceti più o meno mesofili, più o meno fortemente antropizzati, mentre le aree collinari più interne sono generalmente più boscate, più ricche di specie e si ricollegano gradualmente al settore montano del Preappennino e dell'Appennino.
Anche i luoghi umidi e i corsi d'acqua minori erano un tempo ricchi e interessanti; l'inquinamento, i continui interventi di regimazione delle acque e modifiche del corso, ne hanno compromesso completamente l'integrità. Lungo i corsi d'acqua sono quasi sempre presenti strisce di bosco igrofilo costituito per lo più da Pioppi (Populus nigra, P. alba e vari Pioppi ibridi euroamericani introdotti per l'utilizzazione del legname), Ontano nero (Alnus glutinosa) e vari Salici.
NOTE
(1) I piani sono zonazioni della vegetazione disposte in base all’altitudine e alle condizioni climatiche. In Provincia ne sono presenti due, mancando il piano culminale (posto al di sopra dei 1800 m). Le fasce sono anch’esse zonazioni basate sulla distribuzione della vegetazione, a sua volta legata alle condizioni climatiche e al tipo di suolo. Delle 6 fasce di vegetazione presenti in Italia, solo 2 sono rappresentate nella nostra Provincia.
(2) Le peliti sono rocce a grana estremamente fine.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 31.08.2005
Ultima modifica: 31.12.2010
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