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Cartoceto di Pergola: i Bronzi dorati


Si tratta dell'unico gruppo in bronzo dorato giunto dall'età romana sino ai nostri giorni, la cui datazione sembra essere accertata tra il 50 e il 30 a.C.

La storia di queste magnifiche statue equestri ha inizio il 26 giugno 1946 quando i fratelli Giuseppe e Pietro Peruzzini, mezzadri in un podere sito in località S. Lucia di Calamello nei dintorni di Cartoceto di Pergola, realizzando un fosso di scolo davanti alla loro abitazione, colpirono con la vanga una parte metallica che si rivelò poi essere una zampa di cavallo che brillava come se fosse oro. Continuando a scavare, all'interno di un'unica fossa di larghezza massima di 4 metri e mezzo e profondità di 1 metro e 60, vennero alla luce frammenti del peso di circa nove quintali, divisi in poco più di 300 pezzi di varie dimensioni. Tra questi erano riconoscibili le teste e le zampe dei due cavalli, parte di un busto e di due gambe maschili, la parte superiore e inferiore di una figura femminile, ed una infinità di altre parti di collocazione indeterminata.
Ad una prima analisi si intuì subito che i frammenti dovessero appartenere, in origine, ad un monumentale gruppo statuario d'epoca romana composto da due figure femminili, ammantate e velate, e da due cavalieri in veste militare d'alto rango, con cavalli riccamente ornati.

Restano incerti la provenienza e il motivo che ha determinato la frantumazione delle sculture: "damnatio memoriae" o, forse più probabilmente, furto o bottino di guerra, giacché si ipotizza anche che le statue non siano mai state innalzate nel luogo per il quale erano state destinate.
Stimati studiosi come Sandro Stucchi, John Pollini, Filippo Coarelli, Viktor Bohm, Lorenzo Braccesi hanno dato il loro contributo per arrivare alla soluzione del mistero rappresentato dall'identità dei personaggi raffigurati.

Si è parlato di membri della famiglia imperiale Giulio Claudia (I sec. d.C.) colpiti da "damnatio memoriae", le cui effigi sono state distrutte e sepolte per essere dimenticate per sempre; della famiglia patrizia dei Domizi Enobarbi (I sec. a.C.), di statue trafugate da barbari o briganti come bottino, sepolte per riutilizzare successivamente il metallo e per cause a noi sconosciute celate dal terreno per oltre duemila anni; della famiglia dei Satri (I secolo a.C.) originaria di Sentinum, della quale faceva parte Marco Satrio, luogotenente di Cesare e futuro cesaricida, possibile committente del gruppo distrutto forse per volontà di Ottaviano; della famiglia di Cicerone (I sec. a.C.), di statue non esposte in Italia ma nell'isola di Samos, in Grecia, dove un'esedra ne testimonierebbe la presenza, colpite da “damnatio memoriae” e tornate in Italia per essere probabilmente rifuse.
Al di là dell’identità dei personaggi raffigurati, si tratta di opere presentanti caratteristiche legate alla ritrattistica repubblicana, eseguite con una raffinata tecnica, cera persa con metodo indiretto, e successivamente rivestite di sottilissime lamine d'oro.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 14.07.2007
    Ultima modifica: 30.11.2009

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