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Fossombrone: Corte Alta

Fossombrone: Palazzo Comunale

Fossombrone: Corte Bassa e Corte Rossa


Si ricorda principalmente come abitazione del Cardinale Giulio Della Rovere, fratello del duca Guidubaldo II.

La facciata è abbellita da un grande portale bugnato e da una serie di finestre riquadrate da una semplice cornice modanata.
Pur avendo perduto gran parte dell'antico splendore, l'edificio presenta ancora molte caratteristiche degne di rilievo: l'ampio cortile con portico su di un lato, cui fanno riscontro, sul lato opposto, l'elegante ballatoio (attribuito all'architetto Ludovico Carducci) ed il sottostante ninfeo; i portali in arenaria, i soffitti lignei a cassettoni. Di particolare rilevanza la cappella privata del Cardinale, con pregevoli stucchi raffiguranti fatti della vita di S. Pietro, attribuiti al Brandani.

Nell'edificio è documentato l'intervento dell'architetto Gerolamo Genga.

Giancarlo Gori

Dopo la guerra roveresco-medicea (1517-1522) la Corte Alta venne abbandonata, preferendole, quale residenza, alcune "case rosse" poste lungo l'attuale Corso Garibaldi, che, unificate con altri edifici retrostanti, formarono un tutt'uno dall'area di poco inferiore a quella della Corte Alta.
L'architetto Girolamo Genga (1476-1551) progettò una ricucitura degli edifici in via C. Battisti, detti Corte Bassa, collegandoli con un ballatoio coperto alla Corte Rossa, che fungeva da zona giorno (cucina, tinello, ecc.), nella ripartizione delle funzioni fra i due corpi di fabbrica.
La duchessa Eleonora Gonzaga, moglie di Francesco Maria I della Rovere, vi soggiornò a lungo e ivi si spense nel 1550.
Il suo secondogenito, il cardinale Giulio della Rovere (1535-1578), trasformò i palazzi nella sua corte, aggiungendo il portale d'ingresso a bugne grezze alternate, l'ala Est con il gioco del pallone, la cappella a stucchi di Federico Brandani dedicata a S. Pietro, il secondo ballatoio coperto e il ninfeo, opere dell'architetto Ludovico Carducci, il cortiletto superiore e il giardino segreto.
Con il trasferimento a Pesaro della capitale e con la morte del cardinale Giulio, le residenze ducali vennero abitate solo saltuariamente dai membri della famiglia roveresca e dai nobili della loro corte. Dopo la devoluzione del ducato d'Urbino alla Chiesa i palazzi, gli arredi e le proprietà dei Della Rovere passarono alla famiglia Medici di Firenze.

Renzo Savelli


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 08.04.2010

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