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Fano: Quadreria della Fondazione Cassa di Risparmio di...

Fossombrone: Museo Civico Archeologico A. Vernarecci

Fano: Quadreria della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano - Simone Cantarini: Madonna della rosa


Simone Cantarini (Pesaro 1612 - Verona 1648), artista solitario e drammatico, occupa nel mondo dell'arte barocca della prima metà del secolo XVII un ruolo che lo avvicina per più di un aspetto al Caravaggio, sia per la vita stentata e vagabonda che per la morte precoce a soli trentasei anni.

Inizialmente allievo del concittadino Gian Giacomo Pandolfì, dopo un viaggio a Venezia, tornò in patria per continuare la propria formazione alla scuola del veronese Claudio Ridolfi. Dopo il periodo tardobaroccesco e l'avvento in area marchigiana dei maggiori pittori bolognesi da un lato e dei caravaggeschi dall'altro, il Cantarini trascorse un burrascoso periodo a contatto con Guido Reni di cui non accettava, pur subendone l'influsso, per superbia e in relazione alle proprie indubbie grandi capacità, la supremazia di maestro.

Fu un incontro-scontro fra due culture, con la tendenza nel Cantarini a sperimentarsi in libertà.

A causa del suo carattere litigioso e per questioni di donne, attorno al 1635 aveva lasciato Pesaro per Bologna, ma già nel 1639 era di ritorno in patria da dove si trasferì a Roma, restandovi fino al 1642.

Dopo quest'ultima data, essendo morto il Reni, fu nuovamente a Bologna in un'atmosfera per lui più vivibile.

Chiamato a Mantova nel 1647 da Carlo II Gonzaga, vi trovò un ambiente ostile che lo umiliò profondamente, tanto da indurlo a trasferirsi a Verona: città dove trovò però una morte prematura non senza sospetti di veneficio.

"Madonna della rosa" (olio su tela, cm 103 x 82) è un pregevole dipinto, acquistato dalla Cassa di Risparmio nel 1982 tramite il mercato antiquario. Proviene da una collezione privata di ignota ubicazione ed è replica di un quadro analogo di cui si conosce più di una redazione autografa insieme a varie copie.

La bellezza dei volti e dei particolari rendono molto probabile la paternità cantariniana dell'opera o comunque una esecuzione all'interno della sua bottega.

Certo è che il soggetto piacque ai contemporanei per l'originalità della composizione, con la Vergine e il Bambino posti in primo piano, fronte a fronte, profilo contro profilo, così da giustificare la richiesta di più di una replica. La rosa e la corona che il Bambino tiene nelle proprie mani alludono alle gioie e ai dolori provati dalla Madre divina. La critica data l'originale di quest'opera al periodo romano dell'artista (1639-1642) per le caratteristiche di pacato classicismo d'impronta raffaellesca, tutto pervaso di tenero intimismo che ne caratterizza figure e atmosfera.

Altre due pregevoli tele attribuite al Cantarini ("Agar e Ismaele" e "Madonna con il Bambino e i Santi Tommaso e Girolamo") fanno parte della Quadreria della Fondazione.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 08.11.2004

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