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Allevamento del baco da seta


Generalità

L'allevamento del baco da seta nel territorio fanese ha origini remote ed era finalizzato alla produzione della materia prima necessaria alla tessitura artigianale delle stoffe pregiate usate dai ricchi signori delle nostre zone.
Nel tempo la bachicoltura crebbe d'importanza ed esistono nella locale Sezione dell' Archivio di Stato documenti che testimoniano la presenza in Fano di un fiorente mercato dei bozzoli sin dai primi anni del Settecento (in precedenza i bachi venivano trasportati a Fossombrone dove già si era sviluppata l'arte della trattura).
Nel corso degli anni le operazioni e le cure necessarie per l'allevamento del baco rimasero pressoché immutate: verso aprile, quando c'erano le foglie del gelso, dal seme-bachi nascevano i "vermicèj" che nel giro di quaranta giorni arrivavano alla piena maturazione raggiungendo una lunghezza di circa sei centimetri e mezzo (inizialmente avevano la dimensione di formichine). Anche il peso aumentava proporzionalmente e da un'oncia di seme-bachi si ricavavano mediamente settanta chilogrammi di bachi freschi.
Nelle prime quattro settimane di vita i bachi mangiavano regolarmente per tutta la settimana tranne un giorno che trascorrevano dormendo. Durante lo sviluppo cambiavano quattro volte la pelle (muta) dopodiché iniziavano la filatura del bozzolo.
Le più impegnate nella cura dei bachi erano le donne che dovevano pulire i locali e le bigattiere, una specie di letto a castello costituito da diversi ripiani detti "storin". Il letto andava cambiato spesso per evitare che divenisse focolaio di infezioni: sui letti, insieme agli avanzi del cibo, si accumulavano in poco tempo gli escrementi dei bachi, le loro spoglie quando era il periodo della muta, ed anche i bachi morti.
Nell'ultima settimana, detta della "magnarella", i bachi mangiavano e crescevano continuamente producendo un continuo rumore. Dopo la grande fame "andavano al bosco" dove si costruivano la cella lavorando con la testina e disegnando tanti 8 con il filo emesso dalla filiera, organo posto sotto il labbro inferiore.
Il "bosco" veniva costruito con fascine di rami sottili e lisci, ben distanziati fra loro per evitare la produzione di doppioni (due crisalidi unite) di scarso valore commerciale. Il bozzolo maturava in otto giorni dopo i quali le donne effettuavano la sbozzolatura, cioè il distacco dei bozzoli dai rami e la conseguente separazione di quelli perfetti dagli altri che presentavano imperfezioni (macchie, doppia crisalide, foratura da sfarfallamento).
Il baco era assai vorace e per il suo allevamento ha costituito un'importanza fondamentale la foglia del gelso, unico suo nutrimento. La foglia del moro (così viene chiamato dai nostri contadini il gelso) era quindi oltremodo preziosa, ecco perché queste piante erano spesso a ridosso delle abitazioni dei contadini: i furti della foglia erano assai frequenti ed avere l'albero vicino alla casa era un deterrente per i ladri e consentiva un maggior controllo.

Le fasi della crescita

Nascita

Il seme dei bachi da seta ("vermicèj") si acquistava presso il centro di distribuzione di Petrolati a Porta Maggiore, a once o ottave (un'oncia dava vita a un grosso allevamento, per un allevamento di dimensioni rispettabili bastavano due ottave).
Le uova, a forma di minuscole ciambelline, erano appiccicate a quadretti di carta sottile bianca perforata.
Per l'incubazione, che aveva luogo tenendo il seme sotto le lenzuola o portandolo indosso (vi provvedeva una donna di casa); la schiusa avveniva poco dopo che le uova, da bianche che erano, annerivano.
Alla nascita i bacolini, di colore marrone scuro, erano molto più piccoli di una formica e formavano una macchia scura indistinta; venivano protetti dal freddo e nutriti con le prime foglie tenere di gelso tritate con le forbici.

Crescita

Man mano che crescevano sembravano aumentare anche di numero; venivano alimentati con foglie tritate mediante una falce fissata a un'asse con un perno passante per la punta.
A ogni muta passavano un giorno o due a "dormire": si immobilizzavano con la testa sollevata e nulla sembrava disturbarli. Nello stesso tempo si liberavano della pelle. Di muta in muta diventavano sempre più bianchi, alcuni erano striati ("brigulât").

Mangiarella

Dopo l'ultima muta, i bachi raggiungevano le massime dimensioni e venivano alimentati più volta al giorno con foglie intere. Il periodo della "magnarella" era il più impegnativo per l'allevatore; occorreva raccogliere una quantità enorme di foglie sui gelsi del podere, chiedendone anche, quando occorreva, ai vicini; somministrarla quattro o cinque volte al giorno, la sera tardi e la mattina presto; cambiare la lettiera ogni uno o due giorni.
Il rumore prodotto da migliaia di ganasce che divoravano le foglie era simile a quello prodotto dalla pioggia.
I bachi occupavano ormai tutti i graticci (le "grigiòl" costituite da reti di filo sottile a maglie larghe fissate a cornici rettangolari di legno) sostenuti dal telaio ("tlâr").
I bachi venivano posti sopra grandi fogli di carta gialla di paglia stesi sulla rete. Per facilitare il cambio della lettiera si usavano fogli della stessa carta forati con fustelle circolari, sopra i fogli veniva distribuita la foglia, in modo che, per mangiare, i bachi salissero attraverso i fori; così potevano essere trasportati su fogli nuovi (i bachi che restavano venivano raccolti a mano).
La lettiera veniva portata ad essiccare sull'aia, separando le foglie secche dagli escrementi: questi, formati da brevi segmenti neri con solchi longitudinali, asciutti e pulitissimi, costituivano una vera ghiotteria per l'alimentazione delle vacche.

Salita al bosco

Durante il periodo della mangiarella si preparavano in fretta fascine di rami o, più spesso, "fratte", cioè graticci di rami legati fra due coppie di canne, con le cime spuntate, in modo che si potessero appoggiare l'una all'altra sul pavimento del magazzino.
I primi bachi maturati si portavano agli angoli delle grigiole dove cominciavano a fissare i primi fili: venivano subito raccolti e posati sulle fratte, dove nel giro di poche ore tessevano il bozzolo ("Boč"), sparendo alla vista; altri allungavano la testa facendola oscillare a destra e a sinistra alla ricerca di appigli per il filo: guardati contro luce nel tratto fra le false zampe e le zampe sotto il muso, apparivano giallo dorati; nei casi dubbi, il baco veniva piegato fino a fargli toccare col muso la placca ruvida di una falsa zampa, dove attaccava il filo di bava.
Da questi segni si capiva quali bachi erano da raccogliere e da trasferire sui rami delle fascine o delle fratte.

Patologie

Sia durante la mangiarella che durante la salita al bosco alcuni bachi si ammalavano: facevano le "vacche" (giallume) o i "lucirón" (pelle lucida) o si ammalavano di calcino.
Quelli che ammalavano prima dalla salita al bosco venivano gettati ai polli; quelli che si ammalavano sui rami diventavano "impiccati", cioè vesciche di liquame nero che sgocciolava rovinando altri bozzoli.

Devianze

Al momento della fabbricazione del bozzolo alcuni bachi rivelavano comportamenti abnormi rispetto ai bachi normali che fabbricavano bozzoli con solco molto netto al centro (i maschi) o solchi appena accennati (le femmine).
La devianza più comune era quella dei "doppioni", bozzoli più larghi del normale fabbricati da due bachi che si mettevano in società, a causa di misteriose affinità: i doppioni dovevano essere raccolti separatamente essendo meno pregiati per l'intreccio indistricabile dei fili che rendeva il bozzolo non dipanabile.
Altri bachi, per cause non meno misteriose, anziché salire sui rami, restavano sul pavimento o sulla carta gialla dove tessevano strati di bava distesi; se raccolti prima che sprecassero troppa seta in tale vano esercizio, e venivano posti in un cesto di paglia potevano ancora essere ricondotti sulla retta via e recuperati alla loro funzione di tessere comunque un bozzolo.
Il baco deviante, se non si riusciva a convincerlo in tempo a fare il suo dovere, si accorciava formando anelli sempre più ravvicinati, a causa della approssimarsi della trasformazione in crisalide: era detto grottolo ("gròtle").


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 12.08.2004

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