Carnevale, feste, tradizioni e lavoro
Il calzolaio
Persone che vivevano in stretto rapporto
con il mondo dell'agricoltura erano gli artigiani e i commercianti. Sanchioni
Giacinto da cinquanta anni circa svolge l'attività di calzolaio. Egli ci ha
raccontato che il calzolaio, una volta, confezionava per lo più le scarpe nella
sua bottega artigiana o a domicilio. Ma, talvolta, per farle nuove e
soprattutto quando doveva ripararle, si recava a lavorare presso le famiglie
contadine. Come ricompensa, in questo caso, non riceveva dei soldi ma vitto e
alloggio.
Rimaneva nella casa del contadino finchè non aveva terminato il lavoro e, siccome le
famiglie, una volta, erano numerose, spesso si tratteneva anche una settimana e
dormiva nella stalla, talvolta quando il calzolaio faceva le scarpe nuove,
veniva pagato dai contadini in grano, olio
in quantità proporzionale al costo
delle scarpe che a quei tempi si aggirava sulle 500 o 1000 lire.
Il lavoro veniva eseguito tutto a mano dall'inizio alla fine. Gli attrezzi usati erano
il trincetto per tagliare il pellame, l'incudine, il martello e la lesina per le cinture.
Per unire, attaccare le varie parti si usavano soprattutto i
chiodi. La colla di pesce si utilizzava per la tomaia, tra la pelle e la
fodera. Per lucidare e rifinire le scarpe si adoperavano la lima, la carta
vetrata e il vetro.
Il tipo di pelle più usato era l'anfibio (parte più spessa dell'animale). Talora il
capretto, il vitello. Non si facevano scarpe di lusso, ma per lo più da lavoro.
La lavorazione era lunga e faticosa. Per fare un paio di scarpe
occorrevano tre o quattro giorni. L'orario veniva sempre deciso dal padrone,
non era fisso: capitava di lavorare dalla mattina alla sera o otto ore, per
esempio, in base alla quantità di lavoro da svolgere. Il padrone obbligava a finirlo,
non si poteva rinviarlo all'indomani. Se il giorno successivo il lavoro era
poco, si facevano magari cinque ore.
Una cinquantina di anni fa nella zona di
Mombaroccio c'erano circa cinque botteghe artigiane per calzature: una a
Montegiano, una a Villagrande, una a Mombaroccio, una al Cairo, un'altra nella
zona tra Montegiano e Fano.
Oggi la lavorazione delle scarpe, quando avviene
artigianalmente, richiede minor fatica e tempo rispetto al passato, perché la
tomaia viene cucita a macchina; il materiale viene tagliato con le trance; la
rifinitura e la lucidatura si fanno con la fresa e con la rifinitrice.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 31.12.1993
Ultima modifica: 31.01.2005
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