Carnevale, feste, tradizioni e lavoro
Lo stracciaio o stracciarolo
Quando cera lusanza e la convenienza a riparare anche più volte gli oggetti vecchi a tiena da cont, si buttava la roba solo se si riteneva impossibile unulteriore accomodatura arciaplata, e quindi si vendeva allo stracciaio.
A Fano gli stracciai erano parecchi; il più conosciuto era Caneto: padre, madre e figli. Caneto voleva dire raccoglitore di stracci e roba fuori uso. Per significare che una cosa era del tutto inutile si diceva: en la vol manca Caneto. stracci, ferracci, pelli di coniglio, donne!! vociava per le strade Caneto spingendo la sua birucina sganganata, cigolante, con le ruote sbilenche, e una stanga più corta dellaltra.
Passando per le vie chiamava per nome le donne sue clienti; se non avevano nulla da dargli, dopo il suo ultimo passaggio, pensava che avessero favorito un altro stracciaio, allora si stizziva: mavet tradit diceva. I prezzi degli stracci e dei metalli erano oggetto di contrattazione: gli stracci bianchi avevano un prezzo, quelli colorati valevano meno, di più la lana; il rame e lottone erano pagati più del ferro. Spesso uno stracciaio praticava prezzi diversi dagli altri. Le donne e i ragazzi, che andavano in cerca di roba vecchia, sapevano chi offriva i prezzi migliori.
Il piacere del bere era uno dei pochissimi che poteva permettersi lo stracciaio; Caneto era un fedele di Bacco.
A sera, dopo una giornata di cammino, di chiacchiere, di bevute, tornava a casa stanco, a stento, un po su di giri, il più delle volte cantando, spingendo la sua birucina carica ora verso il fosso, ora verso il centro della strada. Succedeva di vederlo addormentato sul suo mucchio degli stracci.
Oggi se ci fosse Caneto a vedere le montagne di oggetti abbandonati lungo le strade e delle discariche direbbe di aver trovato lAmerica, e labbondanza.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 05.02.2005
Ultima modifica: 06.02.2005
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