Carnevale, feste, tradizioni e lavoro
La cotognata della signora Angela
Grazie signora Angela!
La signora Angela, da tempo scomparsa, gentile come una figura di
altri tempi, avanzata nell'età ma non nello spirito, ci ha ricevuti con
un sorriso sulla porta del suo casolare di campagna a Rio Salso.
Questa - ci spiegò - è una delle ultime propaggini della terra di
Romagna, come se, per uno strano gioco, chi un giorno tracciò i
confini del Montefeltro, si fosse divertito a fare degli schiribizzi
sulla carta non tenendo conto degli effettivi termini naturali. Ne
risultano così divisi i campi, le vigne, le forme e chi avesse avuto
bisogno, un giorno, di recarsi in provincia, sarebbe dovuto andare
fino a Forlì, a più di 100 chilometri di distanza. Ma chi è abituato a
sopportare questi e ben altri scherzi del destino, non senza una
certa ironia, anche le sue origini sono venete, aggiunge che ella si
sente marchigiana a tutti gli effetti.
Grazie signora Angela per averci accolto nella sua casa, grazie per le sue dolci premure, per la sua introvabile cotognata, grazie per essere la compagna fedele del nostro straordinario, indimenticabile Fabio Tombari. Si lavano accuratamente le mele cotogne per toglierne il velluto. Dopo averle messe, coperte d'acqua, in una pentola larga chiusa con il coperchio, si fanno bollire molto lentamente. Ogni tanto per provarne la cottura, si infilza una mela con un ferro da calza; quando questo penetra facilmente significa che la bollitura è ultimata. Si tolgono le mele dalla pentola con lo scolino e si stendono su un panno ad asciugare. Quando sono fredde si tagliano a pezzi scartando semi e torsolo; poi si cuociono di nuovo in un tegame basso e largo a fuoco moderato, con 8 etti di zucchero per ogni chilo di mele. Si mescola continuamente con un cucchiaio per circa un'ora e mezza, finché la pasta ottenuta non si restringe. Allora si immerge la cotognata in uno stampo per budino, bagnato nell'acqua e scolato bene. L'indomani si rovescia la forma con grande facilità. Se fosse necessario, bagnare il fondo dello stampo con acqua bollente. La cotognata si conserva per mesi e mesi ed è preferibile consumarla in inverno.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 10.04.2005
Ultima modifica: 10.04.2005
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