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Salamandra pezzata - Salamandra salamandra (Linnaeus, 1758)

Nome dialettale: Salamàndola (nella zona di Cantiano)

Ordine: Caudata. Famiglia: Salamandridae

Nella nostra zona di studio (Provincia di Pesaro e Urbino) si trova la Salamandra pezzata appenninica - Salamandra salamandra ssp. gigliolii Eiselt & Lanza, 1956.

Caratteri distintivi: lunghezza totale 12-20 cm, raramente fino a 28 cm. Coda a sezione tondeggiante. Corpo nero con numerose ed estese macchie gialle di forma variabile, la cui disposizione è un carattere identificativo dei singoli individui. Sessi simili. Il maschio presenta rispetto alla femmina la regione cloacale più rigonfia. Larva di 4,5-6 cm, con branchie esterne, muso largo e arrotondato, apice della coda arrotondato od ottusamente appuntito, corpo con parti superiori brunastre e più avanti nello sviluppo con macchie giallastre, una anche nella parte prossimale degli arti. Taxa simili: Salamandra salamandra gigliolii ha l’adulto inconfondibile rispetto agli altri Caudata della Provincia di Pesaro e Urbino, mentre la sottospecie nominale si trova lungo l’arco alpino lontano dalla nostra zona di studio, ed ha macchie gialle più piccole.

Biologia: la Salamandra pezzata è prevalentemente notturna; trascorre le ore diurne nascosta in anfratti del suolo, sotto la lettiera di foglie e i tronchi marcescenti, da dove esce solo nelle giornate molto umide. Si difende emettendo dalla pelle sostanze tossiche contro gli eventuali predatori. L’adulto si nutre in prevalenza di artropodi terrestri, la larva di piccoli artropodi acquatici, molluschi e anellidi. Gli accoppiamenti avvengono a terra in genere in primavera-estate. La femmina, ovovivipara, verso aprile si reca sulla riva di un ruscello e partorisce le larve in acqua, in stadi di sviluppo avanzati.

Distribuzione in Italia: Salamandra salamandra vive in genere da 200 a 1000 m di quota. La ssp. gigliolii si trova dalla Liguria alla Calabria, mentre la sottospecie nominale (S. s. salamandra) nelle regioni settentrionali lungo l’arco alpino.

Dati accertati nella zona di studio (Provincia di Pesaro e Urbino): diffusione (compresi dati bibliogr.): specie poco diffusa. Frequenza di osservazione: rara. Distribuzione altitudinale: da 600-950 m (Serre) a 1000 m circa (zona del Sasso di Simone e M. Simoncello, nel 1996-1997). Osservazioni: dati dal 1982 al 2020. Essendo la specie considerata vulnerabile (“in pericolo” (EN) per le Marche - in FIACCHINI, 2008a), per motivi precauzionali non si è ritenuto opportuno specificare le località esatte di ritrovamento. Zona appenninica interna: cerreta di Sasso di Simone e M. Simoncello (cella n.8) a 1000 m circa di quota nel 1996-1997 (PACI, com. pers.). Gruppo del M. Nerone (cella n.33), nel 1982 o 1983, sotto la lettiera del bosco (CUCCHIARINI F., com. pers.). Serra di Ranco Bianco (cella n.33), a circa 600 m di quota il 15-10-1987 (GIANNOTTI, com. pers.; dato poi pubblicato in VANNI et al., 1994 su segnalaz. di L. POGGIANI). Serra di Burano (cella n.37), che ospita quella che risulta la popolazione più consistente, da 600 a 950 m circa di quota: nel 1986 - 1987 (LELI, com. pers.); il 7-10-1990 (FALCIONI, com. pers.); ante 2003 (FAZI, com. pers.); il 27-5-2002 (FIACCHINI, com. pers.); adulti in ottobre o primavera, larve da aprile a luglio negli anni ’90 del secolo scorso (LELI, com. pers.); larve il 14-7-1990 e il 3-7-1991 (DIONISI V., POGGIANI; FALCIONI, com. pers.); 4 adulti il 3-10-2005 in una giornata umida e piovosa (FODDE, com. pers.); un adulto il 12-8-2006 (CAVALIERI, com. pers.); larve il 7-5-2007 (DIONISI V.), nell’agosto 2013 (COPPARI, com. pers.) e oltre 50 di 2-3 cm nelle pozze con acqua più tranquilla lungo un torrente il 18-5-2020 (BARZOTTI, com. pers.). Numerosi adulti il 28-10-2018 durante un temporale, mentre solo due il 17-11-2018 con le temperature decisamente più basse; numerose femmine in acqua per partorire il 10-04-2019 e nei torrenti solo larve a vari stadi di sviluppo e nessun adulto il 19-07-2019; oltre trenta adulti l'1-11-2019 in una giornata di pioggia (BRENNA, com. pers.); uno nella faggeta a 900 m di quota il 4-5-2020 (MARTINELLI, com. pers.) e un altro più una larva il 17-5-2020 (BRENNA, com. pers.). Gruppo del M. Catria (cella n.38), due adulti lungo un torrente ombroso nel settembre 2019 (FAGIOLO, com. pers.). Habitat: boschi montani (faggete, cerrete); l'ambiente di crescita delle larve sono le pozze dei ruscelli che scorrono all’interno del bosco.

Dati bibliografici: celle n.15 e 23 tra Toscana e Marche (VANNI & NISTRI, 2006, riportando a loro volta dati bibliografici). Alpe della Luna-Bocca Trabaria (cella n.23) nel 2006 e Bocca Serriola (cella n.31) nel 2006 (FIACCHINI et al., 2007). Serra di Burano (cella n.37) nella primavera 1991 (VANNI et al., 1994 su segnalaz. di M. PANDOLFI). Fonte Avellana sul M. Catria (cella n.38) nella primavera 1991 (VANNI et al., 1994 su segnalaz. di M. PANDOLFI). Cella n.39 tra le Province di Pesaro-Urbino e di Ancona nel periodo a partire dal 1994 (FIACCHINI, 2003).

Dati bibliografici errati: il dato di presenza riportato in FURLANI, 1990 per il M. Paganuccio (Monti del Furlo) in una faggeta della parte sommitale, ad un’analisi successiva è risultato errato.

Normative di tutela: specie protetta in base alla Convenzione di Berna del 1979 (Allegato III). Valutata come “a minor preoccupazione” (LC) (categoria della popolaz. italiana nella Lista rossa IUCN dei vertebrati italiani, RONDININI et al., 2013) e “in pericolo” (EN) da FIACCHINI (2008a) per le Marche.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 15.01.2003
    Ultima modifica: 07.08.2024

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