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Tartaruga caretta - Caretta caretta


Tartaruga caretta - Caretta caretta (Linnaeus 1758)

Altri nomi italiani: Tartaruga comune. Nome dialettale: Galâna (a Fano)

Ordine: Testudines. Famiglia: Cheloniidae

Caratteri distintivi: lunghezza 70-100 cm misurata sulla curvatura del carapace, che è di forma ovale e di colore bruno più o meno rossiccio. I maschi, quando il piastrone supera i 65 cm di lunghezza, presentano rispetto alle femmine una coda più lunga e più spessa alla base. Specie simili: si può confondere con la più rara Tartaruga verde (Chelonia mydas), che però possiede 4 scudi costali sul fianco del carapace (anziché 5).

Biologia: la Tartaruga caretta si nutre prevalentemente di meduse, molluschi, crostacei ed echinodermi. Per riprodursi intraprende migrazioni verso località lontane dalle sue abituali aree di attività, e in esse si accoppia e nidifica. La deposizione delle uova avviene in Mediterraneo tra maggio ed agosto, su spiagge sabbiose e in genere di notte. La femmina strisciando si porta oltre la linea della battigia e poi scava con gli arti posteriori una profonda buca ove depone sino a un centinaio di uova, poi le ricopre e ritorna in mare. I giovani vengono alla luce dopo 6-8 settimane (nel Mediterraneo tra luglio e settembre). I neonati, che misurano 4-5 cm, appena usciti dal nido si dirigono rapidamente verso il mare.

Distribuzione in Italia: segnalata in tutti i mari italiani. L'area di nidificazione più importante è la parte ionica della Calabria meridionale; siti minori si trovano nelle isole Pelagie e in Sicilia meridionale, mentre nidificazioni sporadiche possono aver luogo in un'area più ampia e specialmente nell'Italia meridionale. Per quanto riguarda le zone di alimentazione, l'Adriatico settentrionale rappresenta quella maggiormente frequentata (CASALE, 2013).

Dati accertati nella zona di studio (Provincia di Pesaro e Urbino e Adriatico antistante sino ad un miglio dalla costa): diffusione: specie non ben valutabile come presenza nella zona di studio, localizzata e del tutto occasionale come nidificante. Frequenza di osservazione: scarsa. Osservazioni: dati dal 1980 al 2020. Lungo il litorale della Provincia di Pesaro e Urbino sono stati rinvenuti spiaggiati abbastanza di frequente negli ultimi decenni, specie durante i mesi freddi, tartarughe caretta morte e altre vive ma in difficoltà perché debilitate o ferite. Una di esse recuperata nel settembre 2020 nelle acque davanti a Fano e poi curata, aveva un amo di palangaro conficcato in bocca. Raramente individui in buone condizioni sono stati avvistati nelle acque costiere, mentre più spesso vengono involontariamente catturati al largo dalla flotta peschereccia di Fano e di Pesaro. Nella spiaggia di Baia Flaminia a Pesaro è avvenuta una ovodeposizione il 30-7-2019. Circa 30 piccoli il 4 ottobre successivo sono stati salvati e in seguito rilasciati in mare prelevandoli dal nido distrutto da una forte mareggiata. Habitat: acque marine sia presso costa che al largo.

Osservazioni anteriori al 1980: si hanno notizie per gli anni 1960-1970 di vari individui catturati dai pescatori e portati a terra a scopo alimentare e per una consumazione strettamente locale; si trattava comunque di un comportamento tradizionalmente praticato nel passato dalla marineria fanese (POGGIANI).

Normative di tutela: specie rigorosamente protetta in base alla Convenzione di Berna del 1979 (Allegato II) e specie di interesse comunitario prioritaria che richiede zone speciali di conservazione (Allegato II) e una protezione rigorosa (Allegato IV) in base alla Direttiva Habitat 92/43 del 1992.

Valutata come “in pericolo” (EN) (categoria della popolaz. italiana nella Lista rossa IUCN dei vertebrati italiani, RONDININI et al., 2013).

LA TARTARUGA CARETTA SI E’ RIPRODOTTA A PESARO

(articoli da fonti varie tratte dal web)

All’alba del 30 luglio 2019 verso le ore 5.30 un gruppo di operai della ditta Teknoservice, Andrea Gentiletti, Michele Bassani, Roberto Gnaccarini, Michele Stefanelli e Riccardo Zaccarelli, hanno avvistato una grossa tartaruga Caretta caretta intenta a deporre le uova sulla spiaggia di Baia Flaminia a Pesaro. Dopo lo stupore iniziale, è stata immediatamente contattata la Capitaneria di Porto che ha coinvolto gli esperti del Parco del San Bartolo e della Fondazione Cetacea. Quel martedì 30 luglio ha segnato l’inizio del controllo h 24 e del monitoraggio scientifico del nido di Caretta caretta alla Baia Flaminia da parte della Fondazione Cetacea: una nuova avventura per la onlus di Riccione, che vanta un’esperienza trentennale nel recupero, cura e riabilitazione delle tartarughe marine in Emilia Romagna e Marche, ma che di nidi nella sua zona di competenza non ne aveva mai scovati.

Da: Occhio alla Notizia, 3 ottobre 2019

A Pesaro i volontari della Fondazione Cetacea sono dovuti intervenire d’urgenza per mettere in salvo le uova depositate sull’arenile di Baia Flaminia dalla tartaruga Luciana. Una forte mareggiata ha invaso la zona del nido. In un primo momento sembrava tutto perduto - ha scritto il sindaco Ricci in un post - ma grazie ai volontari e ai responsabili del centro cetacei, si è deciso insieme ai veterinari di intervenire. Ebbene, scavando nel nido ormai perso siamo riusciti a salvare 25/30 tartarughine formate pronte ad uscire, altre che erano ancora attaccate al sacco vitellino, anch’esse vive, altre invece che non erano schiuse completamente. Si contano più o meno 70 uova. Ora sono state portate al caldo sia le nate che le nasciture.

Da: www.nationalgeographic.it, 4 ottobre 2019, di Francesco Martinelli, fotografie di Alessandro Mazza

Si sono schiuse le prime uova di tartaruga deposte a fine luglio su una delle spiagge dell'Adriatico, un evento senza precedenti

Ieri la situazione era sembrata critica, quando una tempesta si è abbattuta sulla città di Pesaro. Il mare ingrossato e il repentino abbassamento delle temperature hanno messo in serio pericolo le uova che, quasi due mesi fa, una femmina di Caretta caretta aveva deposto a Baia Flaminia, la spiaggia che confina con il versante sud del Monte San Bartolo. Un evento di eccezionale importanza perché quello della città marchigiana è il nido di Caretta caretta più a nord mai osservato in Europa (e probabilmente nel mondo). Il nido era comparso sulla spiaggia di Pesaro alla fine dello scorso luglio e da allora era stato sorvegliato e monitorato costantemente, grazie a un presidio allestito e coordinato dalla Fondazione Cetacea, che si occupa di tutela e riabilitazione di animali marini. Tutto sembrava procedere regolarmente (seppur con tempi dilatati rispetto al normale periodo di incubazione - che è di 50 giorni - a causa delle temperature più basse), quando la violenta tempesta di ieri ha costretto gli operatori a dissotterrare e portare al sicuro le uova in una clinica veterinaria di Riccione. "Il vento ha divelto tutte le recinzioni e la copertura, un'onda è arrivata 5 metri oltre il nido, abbiamo recuperato le ultime uova con l'acqua che ci arrivava fino al gomito", racconta Sauro Pari, presidente della Fondazione. "(……….) Attualmente ci sono 29 individui liberabili che rilasceremo non appena le condizioni del mare lo permetteranno. L'obiettivo è salvarne il più possibile". Al momento sono soltanto tre le tartarughe morte (…….). Nei prossimi giorni, tempo permettendo, gli operatori della Fondazione Cetacea rilasceranno i nuovi nati. Il rilascio però non potrà avvenire sulla spiaggia dove era situato il nido, a causa di una corrente che riporterebbe i piccoli, che pesano pochi grammi, verso le falesie del Monte San Bartolo. "Negli anni abbiamo curato e rimesso in mare centinaia di tartarughe, ma questo è il primo caso di nidificazione", prosegue Pari. "Abbiamo attivato un programma di monitoraggio assieme ai Carabinieri Forestali, a Sea Sheperd e AICS, per tenere sotto controllo le spiagge di Marche ed Emilia Romagna e garantire la massima tutela alle eventuali nidificazioni dei prossimi anni. "Questo evento rappresenta un caso eccezionale e al momento isolato e, in quanto nidificazione che ha avuto successo, è da considerare un fatto positivo. Tuttavia, una nidificazione così a nord potrebbe essere il sintomo di un cambiamento delle abitudini della Caretta caretta nell'alto Adriatico, una zona di mare la cui temperatura superficiale è sempre aumentata negli ultimi 100 anni, con una velocità media di 1,1° al secolo. "Che le abitudini di Caretta caretta stiano cambiando lo vediamo ormai da diversi anni, basti pensare che nel 2004 le presenze nell'Alto Adriatico erano stimate intorno alle 20-25.000, nel 2014 erano già circa 70.000, praticamente triplicate in dieci anni. Quella che stiamo vedendo potrebbe essere una colonizzazione dell'Alto Adriatico da parte di queste tartarughe, e la nidificazione di Pesaro è uno degli elementi a sostegno", conclude Pari.

Questa mattina il rilascio in mare di una trentina di esemplari

di Filippo Mariotti

5 ott 2019

(……) Questa mattina, viste le condizioni meteo favorevoli, al largo della costa pesarese è avvenuto il rilascio in mare di una trentina di piccole tartarguhe. All'ultima rilasciata i responsabili della Fondazione Cetacea di Riccione hanno dato il nome "Matteo", in onore del Sindaco di Pesaro Ricci, cosa che - come scrive lui stesso su Facebook - “mi riempie di orgoglio, mi responsabilizza e mi incentiva ancora più nella battaglia per un mare pulito”.

Da: http://fondazionecetacea.org/2019/10/25/cronaca-del-nido-piu-a-nord-del-mediterraneo-pesaro-baia-flaminia/

(…….) Traendo le somme, di un totale di 69 fra uova e tartarughe recuperate in modo emergenziale, 38 sono state rilasciate in ottima salute (di queste 32 quasi subito, mentre 6 sono nate nei giorni successivi in incubatrice), mentre 19 uova non erano fecondate. Sui restanti 12 esemplari perduti verranno fatti degli accertamenti per approfondire quanto accaduto.

 


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 15.07.2003
    Ultima modifica: 07.08.2024

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