Itinerari
Da Fossombrone a Fonte Picella (sentieri CAI n.337, 336, 342a, 341, 337 e 336)
DA FOSSOMBRONE A FONTE PICELLA (sentieri CAI n.337, 336, 342a, 341, 337 e 336) (Comune di Fossombrone)
Tempo di percorrenza: h 5 00’ (percorso ad anello)
Lunghezza: 14 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023
La città di Fossombrone è collegata alla Foresta delle Cesane non solo visivamente: per oltre settant’anni, nel corso del ‘900, la gran parte degli operai che hanno eseguito i rimboschimenti provenivano da qui. Questo percorso consente di precedere la visita al bosco con angoli di grande importanza storica e architettonica.
L’itinerario inizia nel centro storico e la prima parte dell’ascesa avviene sulle scale e le piole che raggiungono il palazzo nobiliare e poi il borghetto della Cittadella, con l’imponente Rocca martiniana.
Corso Garibaldi è come una lunga piazza nel bellissimo centro storico di Fossombrone. Uno dei vicoli che sale a destra indica la Corte Alta: lo seguiamo. Davanti ad essa si gira a destra per continuare a salire fino alla Cittadella dove, allo spigolo dell’ultima abitazione, sulla sinistra, una rampa ci fa abbandonare il cemento per infilarci in un ripido stradello nel bosco che sovrasta le case e poi taglia a sinistra. Usciamo allo scoperto davanti ai possenti muri della Rocca progettata da Francesco di Giorgio Martini sotto il dominio dei Montefeltro.
Si riparte passando a destra del monumento per trovare l’asfalto della stradina che scende sulla strada. Da qui si entra in una strada di breccia che va a sinistra, in direzione della foresta che già scorgiamo poco lontano.
La strada entra nel Demanio e termina alla casa forestale La Colombara. Un grosso glicine e un ancora più grosso abete greco quasi la nascondono perché in effetti la foresta se la sta riprendendo, dopo che tante famiglie di operai devono averla abitata proprio per piantare quella foresta. Girato attorno all’immobile inforchiamo lo stradello che ci fa riprendere la salita. Ci sono profondi solchi e una certa pendenza, per cui non è proprio agevole il cammino, ma la situazione si normalizza abbastanza presto. Sta per arrivare il bivio che ci immette sul sentiero per Campo d’Asino. Una deviazione molto importante che costituisce anche il punto di raccordo con il percorso del ritorno. La deviazione appare a sinistra, in un tratto con scarsa salita, sotto alti pini. Un omino di pietre sul sentiero e un segnavia poco più sotto lo evidenziano. Subito dopo si scende ad intercettare la traccia: il sentiero prende a seguire il profilo del versante con sali e scendi, curve e controcurve per superare piccoli e grandi impluvi, mentre il bosco di conifere a volte si addensa a volte si apre in ampie chiarìe dove sono cresciute piantine autoctone, soprattutto ginepro e scotano, mentre su alcuni alberelli si sono arrampicate dense piante di smilace. Altri cambi di pendenza e ci avviciniamo alla scarpata della strada che fin dalla Colombara è stata sopra di noi: è la Strada Provinciale 51 che sale da Fossombrone, passa per Campo d’Asino e poi attraversa tutti i monti delle Cesane fino alle porte di Urbino. L’uscita sull’asfalto avviene a duecento metri dalla casa forestale di Campo d’Asino: andando a sinistra si passa davanti all’ampia struttura. Rimanendo per un centinaio di metri sulla strada si scorge sulla sinistra un viottolo di breccia che scende e lo prendiamo per camminarci a lungo nel folto della boscaglia. All’esterno della seconda curva, vicino ad una cisterna per l’acqua con annessa fonte, un sentiero si arrampica sulla sponda ed è su di lì che dobbiamo andare. Questo tratto di mulattiera è piuttosto breve e termina su una pista forestale. Andando a sinistra si cammina sull’ampia carreggiata per giungere a Cà Baldani con davanti a sé c’è il sambuco più vecchio di questo territorio che merita la nostra attenzione; potrebbe essere addirittura precedente all’epoca dei rimboschimenti e risalire a quella dei poderi quando le Cesane erano aperta campagna. Superiamo il caseggiato restando sullo stradello che scende un poco e ci porta ad un bivio: il nostro itinerario prosegue a destra. Non è più lo stradello di prima ma l’ampiezza fa comprendere che era una carrabile di servizio anche questa qui. Siamo entrati in una rara fascia di bosco deciduo ma l’improvvisa salita, per altro abbastanza lunga, probabilmente ruba la nostra attenzione. Stiamo per raggiungere la nostra meta, che poi è anche il punto più alto di questa escursione. Eccoci nella spianata di Fonte Picella con la sua radura, i suoi cipressi e la capanna del folletto costruita da Ermanno Allegretti. Proseguiamo andando diritti rispetto a dove siamo arrivati per prendere lo stradello che piega a destra e va verso la sbarra in prossimità della strada. Sul lato opposto dell’asfalto, sulla destra, troviamo il sentiero col quale di fatto incomincia la nostra fase del rientro. Il sentiero rientra quasi subito nel bosco e ci sorprende con una ripida discesa che ci catapulta su una nuova pista forestale; a quel punto andiamo a destra, arriviamo alla sbarra, la superiamo e andiamo a sinistra, di nuovo nel bosco. Quando le fila dei pini austriaci si rinfoltiscono il paesaggio forestale torna ad essere monotono ma il sentiero è godibile perché il fondo è comodo e questa seconda discesa è agevolata da curve e controcurve. Approdiamo sulla Piana Bertinelli e col sentiero rimaniamo a margine di quest’area e troviamo due stradelli: il secondo è quello giusto. Lo prendiamo, ignoriamo le deviazioni sulla sinistra nei successivi 500 metri finché sulla destra si avvista la deviazione che ci fa lasciare la breccia e ritrovare terra, aghi di pino e qualche foglia. Non c’è più salita e dopo pochi passi c’è una bella radura, il Praticino, che precede lo svalicamento della collina: da qui la discesa non conosce interruzioni. Dopo aver incrociato l’ennesimo stradello la pendenza aumenta: alcuni ampi tornanti aiutano. Eccoci poco dopo nel punto dove qualche ora fa eravamo transitati. Tornati alla casa forestale della Colombara c’è un piccolo sentiero che scende sotto la casa infilandosi nel profondo fosso: dopo una ripida rampa dobbiamo andare a sinistra, tra le ginestre, poi in un prato con una vecchia fonte, poi nel bosco poco prima del fosso, dove si arriva con alcuni stretti tornanti. L’impluvio va oltrepassato per poi proseguire a mezza costa, fuori dal bosco, fino ad una recinzione che ci costringe a scendere ancora su un tratto ripido e insidioso, prima di ritrovare gli alberi e dei provvidenziali tornanti che ci portano alle prime case del centro storico di Fossombrone, nei pressi della quadreria Cesarini. Andando a sinistra possiamo raggiungere il semaforo e di lì entrare in Corso Garibaldi camminandoci fino al punto di partenza.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 15.03.2024
Ultima modifica: 20.09.2024
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